Categoria: Curiosità

Come far valere la garanzia se si perde lo scontrino? 

A quanto pare, l’unico scenario possibile non è recarsi in negozio e implorare il venditore. Può infatti capitare di comprare un prodotto difettoso, voler far valere la garanzia, ma rendersi conto che lo scontrino è scolorito o addirittura perso.
Ma per esercitare il diritto di garanzia nei confronti del venditore, il Codice del consumo (articolo 128 e seguenti) considera sufficiente dimostrare di aver acquistato il prodotto presso il rivenditore a cui il consumatore si rivolge. Non oltre, però, due anni dalla consegna del prodotto, o un anno per acquisti con fattura.

Insomma, parola dell’Unione nazionale consumatori: il Codice del consumo non fa espresso riferimento all’esibizione dello scontrino come requisito necessario per l’esercizio del diritto di garanzia, ma richiede semplicemente di dimostrare la data dell’acquisto.

Vale anche la testimonianza di chi era presente all’acquisto

La giurisprudenza afferma che il consumatore, per dimostrare l’acquisto, possa utilizzare anche mezzi probatori documentali o orali che consentano di dimostrare che il bene sia stato acquistato presso il rivenditore e in data certa.
Si possono utilizzare le ricevute di bancomat o carta di credito, la testimonianza di una persona presente al momento dell’acquisto, il libretto di garanzia firmato dal venditore, la registrazione dell’acquisto sulla carta fedeltà.

Insomma, non c’è scusa che tenga: il rifiuto verbale dell’addetto alle vendite, la presenza di una clausola contenuta nel contratto d’acquisto o nelle condizioni di vendita limitativa dell’esercizio del diritto di garanzia, l’esibizione di un cartello in negozio che obbliga a presentare lo scontrino e altre situazioni simili non hanno alcun valore.

Non è necessario, ma resta la prova di acquisto più comoda

Chiarito che lo scontrino non è necessario per ottenere la garanzia e che quindi, anche se mancante o scolorito, non condiziona l’esercizio del diritto, bisogna però anche riconoscere che è la più comoda prova d’acquisto da fornire al commerciante.

Lo scontrino, infatti, è il documento fiscale che viene rilasciato dal venditore al momento dell’acquisto e contiene una serie elementi utili ad attestare in maniera immediata l’effettuazione di una spesa (con tutti gli elementi temporali della transazione, i riferimenti dell’esercente, il numero seriale, il codice prodotto). Per questo è utile organizzarsi per conservarlo seguendo semplici regole.

I trucchi per “ravvivare” il colore

In via precauzionale, riporta Adnkronos, si consiglia sempre di fotografare, fotocopiare o scannerizzare lo scontrino in modo che sia conservato anche su un supporto digitale. Queste soluzioni sono utili perché lo scontrino è generalmente stampato su carta termica che tende a scolorire in breve tempo.

Si possono inoltre utilizzare applicazioni ad hoc per la sua archiviazione (meno consigliabile è affidarsi a servizi offerti a pagamento da molte catene per la sua conservazione). Nel caso in cui sia oramai scolorito, esistono anche alcuni tutorial per far ravvivare il colore, a volte basta anche un ferro da stiro.

Formazione e cybersecurity: le aziende investono più di 100mila dollari all’anno

Emerge dalla ricerca di Kaspersky dal titolo The portrait of the modern Information Security Professional: oltre il 70% delle aziende ogni anno spende oltre 100.000 dollari per la garantire l’aggiornamento dei propri dipendenti nel campo della cybersecurity.

Secondo la ricerca, le aziende per l’aggiornamento dei propri team di cybersecurity investono in modo significativo. In particolare, il 43% spende abitualmente tra i 100.000 e i 200.000 dollari all’anno, il 31% addirittura più di 200.000 dollari, mentre il restante 26% investe abitualmente meno di 100.000 dollari.
Le aziende, tuttavia, nel mercato della formazione evidenziano anche la mancanza di corsi mirati a coprire nuove aree di interesse, e dichiarano che i training non sempre portano i risultati attesi.

In Europa il 42% dei professionisti ritiene i corsi carenti 

La ricerca esamina anche il problema della carenza di personale a livello globale nel campo della cybersecurity, analizzando le motivazioni e identificando i metodi di valutazione e aggiornamento della workforce aziendale dedicata alla sicurezza IT.

Di fatto, il 39% dei professionisti della cybersecurity (un dato che sale al 42% in Europa) ritiene che la formazione aziendale non sia sufficiente. Per essere competitivi sul mercato e aggiornare le conoscenze e le competenze, i professionisti sono infatti disposti a frequentare ulteriori corsi di formazione a proprie spese. Tuttavia, osservano che il mercato della formazione fatica a stare al passo con un settore in rapida evoluzione e non riesce a fornire in tempo i programmi di aggiornamento necessari.

L’attività formativa è poco aggiornata?

La ricerca mostra che la scarsità di corsi che coprono nuovi ambiti di interesse (49%) è il problema principale per chi cerca una formazione sulla cybersecurity.

Il 47% degli intervistati afferma poi che i tirocinanti tendono a dimenticare quanto appreso perché non hanno avuto la possibilità di applicare le conoscenze appena acquisite, quindi per loro i corsi si sono rivelati inefficaci.
E per il 45% degli operatori risulta complicato richiedere prerequisiti formativi specializzati, come la codifica e la programmazione avanzata, che non sono stati specificati durante la fase di pre-registrazione.

“Meglio puntare sullo sviluppo di specialisti interni“

“Con un panorama di minacce in costante evoluzione, le aziende dovrebbero migliorare continuamente le competenze del proprio personale responsabile della cybersecurity per essere preparate ad affrontare sofisticati attacchi informatici – commenta Veniamin Levtsov, VP, Center of Corporate Business Expertise di Kaspersky -. Lo sviluppo di specialisti di alto profilo all’interno dell’azienda e la creazione di competenze interne possono essere una strategia efficace per le organizzazioni che vogliono fidelizzare i propri dipendenti e permettergli di crescere professionalmente, invece di andare costantemente alla ricerca di nuovi candidati e verificare il loro background professionale e le competenze pratiche”.

Il vino italiano negli Usa? Amatissimo, però…

Gli Stati Uniti mantengono anche nel 2023 il primato mondiale nei consumi assoluti di vino, superando i 30 milioni di ettolitri, sebbene con una lieve diminuzione rispetto agli anni precedenti. Il Paese conferma anche la sua posizione di primo importatore al mondo, con un valore di acquisti di vino dall’estero che supera i 6 miliardi di euro, nonostante una riduzione dell’11% rispetto all’anno precedente. Questa è la fotografia delineata dal Report di Nomisma Wine Monitor, l’Osservatorio dedicato al mercato del vino, che si concentra sul Nord America, analizzando le performance del vino italiano negli Stati Uniti e in Canada.

Francia primo partner commerciale degli States

La Francia rimane il principale partner commerciale degli Stati Uniti, con oltre il 37% della quota di mercato, seguita dall’Italia, che, nel 2023, vede una diminuzione delle esportazioni al di sotto dei 2 miliardi di euro (-11,4% rispetto al 2022), mantenendo comunque una quota di mercato superiore al 30%.

Tutti i primi 5 Paesi partner commerciali degli USA registrano una diminuzione del valore delle esportazioni, ma Francia e Italia consolidano le prime due posizioni in termini di quote di mercato. Le importazioni di vino imbottigliato negli USA diminuiscono sia a valore che a volume, con Francia e Italia che si spartiscono quasi equamente i due terzi della quota di mercato.

Lo bollicine italiane piacciono sempre

La categoria “Sparkling” registra contrazioni sia a volume che a valore, ma l’Italia si posiziona come il meno penalizzato tra i top 5 partner degli Stati Uniti, consolidando il secondo posto con il 36,4% della quota di mercato, dietro alla Francia. In Canada, il segmento “Sparkling” non riesce a confermare gli incrementi registrati nel 2022, con riduzioni nelle importazioni sia a valore che a volume.

Nel 2023, le importazioni di Grandi Formati negli USA mantengono il loro valore (+2,4%), e lo stesso accade in Canada con un aumento del 8,2% nell’import a volume di vino in contenitori da 2 a 10 litri.
Per quanto riguarda il vino sfuso, negli USA si registrano forti cali sia a valore che a volume, con l’Italia che migliora leggermente raggiungendo una quota di mercato del 6%. In Canada, le importazioni di vino sfuso diminuiscono a valore, ma rimangono stabili nei volumi, con l’Italia che perde terreno.

Il Prosecco campione di esportazioni

Le esportazioni di vini DOP italiani negli USA subiscono una flessione del 4,8% a valore e del 10% a volume nel 2023. Nonostante ciò, il Prosecco rimane il primo vino italiano esportato. Le esportazioni dei vini DOP in Canada registrano una contrazione sia a valore che a volume, con una notevole riduzione dei rossi Veneti. I rossi DOP della Toscana rimangono i più venduti in Canada, seguiti dal Prosecco.

Acquisti on line: gli italiani si fidano delle recensioni o degli influencer?

Quali sono i consigli più seguiti dagli italiani quando devono effettuare acquisti on line? Si affidano alle parole dei loro omologhi, affidandosi quindi alle recensioni lasciate sul web, oppure danno retta alle dritte degli influencer? A sorpresa, si scopre che i nostri connazionali preferiscono seguire le recensioni – specie quelle negative – mentre mostrano un certo scetticismo nei confronti degli influencer. Lo rivela il recentissimo ‘Tableau de bord®. L’indice di fiducia dei consumatori, monitor sugli italiani’, documento realizzato dall’Istituto Piepoli per Udicon, e che Adnkronos/Labitalia ha visionato e diffuso.

Si tratta di un’indagine svolta tra il 5 e il 7 febbraio 2024 su un campione rappresentativo della popolazione, composto da uomini e donne maggiori di 18 anni , che fa emergere un quadro interessante sul comportamento d’acquisto degli italiani.

Il 25% degli intervistati compra solo dopo aver letto le recensioni

Prima di prendere decisioni sull’acquisto di prodotti o servizi come hotel, ristoranti o servizi medici, il 59% del campione si basa sulle recensioni online. In particolare, il 25% lo fa sempre e il 34% a volte. Per il 73% di coloro che leggono le recensioni, queste hanno un impatto significativo (da abbastanza a molto) sulla loro scelta di acquisto. Il 93% ammette di selezionare solo prodotti o servizi con una percentuale alta di recensioni positive.

I consigli degli influencer “influenzano” solo i più giovani

Dall’analisi emerge che la fiducia nei confronti degli influencer, almeno nel periodo in cui è stata condotta la ricerca, differisce notevolmente da quella riposta nelle recensioni. Solo il 23% del campione dichiara di fidarsi molto o abbastanza degli influencer, mentre il 36% non si fida affatto e il 38% si fida poco. Tuttavia, la situazione migliora nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni, con il 44% del campione che mostra una fiducia significativa nei confronti degli influenzerà.

Quanto all’influenza effettiva dei consigli degli influencer sulle decisioni d’acquisto, il 44% del campione sostiene che non hanno alcun impatto, mentre il 35% dice di esserne influenzato in modo limitato . Ancora una volta, le cose cambiano nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni, con il 44% dei giovani che ammette di essere influenzato – da abbastanza a molto – dai consigli degli influencer.

E’ necessaria un’assoluta trasparenza

Per il presidente Udicon, Martina Donini, “le recensioni sono fonte di informazione nella vita quotidiana dei consumatori italiani. Viviamo nell’era della reputation economy dove le recensioni online sono diventate uno specchio delle esperienze dei consumatori. La gestione oculata di queste recensioni diventa cruciale per garantire un ambiente online affidabile e trasparente per gli acquirenti. Non possiamo permettere che alcuni giudizi recensiti siano influenzati da pratiche fraudolente o condizionate da bot. È nostro dovere assicurare e garantire che i consumatori abbiano accesso a informazioni oneste e non manipolate per prendere decisioni consapevoli nel processo di acquisto”, sottolinea con Adnkronos/Labitalia.

Secondo Donini, “il rischio di commenti non verificati o falsi è sempre più alto e in questo contesto è necessario creare un sistema integrato tra le piattaforme per verificarne l’autenticità, proseguendo e rafforzando quella linea tracciata dalla recente Direttiva Omnnibus”.

Dispositivi connessi, chi sale e chi scende nelle preferenze dei consumatori?

I dispositivi connessi hanno guadagnato un ruolo centrale nelle vite dei consumatori, come evidenziato dal recente rapporto del Capgemini Research Institute intitolato “Connected products: Enhancing consumers’ lives with technology”. La ricerca rivela che oltre un terzo degli intervistati prevede di aumentare gli acquisti di dispositivi connessi nel prossimo anno, con particolare attenzione a quelli dedicati al monitoraggio della salute e alla sicurezza domestica.

Tuttavia, insieme a un crescente interesse, emergono precise aspettative: i consumatori richiedono una maggiore responsabilità da parte dei venditori, soprattutto in termini di sostenibilità e protezione dei dati.

Ormai sono una necessità 

Oggi il 67% dei consumatori ritiene i prodotti connessi una necessità, mentre il 41% li considera strumenti utili per risparmiare tempo e semplificare le attività quotidiane. Le preferenze dei consumatori si riflettono però in diverse categorie di dispositivi: Intrattenimento e Veicoli Connessi; Sicurezza Domestica e Assistenza Sanitaria; Assistenti Vocali e Wearable.

Per quanto riguarda il primo punto, quattro consumatori su cinque posseggono dispositivi di intrattenimento connessi, quali Smart TV e console di gioco, rendendoli i più diffusi a livello globale. La popolarità dei veicoli connessi è in costante aumento, con il 60% dei consumatori che ne possiede uno, ma con significative differenze tra paesi. La sicurezza domestica smart e l’assistenza sanitaria intelligente sono indicate come le categorie principali per gli acquisti futuri, evidenziando l’importanza crescente di tecnologie integrate nella vita quotidiana per garantire sicurezza e benessere.
Infine, è in aumento anche l’uso degli assistenti vocali, con l’85% dei consumatori globali che li utilizza per navigare in rete o cercare prodotti e servizi. Inoltre, il 71% degli intervistati cerca alternative ai telefoni cellulari, esprimendo un interesse crescente verso i wearable come smart watch e dispositivi per il monitoraggio della salute.

Le prossime sfide: interoperabilità, privacy e sostenibilità

L’interoperabilità e la facilità d’uso diventano priorità, poiché il 65% dei consumatori preferirebbe un’interfaccia unificata per tutti i dispositivi connessi. La consapevolezza ambientale cresce (68% degli intervistati) con richieste di maggiore sostenibilità da parte delle aziende produttrici e preoccupazioni riguardo allo smaltimento dei rifiuti elettronici. La sicurezza dei dati rimane una preoccupazione, con solo il 36% dei consumatori soddisfatti della privacy offerta dai dispositivi connessi.

Soddisfare le aspettative 

Chiara Diana, Chief Design Officer di frog, sottolinea l’importanza di considerare la sicurezza e la gestione dei dati per capitalizzare appieno il potenziale dei dispositivi connessi. Con una crescente consapevolezza ambientale, le aspettative dei consumatori sulla sostenibilità dei prodotti devono essere parte integrante dell’equazione per conquistare la fiducia in un mercato che ha raggiunto un punto di inflazione.

Natale, momento atteso e amato, ma anche fonte di stress

In vista del periodo più luccicante dell’anno Everli ha esplorato come percepiscono il Natale gli italiani. 
Se la maggior parte (83%) considera le festività natalizie un momento felice, e i grandi entusiasti sono il 38%, un’ampia fetta di italiani (78%) a Natale ha vissuto sensazioni di pesantezza almeno una volta nella vita.

E se ad alcuni capita spesso (32%) a più di 1 su 10 (11%) ogni volta che arriva il mese di dicembre.
Ma cosa impensierisce? I motivi sono molteplici, ma l’ansia viene generata soprattutto dalle attività legate a dover pensare, preparare, cucinare e allestire pranzi e cene a casa propria.

Preparare pranzi e cene natalizie: che ansia!

Oltre 1 italiano su 4 (27%) si sente mancare il fiato perché durante i giorni natalizi è coinvolto a tavola con parenti da cui non può sottrarsi, mentre 1 su 10 si sente sotto esame come cuoco e padrone di casa 
Nonostante l’agitazione, o forse proprio a causa di quella, quasi la metà degli italiani (49%) non delega l’organizzazione e la realizzazione dei pasti.

Dunque, tra i maniaci del controllo (14%) e chi prova ad affidare qualche attività ad altri (35%), gli italiani non accennano ad abbassare la guardia.
Andrebbe meglio se i pasti venissero ideati in modo che ogni commensale portasse qualcosa di già cucinato (22%), e ancora meglio, se partecipassero da semplici invitati in case altrui e non dovessero occuparsi di nulla (28%).

Tensione al supermercato

L’elenco di cose da fare è corposo, e va dalla pianificazione del menu alla lista della spesa fino al lucidare le stoviglie e creare decorazioni per la tavola.
Tra le voci della to-do-list alcuni task più di altri sono considerati snervanti. Più di 1 italiano su 10 (15%) deve respirare profondamente prima di entrare al supermercato, perché è già in ansia nella ricerca di parcheggio.

La tensione cresce (56%) quando è il momento di districarsi tra la folla, nelle corsie del super, ma è fonte di stress anche la ricerca di prodotti solitamente non usti durante l’anno (13%), e la scelta tra quelli proposti (12%).
Alla cassa, poi, l’obiettivo di pagare e andarsene in fretta è una chimera: stare fermi in coda è un momento di nervosismo per 1 italiano su 3 (33%).
Ma neanche all’uscita la tensione si placa, perché si farebbe volentieri a meno di trasportare le molteplici e pesanti buste della spesa (8%).

Xmas wish list: spesa veloce fa rima con più tempo per sé

Secondo gli italiani un modo per allentare la tensione ci sarebbe.
Molti intervistati (78%) ritengono che semplificare la gestione della spesa durante le festività potrebbe contribuire a rendere il periodo meno stressante (35%), e di conseguenza, più piacevole.

L’energia e il tempo guadagnati si investirebbero nella sfera personale, regalandosi momenti per ricentrarsi (48%) e coltivare i propri hobby e interessi (31%). E solo in seconda battuta per nutrire le relazioni sociali, trascorrendo più tempo in famiglia (40%) o con gli amici (26%).

Open Banking: in Italia +30% utenti nel primo semestre 2023

Nel 2022 n Italia il numero di utenti attivi nel sistema di Open Banking è stimato da Banca d’Italia a circa 1 milione. Secondo i dati dell’ultimo Market Outlook di CRIF, l’adozione di conti digitali in Italia continua a crescere anche nel primo semestre 2023. Il numero di utenti che connettono almeno un conto corrente aumenta del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e il tasso di successo da parte dei consumatori digitali segna un +6,2%.
Le  proiezioni vedono raggiungere 10 milioni di utenti entro il 2025.

L’analisi di CRIF evidenzia, inoltre, un marcato spostamento della distribuzione anagrafica degli utenti dalle fasce di età più giovani verso classi più anziane.

Utenti New to Credit e Active to Credit

Un 6% della popolazione che utilizza l’Open Banking si è spostato infatti dalla Generazione Z alle generazioni successive, a testimonianza dell’evoluzione culturale che vede anche Boomers e Generazione X avere sempre più confidenza con i servizi finanziari digitali.
Rimangono però le generazioni più giovani quelle che trainano la diffusione dell’Open Banking, sia in termini di tasso di consenso sia di successo.

Infatti, i ‘New to Credit’, tipicamente più giovani, fanno registrare un tasso di consenso maggiore del 20% rispetto agli ‘Active to Credit’. Inoltre, sono i più giovani a far registrare un maggiore incremento del tasso di consenso anno su anno.

Transazioni: calano per spese quotidiane a favore di shopping e bollette

Per quanto riguarda la distribuzione delle transazioni di Open banking, quelle effettuate per cibo e spese giornaliere sono le più frequenti, anche se, complessivamente, cala leggermente la loro incidenza sul totale a favore di Shopping, Hobby e tempo libero, Tasse e bollette.
Emergono inoltre sostanziali differenze tra i clienti titolari di mutuo a tasso fisso e mutuo a tasso variabile.

Infatti, i titolari di mutuo a tasso variabile, che sono stati maggiormente impattati dall’aumento dei tassi di interesse, hanno fatto registrare una disponibilità media prossima allo zero, a differenza dei titolari di mutuo a tasso fisso.

L’evoluzione del panorama normativo in UE

Per l’Open Banking una svolta significativa è data dall’evoluzione del panorama normativo.
La Commissione Europea ha presentato un pacchetto di nuove misure, collettivamente note come Payments Package, che comprendono una proposta di direttiva c.d. PSD3 che aggiorna in parte l’attuale PSD2, una proposta di regolamento (PSR) che disciplina i servizi di pagamento, in senso ampio, includendo una sezione dedicata ad Open Banking, e una proposta di regolamento (FIDA) per istituire un framework per accesso a dati finanziari (non solo bancari/transazionali) c.d. Open Finance, con ruoli, regole e schemi per il data sharing.

Risparmio energetico: il 60% degli italiani cambia stile di vita

Gli italiani pongono sempre più attenzione agli sprechi, introducendo nuove routine e abitudini di consumo quotidiane. 
Secondo lo studio ‘Italiani, risparmio e buone pratiche’, promosso da Samsung e realizzato in collaborazione con Human Highway, il 69,5% degli italiani è estremamente attento a limitare i consumi, ed è disposto a modificare il proprio stile di vita.
Tra le attitudini maggiormente modificate negli ultimi due anni, il consumo di energia elettrica in casa (55,6%), lo spreco di cibo (52,2%), e il consumo di acqua (51,8%).
Cambiamenti che interessano tutte le fasce di età, ma che vedono i GenZ più sensibili allo spreco alimentare (62,8% vs 45,8% Senior), gli Adulti al consumo di gas (53,4%), e i Millennials all’uso dell’aria condizionata (45,9%).

Con i rincari cresce l’attenzione allo spreco

Le motivazioni principali alla base del cambio di atteggiamento sono la maggiore attenzione generale allo spreco (57,2%) e i rincari degli ultimi anni (55,3%).
La preoccupazione legata alle condizioni economiche pesa sempre più sullo stile di vita degli italiani, tanto da superare l’attenzione all’ambiente (42%). In questo senso, svolge un ruolo determinante anche il cambiamento climatico, che per il 23% rappresenta il fattore principale dietro alle nuove abitudini di consumo.
E se le donne (59,5%) più degli uomini (54,7%) dichiarano di aver modificato il proprio atteggiamento per una maggiore attenzione a spreco e rincari, dal punto di vista generazionale sono Adulti e Senior ad aver modificato i propri comportamenti più di GenZ e Millennials.

Riciclare, spegnere le luci, preferire la bici 

Se 2 intervistati su 3 dichiarano di riciclare il più possibile 1 su 3 preferisce l’utilizzo della bicicletta o una camminata rispetto all’auto, e il 7% non utilizza l’auto se da solo.
In casa, poi, 7 su 10 dichiarano di spegnere le luci (73,5%) e 1 su 2 utilizza gli elettrodomestici come lavatrice, asciugatrice e lavastoviglie solo negli orari in cui consumano meno (51,3%).
Anche in questo caso le donne si confermano più attente a spegnere le luci in casa (78,7% vs 68%) e utilizzare gli elettrodomestici negli orari in cui consumano meno (55,9% vs 46,4%), mentre dal punto di vista generazionale Adulti e Senior sono i più attivi.

Smart home: la soluzione per controllare i consumi

In un’epoca dove la tecnologia può essere di aiuto i sistemi di smart home offrono una soluzione per avere maggiore controllo sui consumi.
Il 22,7% vorrebbe fare affidamento a un’app unica che aiuti a tracciare accensione e spegnimento di elettrodomestici e luci.
Un ottimo modo di risparmiare però è conoscere i consumi di ogni singolo elettrodomestico, e lo smartphone è considerato il dispositivo di maggiore aiuto nel risparmio energetico (30,9%).
Ma è il momento dell’acquisto di un elettrodomestico una delle fasi per le quali ci si prepara al meglio, e tra le caratteristiche considerate importanti al primo posto c’è l’affidabilità (87,9%), seguita da classe energetica (87,3%), prezzo (85,1%), funzioni eco e risparmio (79,3%).

Black Friday e Cyber Monday, per il 2023 atteso un boom di vendite online

Il Black Friday e il Cyber Monday si avvicinano e già si preannuncia un vero e proprio boom di vendite. Soprattutto, si stima un exploit di quelle online, secondo il trend registrato negli ultimi due anni. Lo anticipa un’analisi di Calicantus, leader nel settore della gestione dell’e-commerce in modalità full outsourcing. Dal 24 novembre, questi eventi si prospettano come momenti cruciali nel calendario commerciale e nei canali di vendita online. Anche perchè il 58% dei consumatori ha dichiarato di preferire le offerte digitali.
In base alla ricerca, si è avuto un aumento delle vendite online del +44% nel 2022 rispetto all’anno precedente, e si prevede una crescita aggiuntiva del 45% nel 2023. Nel periodo gennaio-luglio 2023, la crescita media è salita del 50% rispetto alla prima metà del 2022.

Dopo il 15 novembre exploit di acquisti online 

Calicantus rileva che il numero degli acquisti online dopo il 15 novembre 2022 è cresciuto del 60% rispetto alle settimane precedenti, mentre nello stesso periodo del 2021 il dato segnava +56%. Guardando ai numeri degli anni passati, si prevede un aumento esponenziale delle vendite online anche nel 2023, grazie al contesto economico attuale, alla crescente facilità di utilizzo dei siti web e all’efficienza dei servizi di spedizione.

Tecnologia, risparmio e coscienza

Il consumatore odierno è sempre più tecnologicamente competente e attento al risparmio, soprattutto dopo le difficoltà degli ultimi anni. L’80% degli italiani ha manifestato preoccupazioni legate alla situazione geopolitica, all’inflazione e alla guerra in Ucraina.
Tuttavia, l’83% degli utenti vede la Black Week come un’opportunità per pensare ai futuri regali di Natale.

Aumenta la fiducia nell’e-commerce

Valentino Bergamo, Ceo di Calicantus, sottolinea la crescente fiducia nei confronti dei canali di vendita online, attribuendo questo cambiamento a recensioni positive, politiche di reso gratuito, sicurezza nei pagamenti e servizi di spedizione efficienti.
Il Black Friday, uno dei periodi promozionali più importanti, influisce notevolmente sui comportamenti dei consumatori e dei rivenditori, e le aziende devono essere pronte ad affrontare l’aumento delle richieste da parte dei clienti con soluzioni di e-commerce aggiornate.

Quali sono le preferenze di acquisto?

Cosa si comprerà durante il Black Friday? Secondo Boston Consulting Group, il settore del fashion e-commerce (60%) sarà quello più ambito dagli italiani, seguito dagli acquisti di dispositivi elettronici (54%) e prodotti di bellezza e profumi (23%).
La sostenibilità avrà un ruolo determinante nei processi di acquisto: il 67% preferirà prodotti durevoli nel tempo, il 59% acquisterà da aziende locali e il 54% opterà per articoli ecologici o con componenti riciclati.

Ritorno al lavoro: come farlo senza stress?

Le vacanze estive sono un periodo molto atteso dalla maggior parte degli italiani. Durante queste settimane, ci concediamo una pausa dalla solita routine quotidiana, abbandonando gli orari e gli obblighi lavorativi per dedicarci al relax e al piacere del tempo libero. Tuttavia, il ritorno al lavoro dopo le ferie può rivelarsi un momento complesso e faticoso, portando talvolta a sperimentare la cosiddetta “sindrome post-vacanze”. Questo disturbo si manifesta attraverso sintomi come apatia, stanchezza, difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno, stress e tristezza.

I consigli degli esperti

Per evitare questa situazione, Lidia Molinari, People Advisor Director di Adecco, società specializzata nel campo dello sviluppo e della valorizzazione del capitale umano, offre una serie di consigli per prepararsi al meglio al ritorno al lavoro senza stress.
Innanzitutto, è consigliabile riprendere la propria routine con anticipo, programmando il rientro a casa alcuni giorni prima di tornare in ufficio. Questo permette di avere il tempo necessario per adattarsi gradualmente alla routine quotidiana, organizzare le faccende personali, pianificare i pasti e mettere in ordine la casa. È importante anche riadattare i propri cicli di sonno-veglia gradualmente, se durante le vacanze si sono modificati gli orari abituali. Alzarsi un po’ prima del solito per andare in ufficio aiuta ad affrontare la giornata senza fretta e ansia.

Pianificare le cose da fare

Una volta tornati al lavoro, è essenziale pianificare il carico di lavoro con attenzione, concentrandosi inizialmente su compiti più leggeri e meno impegnativi. Questo permette di rientrare gradualmente nella routine lavorativa senza sentirsi sopraffatti. Organizzare le giornate, stabilire obiettivi realistici e dare priorità alle attività aiuta a gestire l’ansia e a evitare la pressione legata al carico di lavoro accumulato. È fondamentale concedersi pause regolari per rilassarsi e ricaricare le energie, aumentando così la produttività e la motivazione.

Il ruolo della corretta comunicazione

La comunicazione con i colleghi è un altro aspetto importante. Riprendere il dialogo con loro e con il proprio responsabile permette di allinearsi sui progetti e i compiti lasciati in sospeso durante le ferie, evitando sorprese e contenendo l’ansia. Mantenere relazioni positive con i collaboratori contribuisce anche a migliorare l’umore, l’entusiasmo e la motivazione sul posto di lavoro.

Momenti di svago

Per rendere la settimana lavorativa più sopportabile, è consigliabile organizzare attività di svago nel prossimo futuro, come uscite al cinema, cene con amici o passeggiate. Piccoli gesti che aiutano a ritrovare il buonumore e a trascorrere del tempo di qualità con amici e familiari. Infine, intraprendere un nuovo progetto personale o professionale che susciti entusiasmo può rendere la routine più piacevole. Questo può includere corsi di cucina, apprendimento di una nuova lingua o strumento musicale, o anche corsi di formazione per migliorare le proprie competenze professionali.

Prendersi cura anche del corpo

Inoltre, prendersi cura del proprio benessere fisico e mentale è fondamentale per ridurre lo stress e mantenersi in salute. Questo può includere l’esercizio fisico, la meditazione e la mindfulness, oltre a un’alimentazione equilibrata che fornisca energia. In conclusione, il ritorno al lavoro dopo le vacanze estive può essere gestito in modo più sereno seguendo questi consigli. Prepararsi con anticipo, pianificare con attenzione e dedicare tempo al benessere personale aiuta a rendere questo periodo di transizione più fluido e meno stressante.