Categoria: Curiosità

Gli italiani promuovono i farmacisti

Quasi otto italiani su dieci (77%) hanno fiducia nel farmacista e lo considerano un professionista competente e accessibile al quale rivolgersi per la gestione della propria salute. Al contempo, i farmacisti sono consapevoli (86%) dell’evoluzione del proprio ruolo, e della fiducia che ispirano alla maggioranza dei cittadini, sebbene non manchi qualche criticità. È quanto emerge dall’indagine Ipsos, condotta per la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), sull’evoluzione del ruolo del farmacista e della farmacia, come erogatore di servizi per la popolazione di fronte al nuovo scenario post pandemico.

Una figura di riferimento per il cittadino

Il farmacista si considera ed è una figura di riferimento per il cittadino e la farmacia è diventata un presidio di assistenza sanitaria sul territorio, offrendo anche innumerevoli servizi che vanno al di là della semplice dispensazione di farmaci e prodotti per il benessere e la salute. Questa evoluzione rappresenta, per la maggior parte dei farmacisti, una valorizzazione del proprio ruolo, ma non è priva di difficoltà, prima fra tutte l’eccessiva burocrazia. Lo studio Ipsos registra infatti alcune criticità o sfide che oggi il farmacista deve affrontare, anche alla luce del ruolo sempre più strategico che gli viene riconosciuto all’interno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

I servizi più richiesti

Secondo la ricerca il 93% degli italiani ha una farmacia di riferimento, scelta motivata da alcuni aspetti principali: la fiducia (37%), la conoscenza del professionista (28%), la vicinanza (57%) e la soddisfazione per il servizio offerto (42%). A ‘legare’ i cittadini al farmacista sono, inoltre, le conoscenze in campo farmaceutico, la competenza nel consigliare la soluzione più appropriata alle proprie esigenze di cura e la qualità dell’assistenza, garantita dalla disponibilità e dalla continuità del servizio. La conferma dell’evoluzione del ruolo del farmacista oggi arriva però anche dai desideri degli italiani rispetto ai servizi che vorrebbero fossero erogati o potenziati nella rete delle farmacie territoriali. In particolare, prenotazione di visite specialistiche ed esami (26%), servizi infermieristici in farmacia (19%) e a domicilio (17%), vaccinazione e analisi di primo livello, come la misurazione di pressione e colesterolo (18%).

Un luogo dedicato alla prevenzione e alla presa in carico

Secondo gli italiani, dunque, la farmacia del futuro dovrà essere sempre più un luogo dedicato alla prevenzione e alla presa in carico, oltre alla tradizionale attività di dispensazione del farmaco.
Un’aspettativa che si sposa perfettamente con il modello della Farmacia dei Servizi la cui piena realizzazione, (anche attraverso il potenziamento della telemedicina e del deblistering dei farmaci, indicati dai farmacisti come due servizi chiave per migliorare l’assistenza sul territorio), consentirà di andare incontro ai bisogni dei cittadini e alle esigenze di efficientamento del SSN.
Sul fronte della prevenzione, l’80% degli italiani si dichiara favorevole a farsi vaccinare dal farmacista e valuta positivamente la possibilità che la farmacia diventi un ‘hub vaccinale’ in cui effettuare anche i richiami dei vaccini obbligatori.

Casa: oggi 8 italiani su 10 vogliono assicurare le mura domestiche

Se prima della pandemia la casa era considerata come mero ambiente in cui stazionare nelle ore notturne o durante il weekend, complice l’emergenza sanitaria e il lavoro agile in pochi anni la casa è divenuta protagonista di una trasformazione, che l’ha portata a essere ben più di un rifugio.
La casa, oggi, si abita e si vive, è luogo di riposo e sinonimo di accoglienza, è ufficio, ma anche luogo di incontro e relax. Forse, infatti, è proprio l’abitazione uno dei luoghi mutati più profondamente nel corso di questi ultimi 3 anni.  Ma vivere maggiormente l’abitazione, al pieno delle sue potenzialità, ha restituito anche conseguenze in termini di sicurezza. E 8 italiani su 10 oggi vogliono assicurare le loro mura domestiche.

Nel 2022 richieste di sottoscrizione a +14,4%

Un dato che non sorprende: come conferma il report ‘L’assicurazione Italiana’, rilasciato dall’Associazione Nazionale fra le imprese assicuratrici (ANIA, )già nel 2022 emergeva un aumento di richieste di sottoscrizione di contratti assicurativi a protezione della casa. Secondo lo studio, infatti, solo a marzo dello scorso anno è stato registrato un aumento del +14,4% nel ramo danni rispetto al periodo pre-pandemico.
Un dato che già l’anno passato restituiva una fotografia puntuale delle nuove necessità degli italiani, figlie di due anni di incertezza in cui la casa si è trasformata da luogo in cui trascorrere la notte a porto sicuro.

Un popolo di proprietari che crede nell’assicurazione

Per il 73% degli intervistati, oggi la casa è un luogo polifunzionale in cui la parola chiave è ‘condivisione’, di spazi, momenti, esperienze. Ma è anche un investimento sicuro (35%) da lasciare in eredità ai figli a garanzia di un futuro più roseo (46%). Gli italiani infatti sono un popolo di proprietari di casa (il 79% del campione dichiara di possederne una), ne percepiscono l’importanza e sentono l’esigenza di proteggerla. Sono 8 su 10, infatti, gli italiani che sostengono il valore di un’assicurazione sulla casa. E il 54% ha già provveduto a stipularne una.

Green, tecnologica, cyber sicura

In ogni caso, dopo 3 anni gli italiani hanno ben chiaro in mente quale sarà la casa del futuro: green, tecnologica, cyber sicura. Se durante il lockdown l’abitazione era diventata una prigione dorata, oggi la percezione delle persone è cambiata, e con essa anche il modo di vivere il proprio ambiente domestico. Questo è quanto emerge anche da una ricerca BVA-Doxa promossa da Groupama Assicurazioni per l’Osservatorio Change Lab, Italia 2030, che monitora e analizza i principali trend che modificheranno il modo di vivere degli italiani nel corso dei prossimi dieci anni, nonché l’impatto di tali cambiamenti su economia, ambiente e sviluppo del Paese.

WhatsApp insegue Telegram e annuncia l’arrivo dei Canali

“Stiamo costruendo canali per offrire il modo più privato di comunicare”: così il Ceo di Meta Mark Zuckerberg ha annunciato l’introduzione dei Canali su WhatsApp, che in questo modo diventa sempre più simile a Telegram. I primi a ricevere l’accesso ai Canali saranno gli utenti in Colombia e Singapore, ma Meta ha assicurato che amplierà la disponibilità dello strumento a livello globale entro la fine del 2023. I Canali rappresentano una nuova funzionalità semplice, affidabile e privata per ricevere aggiornamenti importanti da persone e organizzazioni. La privacy infatti continua a essere una priorità per Meta.
“Come amministratore del canale – ha aggiunto Zuckerberg – il tuo numero di telefono e la tua immagine del profilo non verranno mostrati ai follower. Allo stesso modo, se segui un canale il tuo numero di telefono non verrà mostrato all’amministratore o agli altri che seguono lo stesso canale”.

Una scheda separata per ricevere tutto il contenuto di ogni canale 

Come già accade su Telegram, i canali su WhatsApp sono strumenti di trasmissione unidirezionali in cui gli amministratori possono pubblicare immagini, video, adesivi e sondaggi. In pratica, quando un utente si iscrive a un canale specifico, riceverà tutto il contenuto in una scheda separata.
Si può aderire a questi canali tramite un invito, oppure si possono anche cercare all’interno di WhatsApp. I canali saranno accessibili tramite una scheda separata chiamata Aggiornamenti, che fornisce agli utenti uno spazio dedicato sia per gli aggiornamenti di stato sia per i canali che scelgono di seguire.

Un efficace strumento di trasmissione unidirezionale di contenuti

Facendo ‘tap’, si apriranno i messaggi condivisi dalle organizzazioni e dalle persone che condivideranno notizie, update e comunicazioni broadcast a carattere informativo. Ci sarà così una chiara separazione che garantisce che le conversazioni personali con amici e familiari rimangano distinte dai contenuti del canale. Gli amministratori del canale avranno la possibilità di inviare vari tipi di contenuti ai propri follower, tra cui testo, foto, video, adesivi e sondaggi, trasformando i canali in un efficace strumento di trasmissione unidirezionale.

Come scoprirli? Attraverso una directory con diverse categorie

Per facilitare la scoperta del canale, WhatsApp ha confermato che introdurrà una directory ricercabile con diverse categorie come hobby, squadre sportive e aggiornamenti da parte dei funzionari locali.
Gli utenti possono anche accedere ai canali tramite link di invito condivisi in chat, inviati tramite e-mail o pubblicati online. La privacy è una priorità assoluta per WhatsApp, poiché sia gli amministratori sia i follower possono essere certi che le loro informazioni personali rimarranno protette.

Confindustria, per l’Italia crescita più contenuta 

Il Centro Studi di Confindustria ha pubblicato un report che evidenzia una crescita più moderata per l’Italia nel secondo trimestre dell’anno, segnalando un segnale di indebolimento dopo il buon avvio all’inizio dell’anno. La situazione risulta essere solida nel settore dei servizi, che rimane il traino dello sviluppo, ma meno favorevole nell’industria e nel settore delle costruzioni. Secondo l’Rttt index, sviluppato dal Centro Studi di Confindustria in collaborazione con TeamSystem, il fatturato di tutti i settori ha registrato una frenata nel mese di aprile. Sebbene il calo dei prezzi del gas rappresenti una spinta positiva, i consumi e gli investimenti rimangono penalizzati dall’inflazione e dall’aumento dei costi del credito. Anche l’export è in stallo, seguendo la tendenza di frenata registrata a livello mondiale.

Il problema dell’inflazione

L’inflazione in Italia rimane “persistente”: ad aprile, infatti, ha interrotto il suo calo (+8,2% annuo rispetto al +7,6% precedente), ma si prevede che la tendenza al ribasso continuerà grazie alla riduzione dei prezzi del gas (34 euro/mwh a maggio) e agli effetti del rialzo dei tassi. I prezzi al consumo alimentari rimangono comunque in tensione (+11,8%), ma si prevede un graduale raffreddamento a causa dei costi elevati delle materie prime senza ulteriori aumenti significativi (ad aprile +49% rispetto al 2019). La dinamica dei prezzi al consumo dei beni e dei servizi core continuerà ad aumentare (+4,9%), incorporando gli aumenti passati nell’energia.
Il tasso di interesse sui prestiti alle imprese italiane è aumentato a marzo al 4,30%, più del triplo rispetto alla fine del 2021 (1,18%). Secondo il report, il credito viene erogato a condizioni più onerose, il che porta a una contrazione sempre maggiore dello stock di prestiti alle imprese (-1,0% annuo a marzo). Questo si traduce in una mancanza di sostegno alla produzione e agli investimenti, secondo gli economisti di Confindustria, che osservano la possibilità di nuovi aumenti dei tassi da parte della BCE.

I servizi trainano l’economia

I servizi continuano a trainare l’economia italiana, mentre il settore industriale mostra una resistenza minore. Nel primo trimestre, il turismo in Italia è stato molto al di sopra dei livelli del 2022 (+30,7% per la spesa dei viaggiatori stranieri), avvicinandosi a quelli del 2019. Tuttavia, la produzione industriale è diminuita nuovamente a marzo (-0,6%), registrando il terzo calo consecutivo, sebbene il primo trimestre si sia chiuso solo leggermente negativo (-0,1%) grazie ai buoni risultati di dicembre. Il Centro Studi di Confindustria avverte che lo scenario economico sta peggiorando. A livello di PMI, l’indice è bruscamente sceso in aprile entrando in territorio di contrazione (46,8 rispetto a 51,1), e a maggio la fiducia delle imprese è nuovamente diminuita, con un calo degli ordini e delle aspettative sulla produzione. Anche la domanda estera non sta più trainando l’export italiano di beni, che si è fermato in media nel primo trimestre del 2023.

I consumi? Tra luci e ombre

Per quanto riguarda i consumi, ci sono segnali misti provenienti dal settore. Se a marzo le vendite di beni alimentari sono diminuite (-0,7% in volume), le immatricolazioni di auto sono aumentate dall’inizio dell’anno, grazie a una domanda favorevole dopo diversi mesi di contrazione (+9,7% nei primi 4 mesi). Tra i fattori positivi, il mercato del lavoro è rimasto in espansione nel primo trimestre (+80.000 occupati), anche se a livello di consumi l’Icc ha registrato una crescita modesta ad aprile (+0,2% annuo), trainata principalmente dai servizi (+4,5%). A maggio, le opinioni delle famiglie sulla propria situazione economica sono leggermente peggiorate, così come la fiducia generale.

Italiani sempre più tech, i Senior usano i device (quasi) come i GenZ

Device ed elettrodomestici sono sempre più utilizzati dagli italiani per ogni tipo di attività e vivere esperienze più connesse. Secondo il Trend Radar di Samsung l’84,1% degli italiani ha aumentato in maniera esponenziale l’utilizzo dei device e il 63,4% degli elettrodomestici. Rispetto ai device, lo dichiara oltre la metà dei Senior (57,6%), piazzandosi solo poco dopo la GenZ (62%). 
Ma oltre alla praticità c’è di più, perché la tecnologia favorisce anche l’interazione tra le generazioni, accorciando le distanze tra GenZ e Senior, e genitori e figli, per migliorare competenze e imparare le funzionalità. Insomma, gli italiani ormai si ritengono sempre più tecnologici, e se nove su dieci si considerano ‘persone tecnologiche’, ovvero capaci di utilizzare al meglio device (92,8%) ed elettrodomestici (92,6%), la percezione della propria preparazione differisce secondo l’età.

Il supporto tecnologico dei giovani in famiglia

Gli italiani riconoscono quasi all’unanimità quanto siano importanti i device (96%) e gli elettrodomestici (93%) nella vita di tutti i giorni. Inoltre, sono consapevoli di come oltre allo smartphone, dispositivo per il quale il 72% dichiara di non poter più fare a meno, gli elettrodomestici connessi possano rendere migliore la gestione della casa: il 62,5% (50,8% Senior) vorrebbe approfondirne la conoscenza.
Ma la tecnologia rappresenta un modo per restare in contatto con la famiglia (88,1%, 86% Senior), anche attraverso il supporto dei più giovani in ambito tech in famiglia (79,5%). Ed è diffusa anche la volontà di essere disponibili e responsabili da parte degli adulti nel formare e aiutare i più piccoli all’universo online (87,2%).

Generazioni unite nell’affermare la centralità dei dispositivi

La tecnologia, insomma, diventa un mezzo imprescindibile per gli italiani, Il 59,2% afferma che senza non potrebbe più svolgere alcuna attività quotidiana.
Tra coloro che sostengono che i device sono molto utili nella vita quotidiana non stupisce che l’84,3% sia rappresentato dai GenZ. Anche il 69,3% dei Senior ritiene fondamentale l’utilità dei dispositivi tecnologici nella quotidianità, e il divario si fa ancora più sottile in merito all’utilità degli elettrodomestici.
In questo caso, infatti, dopo i GenZ (76,1%) si piazzano proprio i Senior (72,8%), mentre i Millennials arrivano ultimi con il 70,8%.

Millennials i più abili a utilizzare gli elettrodomestici

Più le persone sono giovani, più però si ritengono abili nell’utilizzo dei device, con un picco del 75,9% fra la GenZ e un dato molto più basso (45,5%) fra i Senior.
Nello specifico, per smartphone e tablet la conoscenza diminuisce all’aumentare dell’età. Si parte da un 67,3% per i GenZ con 9,5 punti percentuali di differenza con Millennials (57,8%), per i quali lo smartphone è ormai il canale di comunicazione e informazione principale verso il mondo esterno che avviene tramite chat e social. Invece, per coloro che si ritengono molto capaci nell’utilizzo degli elettrodomestici, è curioso notare come i valori della GenZ (54,3%) e dei Senior (55,8%) siano simili e decisamente più bassi rispetto ai Millennials e agli adulti che si dichiarano più abili.

Usare il cellulare per più di 30 minuti fa alzare la pressione? Pare proprio di sì

Un team di ricercatori cinesi ha condotto uno studio mirato sull’effetto che l’utilizzo del cellulare ha sulla pressione arteriosa. La ricerca ha infatti rivelato come parlare al cellulare per almeno 30 minuti alla settimana possa aumentare del 12% il rischio di sviluppare ipertensione. Ma perchè ciò accade? Secondo gli studiosi, il fenomeno sembra essere collegato alla bassa energia a radiofrequenza emessa dai telefoni cellulari. L’ipertensione rappresenta un importante fattore di rischio per infarto e ictus ed è una delle principali cause di morte prematura a livello globale. Per cui ogni informazione utile a contrastarla è preziosa.

Il tempo conta 

L’autore dello studio, Xianhui Qin,della Southern Medical University, Guangzhou, Cina. ha affermato che è il numero di minuti trascorsi al telefono che fa la differenza in merito alla salute del cuore. Ovvero, più minuti si trascorrono all’apparecchio più aumenta il rischio di sviluppare l’ipertensione. Nel corso dello studio sono stati coinvolti 212.046 adulti di età compresa tra 37 e 73 anni senza ipertensione, ai quali sono state chieste informazioni sul loro utilizzo del telefono cellulare. Dopo un follow-up mediano di 12 anni, è emerso che gli utenti di telefoni cellulari che parlavano al cellulare per 30 minuti o più a settimana avevano una probabilità del 12% maggiore di sviluppare ipertensione rispetto a coloro che parlavano meno di 30 minuti. Questi risultati sono stati riscontrati sia per le donne sia per gli uomini, senza differenze di genere.

Il vivavoce? Non serve a contrastare il fenomeno

Inoltre, l’uso di un dispositivo vivavoce non sembra influire sulla probabilità di sviluppare ipertensione. Insomma, anche se si utilizzano dispositivi di protezione, pare che il risultato non cambi. Ovviamente, saranno necessari ulteriori approfondimenti sul tema.

La genetica ha un ruolo importante

Non sono solo le abitudini – compresa quella di parlare al telefono – a interferire con la buona salute. Come sempre, riveste un ruolo di primo piano anche la genetica. L’analisi del rischio genetico, condotta  sempre dal team di scienziati cinesi, ha mostrato che le persone con un alto rischio genetico hanno una probabilità del 33% maggiore di sviluppare ipertensione se parlano al cellulare per almeno 30 minuti alla settimana. Secondo Qin, però, sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi risultati, ma nel frattempo sembra prudente ridurre al minimo le telefonate per preservare la salute del cuore. Si tratta di un’indicazione che riguarda tutti i cittadini del mondo, dato che tre quarti della popolazione globale di età pari o superiore a 10 anni possiede un telefono cellulare.

Italia, oltre 2 oggetti connessi per abitante

Gli oggetti connessi attivi in Italia sono 124 milioni, poco più di 2,1 per abitante. A fine 2022 si contano 39 milioni di connessioni IoT cellulari (+5% rispetto al 2021) e 85 milioni di connessioni abilitate da altre tecnologie di comunicazione (+15%). Tra queste, una spinta significativa arriva dalle reti LPWA (Low Power Wide Area) che vedono una crescita del 20% in un anno, passando da 2 a 2,4 milioni di connessioni. Anche quest’anno, la spinta maggiore sul mercato viene data proprio dalle applicazioni che utilizzano tecnologie di comunicazione non cellulari, 4,5 miliardi di euro, +15%. Crescita più contenuta, pari al +11%, per le applicazioni che sfruttano la connettività cellulare, il cui valore di mercato arriva toccare quota 3,8 miliardi di euro.Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano.

Un mercato italiano da oltre 8 miliardi di euro

Nel 2022 il mercato italiano dell’Internet of Things continua la sua corsa: +13% rispetto al 2021, raggiungendo 8,3 miliardi di euro, nonostante i problemi legati alla carenza di semiconduttori e di materie prime, oltre all’instabilità economica e politica della guerra in Ucraina.  
Tra i diversi ambiti IoT, la fetta più grande del mercato è rappresentata dalla Smart Car, con un fatturato da 1,4 miliardi di euro, pari al 17% del totale. Al secondo posto, le applicazioni IoT nel mondo utility (Smart Metering e Smart Asset Management) con 1,37 miliardi di euro, in crescita ma ormai prossime alla saturazione: nel 2022 sono stati installati altri 1,1 milioni di contatori gas connessi in utenze domestiche (84% del parco complessivo) e 1,7 milioni di smart meter elettrici di seconda generazione (64% del totale). 

Gli ambiti Smart

Seguono poi Smart Building (1,3 miliardi), Smart City (830 milioni), Smart Factory (780 milioni), Smart Home (770 milioni), Smart Logistics (715 milioni) e Smart Agriculture (540 milioni). Gli ambiti che stanno crescendo di più all’interno del mercato IoT, però, in particolare sono Smart Agriculture (+32%), Smart Factory (+22%) e Smart Building (+19%).

Aumentano le aspettative per il futuro

“Prosegue la crescita del mercato dell’Internet of Things, sia in termini di valore che di maturità dell’offerta – afferma Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio IoT –. Cresce la consapevolezza di aziende, pubbliche amministrazioni e consumatori, sempre più interessati a gestire da remoto asset e dispositivi smart, attivando servizi e funzionalità avanzate, mentre si accende la competizione con nuovi player globali. Nel contempo, aumentano le aspettative per il futuro, anche grazie ai grandi investimenti previsti dal PNRR e ai frequenti rincari dell’energia, che spingono aziende e consumatori a porre maggiore attenzione ai consumi, sfruttando anche le tecnologie smart”.

Cosa ci rende felici? Soprattutto le relazioni personali

Le persone sono più soddisfatte delle relazioni personali, come i rapporti con amici e familiari, rispetto alla situazione economica e politica del proprio paese. Lo rivela l’ultima indagine Ipsos – condotta in 32 Paesi del mondo in occasione della Giornata internazionale della felicità 2023. Si scopre così che quasi tre persone su quattro (73%) si dichiarano felici. In particolare, i più alti livelli di felicità si registrano soprattutto in Cina (91%), Arabia Saudita (86%) e Paesi Bassi (85%), al contrario, quelli più bassi in Polonia (58%), Corea del Sud (57%) e Ungheria (50%). L’Italia non rientra tra i Paesi più felici al mondo: si trova al 25° posto fra i 32 paesi esaminati.

I più alti livelli di soddisfazione riguardano la sfera emotiva

Cinque dei sei principali aspetti della vita che mostrano i più alti livelli di soddisfazione riguardano le relazioni: i figli, il partner, l’accesso alla natura, il livello di istruzione, i parenti e gli amici. Invece, i cinque aspetti di cui le persone sono meno soddisfatte sono la situazione sociale e politica del paese, la situazione economica del paese, la propria situazione finanziaria, la vita sentimentale/sessuale e l’esercizio fisico/attività fisiche.

Cosa cambia a seconda dei Paesi

Le aree della vita di cui le persone sono soddisfatte tendono a variare a seconda del livello di sviluppo economico del paese. I cittadini dei paesi più ricchi tendono a essere più soddisfatti della loro sicurezza personale, dei beni materiali e delle condizioni di vita rispetto a quelli dei paesi a medio reddito. Al contrario, i cittadini dei paesi a medio reddito tendono a essere più soddisfatti della loro vita religiosa, della loro salute fisica e del loro aspetto rispetto ai cittadini dei paesi più ricchi.

La “misura” della propria vita

Ipsos ha misurato la relazione tra il livello di felicità generale dichiarato da tutti gli intervistati e il livello di soddisfazione per i 30 aspetti della vita. Ne è emerso che i primi cinque fattori di felicità sono sentire che la propria vita ha un significato, sentirsi in controllo della stessa, salute mentale e benessere, vita sociale e condizioni di vita. Nonostante la famiglia e gli amici siano tra le fonti di felicità più diffuse, un adulto su cinque non dispone di un sistema di supporto di amici o parenti su cui poter contare in situazioni difficili. Gli intervistati a basso reddito, meno istruiti, non sposati e della Generazione Z hanno meno probabilità di affermare di avere accesso a reti di supporto rispetto agli intervistati a più alto reddito, più istruiti, sposati e più anziani, rispettivamente.

Il livello di felicità influenza i consumi

Infine, considerando i singoli paesi, i livelli di felicità tendono a riflettere i livelli di fiducia dei consumatori. Infatti, confrontando la percentuale di quanti si dichiarano felici e il Consumer Confidence Index di Ipsos, emerge una forte correlazione. Il Consumer Confidence Index rileva il sentiment delle persone riguardo alla propria situazione finanziaria.

Le donne italiane e la finanza personale 

Le donne italiane non sembrano essere molto informate in merito alla finanza. Poche, infatti, conoscono la differenza tra un tasso fisso e uno variabile, e non sono molte che saprebbero spiegare cosa siano una franchigia o un prestito personale. Di fatto, nonostante si tratti di una materia che riguarda tutti da vicino, come è emerso dall’indagine che Facile.it ha commissionato agli istituti mUp Research e Norstat, più di due intervistate su tre, il 67,3%, si dichiarano poco o per nulla preparate a riguardo. Ma quali sono le ragioni di questa impreparazione?

Le ragioni delle lacune

Il 36% delle intervistate ha affermato di considerare la finanza personale un argomento troppo difficile, il 20% ha semplicemente risposto di non essere interessata alla materia, e se si considerano le donne che vivono insieme a un partner, è emerso addirittura che il 12% di loro ha ammesso di non interessarsi all’argomento perché se ne occupa l’altra ‘metà’. In realtà, ben 1,4 milioni di donne italiane vorrebbero colmare questa lacuna, ma non riescono a farlo per diverse ragioni. In particolare, il 54% perché non ha tempo, e il 44% perché non ha le risorse economiche necessarie, percentuale che supera il 53% tra coloro che abitano al Sud e nelle Isole. Ben più grave la condizione di quasi 20.000 donne che hanno dichiarato di non poter approfondire la materia perché il partner non vuole.

Le più preparate sono spesso autodidatte

Se a livello nazionale la percentuale di donne che hanno dichiarato di avere conoscenze in ambito di finanza personale è pari al 32,7%, la percentuale sale notevolmente per le donne con età compresa tra 35 e 44 anni (38,6%), mentre il valore scende se ci si sposta sulla generazione precedente, passando al 30,8% tra le 55-64enni e al 30,2% tra le over 65. Fa riflettere vedere come la principale fonte di preparazione sulle tematiche della finanza personale non sia la scuola (solo il 12,5% ha imparato qualcosa grazie al proprio percorso di studi) ma l’autoapprendimento, tanto che il 57% ha dichiarato di averlo fatto da sola. Per il 23% sono state importanti anche le esperienze lavorative, mentre anche il ruolo della famiglia nell’educazione finanziaria delle donne rimane marginale (5,5%).

TAN, TAEG, Cap… questi sconosciuti

L’indagine ha poi analizzato il grado di conoscenza su alcuni termini specifici legati al mondo della finanza personale, come mutui, prestiti, assicurazioni e bollette. Se la maggior parte delle intervistate ha dichiarato di conoscere termini generici basilari, come ad esempio ‘mutuo a tasso fisso’ (67,5%), ‘mutuo a tasso variabile’ (63,2%) o prestito personale (63,3%), la situazione peggiora quando si approfondiscono altri argomenti. Ad esempio, il 76% non saprebbe spiegare il significato di TAN e il 72% ignora anche cosa sia il TAEG. In ambito assicurativo, invece, un’intervistata su due non sa cosa sia la franchigia, mentre addirittura il 66% non conosce il significato di ‘massimale’.

Voucher Lavoro Occasionale 2023: quali sono le novità in arrivo?

Il Voucher o Buono per il Lavoro Occasionale è un titolo di pagamento elettronico che permette alle aziende di retribuire il lavoro occasionale. Il Voucher è stato introdotto con il decreto legislativo 81/2015 e sostituisce i vecchi buoni lavoro, in modo da rendere più semplice e trasparente il pagamento del lavoro non continuativo.
Il Voucher Lavoro Occasionale 2023 è uno strumento introdotto dal Governo per incentivare e regolamentare il lavoro occasionale. Ma come richiedere e utilizzare il Voucher? E quali sono le novità introdotte per il 2023?

Il valore del Voucher è di 10 euro per un’ora di lavoro


Il Voucher Lavoro può essere utilizzato per retribuire prestazioni di lavoro occasionale, come ad esempio, pulizie, giardinaggio, baby-sitting, assistenza agli anziani e lavori saltuari. Colf, badanti e baby-sitter sono tra le persone direttamente interessate alla misura. Il valore del Voucher Lavoro Occasionale 2023 è di 10 euro. In pratica, per retribuire un’ora di lavoro al costo di 10 euro bisogna utilizzare un Voucher. I Voucher Lavoro Occasionale possono essere acquistati presso gli uffici postali, le tabaccherie e gli esercenti autorizzati. Per il 2023 sono state introdotte nuove disposizioni per quanto riguarda l’utilizzo, come ad esempio la possibilità di utilizzare i voucher per retribuire anche i lavoratori autonomi e non solo i lavoratori dipendenti. Inoltre, è stato eliminato il limite di utilizzo dei voucher, che prima era fissato a 5.000 euro per anno solare per ciascun utilizzatore.

Come richiederlo?

Per richiedere il Voucher Lavoro Occasionale 2023 è necessario recarsi presso un ufficio postale, una tabaccheria o un esercente autorizzato e fornire i propri dati anagrafici e il proprio codice fiscale. Una volta acquistati i voucher, questi hanno un codice univoco che può essere utilizzato per retribuire il lavoratore. Inoltre, è possibile richiedere il Voucher Lavoro Occasionale 2023 anche online tramite il sito dell’INPS, fornendo i propri dati personali e il codice fiscale del lavoratore.

I vantaggi del Voucher

Il Voucher presenta numerosi vantaggi sia per i datori di lavoro sia per i lavoratori. Per i datori di lavoro, il Voucher semplifica la gestione del lavoro occasionale, in quanto non è necessario registrare il lavoratore e non sono dovuti contributi previdenziali. Inoltre, consente di retribuire il lavoro occasionale in modo trasparente e in regola con la normativa vigente. Per i lavoratori, invece, garantisce una retribuzione per il lavoro svolto e consente di accumulare contributi previdenziali.
Con le nuove disposizioni introdotte per il 2023, il Voucher Lavoro Occasionale diventa ancora più flessibile e accessibile, sia per i datori di lavoro sia per i lavoratori.