Categoria: Curiosità

Gmail cambia faccia. E non solo

Gmail cambia faccia. La casella di posta elettronica di Google sul web avrà una nuova grafica, che presto apparirà più ordinata e pulita, come quella per lo smartphone. Ma non si tratta dell’unica novità per il servizio di posta elettronica del colosso di Mountain View. Stando alle anticipazioni di The Verge, il sito di informazioni e novità tecnologiche che ha pubblicato in anteprima gli screenshot della nuova veste grafica di Gmail, sono diversi i cambiamenti in programma nelle prossime settimane.

Tre nuovi layout tra i quali scegliere

In pratica, per gli utenti che accedono al servizio da browser la grafica di Gmail sarà come appare attualmente nella versione per smartphone. La nuova Gmail offrirà tre nuovi layout, ovvero tra diverse modalità di visualizzazione tra le quali scegliere, ognuna con i propri elementi grafici.

La prima è una visualizzazione predefinita, riferisce Adnkronos, nella quale gli allegati saranno messi in evidenza attraverso diverse icone nell’elenco delle email ricevute. La seconda è una versione compatta, che aumenterà la quantità di messaggi che è possibile visualizzare su una singola pagina, e la terza, invece, ancora più essenziale.

Tra le nuove funzionalità la possibilità di rimandare la lettura di un’email

Si potrà anche effettuare una chiamata attraverso la chat, se attiva, si potranno aggiungere note attraverso l’app Keep, e sarà possibile accedere al calendario di Google direttamente dalla barra laterale. Come per la versione da smartphone, poi, la nuova Gmail permetterà di rispondere rapidamente alle mail tramite le Smart Reply, le risposte predefinite. Inoltre, tra le nuove funzionalità, ci sarà anche la possibilità di rimandare la lettura di un’email, e quella di sospendere i thread molto lunghi.

In futuro, possibili strumenti per limitare le azioni del destinatario

Inoltre, riferisce l’Huffington Post, Google starebbe lavorando a uno strumento in grado di limitare le azioni del destinatario di una mail. Ad esempio, la mail potrebbe essere bloccata, il che impedirebbe al destinatario di copiarla, scaricarla, stamparla. Oppure, dopo un determinato periodo di tempo, la mail dovrebbe essere cancellata, sia dalla casella del destinatario sia da quella del mittente. È possibile anche che Gmail inserisca un processo di autenticazione, per assicurarsi che quella email venga letta dal destinatario giusto.

Non è stata però ancora fissata una data precisa per il debutto ufficiale, ma stando a The Verge la nuova versione potrebbe essere lanciata l’8 maggio, in occasione della conferenza per gli sviluppatori I/O

Mutui, serve più tempo per l’erogazione

Ci vogliono 140 giorni. Ecco il tempo medio che intercorre tra quando un utente richiede le prime informazioni in merito alla possibilità di ottenere un mutuo e la sua effettiva erogazione. I calcoli in merito alle attese sono stati effettuati dai portali specializzati Mutui.it e Facile.it, che hanno analizzato una mole di circa 1.500 pratiche di finanziamento nel corso del 2017. Un altro dato che emerge dall’inchiesta è che, rispetto al 2016, i tempi necessari per avere un mutuo sono aumentati in un anno del 3,6%.

La “colpa”? Probabilmente più della burocrazia che delle banche

L’analisi evidenzia anche un altro elemento interessante. La “colpa” di questi cinque mesi di attesa – giorno più giorno meno – non può essere attribuita alla presunta lentezza degli istituti finanziari. La ricerca, scorporando i vari dati, rivela che il tempo che passa in realtà dall’istruttoria della pratica all’erogazione del mutuo vero e proprio è di soli 58 giorni. Quindi la lunghezza del processo è probabilmente dovuta alla grande, e spesso laboriosa, raccolta di tutti i documenti necessari.

Il Trentino Aldo Adige corre, la Sardegna cammina

In merito alla tempistica, la situazione è molto diversa analizzando le varie aree geografiche italiane. In base ai risultati ottenuti dall’analisi, si evince che le Regioni nelle quali l’erogazione di mutui è più lenta sono la Sardegna, dove servono 185 giorni, l’Umbria (180) e la Calabria (154). Dall’altra parte della classifica, spiccano per velocità il Trentino Alto Adige (85 giorni), la Liguria (105) ed il Friuli Venezia Giulia (122). Ancora più nel dettaglio, a livello provinciale le più rapide risultano essere Trento – che con i suoi 92 giorni è la più veloce – seguita da Genova (93 giorni) e Trieste (94). Spalmate dal Nord al Sud dello Stivale le più lente: Mantova (198 giorni), Sassari (182) e Brindisi (181).

A Nord le metropoli più rapide nell’iter

In linea di massima, per avere accesso a un mutuo ci vuole meno tempo nelle città del Nord rispetto a quelle del Centro e del Sud Italia. Esaminando le 1.500 pratiche campione prese in considerazione, emerge che chi risiede a Roma ha dovuto aspettare un tempo superiore del 4% rispetto a chi abita a Milano. I napoletani hanno percorso un iter più lungo del 12% rispetto a chi ha chiesto un mutuo a Bologna, mentre i residenti a Venezia hanno avuto un percorso più lungo del 38,5% rispetto agli abitanti di Genova.

Economisti, matematici, ingegneri e medici i professionisti più richiesti

Oggi più che mai, trovare lavoro non è facile. Ma non è così per tutte le professioni, come dimostra il rapporto diffuso da Uniocamere in collaborazione con l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. In base ai dati raccolti, conquistare un’assunzione è nettamente più semplice per i giovani economisti, i matematici e gli ingegneri, quelli elettrotecnici in particolare.

Settembre – novembre 2017, al via 960 mila assunzioni

Nel trimestre luglio-settembre sono avvenute circa 960 mila assunzioni, cifra sostanzialmente simile a quella del periodo settembre-novembre. In entrambi i casi, i numeri si riferiscono a tutte le tipologie contrattuali, dalle collaborazioni al tempo indeterminato. Ma non tutte le ricerche di personale sono andate a buon fine, anzi. Infatti, anche se sono molte le persone che cercano lavoro e molte quelle stabilmente disoccupate, spesso le aziende che cercavano collaboratori non sono riuscite a trovarli. Perché? Per mancanza di disponibilità dei profili ricercati. All’insegna del paradosso, non c’è lavoro e non ci sono lavoratori (giusti).

Nuove assunzioni, il macrosettore servizi batte l’industria

Senza eccezioni, i professionisti più richiesti appartengono al macrosettore dei servizi, che ha ormai ampiamente superato la capacità dell’industria di generare nuove assunzioni. E, come è contenuto nello studio di Unioncamere  “Previsione dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2016-2020)”, tre assunzioni su quattro avranno luogo proprio in questo comparto, sempre più vasto e differenziato.

In particolare, nel periodo in questione la sanità farà registrare un aumento occupazionale del 4,1% all’anno, i servizi avanzati del 3,5% e quelli di public utility (società che forniscono servizi come luce, acqua e gas) del 3%, sempre annuo.

Spazio alla tecnologia…

Sempre più tecnologico e interconnesso, il mondo avrà un progressivo bisogno di tecnici specializzati (ingegneri informatici, programmatori, sviluppatori di software ed economisti), ma anche di esperti della comunicazione (digital marketing manager e communication manager), in grado di lavorare su più piattaforme e verificare le performance in termini di vendita ed engagement.

… e alla salute (anche mentale)

Ancora, il mondo avrà sempre più bisogno di professionisti della salute e dell’assistenza, vista la composizione demografica sempre più sbilanciata verso le età avanzate. Largo quindi a medici e personale sanitario, con posti di lavoro presso gli ospedali ma anche nell’assistenza domiciliare e presso i centri per gli anziani, e ai professionisti del benessere a 360 °, dai nutrizionisti agli psicologi.

Città eleganti, quattro italiane fra le 10 più chic del mondo

Sarà forse perché i miti sono duri a morire, o semplicemente perché è ancora oggi una verità, ma Parigi si conferma la prima città al mondo per eleganza. Insomma, la Ville Lumière da secoli non ha rivali quando si parla di chic. Però ci sono anche diverse – per la precisione quattro – buone notizie per l’Italia, che in quanto a buon gusto e saper vivere non ha paura dei competitor. Lo rivela una recente ricerca che incrocia moda e paesaggio urbano, tenore di vita e circolazione del denaro, creando dati che sono oggettivi ma anche soggettivi, ossia in relazione alla percezione. Diffusa nel nostro paese dal portale del fashion Zalando, l’analisi evidenzia che nella top ten delle metropoli eleganti ben quattro sono, appunto, italiane.

La classe non si impara

Lo studio globale ha classificato le prime 100 città più eleganti. “L’eleganza non può essere acquistata, la qualità, l’eleganza si riferiscono a qualcosa di più sottile e difficile da definire. E mentre le tendenze cambiano, la vera eleganza non esce mai di stile, forse per questo al top c’è Parigi, lo chic per eccellenza” spiega la ricerca. Ma cosa significa la definizione ‘eleganza’, o meglio come la si può misurare? E perché alcune metropoli la incarnano, o la interpretano, meglio di altre? Per lo studio, i ricercatori hanno esaminato numerosi criteri basati su dati per valutare le città, tra cui il voto di architetti, giornalisti di moda e di lifestyle e trendsetter da tutto il mondo per valutare secondo le loro informazioni e aree di competenza quali siano.

Fattori tangibili e intangibili

Sebbene si tratti di una classifica, molte persone hanno difficoltà a esplicitare la definizione di eleganza, anche – o forse soprattutto – riferita a una città. “E’ semplicemente così!”, potrebbe essere la risposta più comune. Lo studio, però, si prefigge anche un obiettivo di attendibilità: “Abbiamo messo alla prova i nostri preconcetti, ricorrendo ai dati per definire e valutare dove si trovano le città più eleganti nel mondo. Abbiamo scelto alcuni fattori in tre categorie chiave per valutare la nostra lista: fattori relativi alla moda, fattori relativi al paesaggio urbano e accessibilità. Abbiamo analizzato migliaia di città e selezionato 400 luoghi ampiamente considerati eleganti per la moda o l’architettura. Li abbiamo valutati in base ai fattori rilevanti, selezionando le migliori” affermano i responsabili dello studio.

I parametri dei voti

“Per ottenere un punteggio elevato, abbiamo stabilito che una città dovesse essere caratterizzata da un settore della moda particolarmente attivo e vivace, un’architettura importante dal punto di vista culturale e storico, un’alta desiderabilità turistica e un punto di accesso attraente per i visitatori” spiegano ancora gli analisti.

La top ten delle città eleganti

Ecco, in ordine dal primo posto al decimo, la hit delle città eleganti: Parigi; Londra; Vienna; Venezia; Firenze; Barcellona; Milano; Roma; Oslo; Amsterdam.

Milano regina dell’alta tecnologia: export a +13%

La Lombardia e Milano si confermano le “regine” dell’alta tecnologia italiana. Un primato confermato dai risultati: in questo settore, infatti, l’export lombardo ha registrato nel 2017 una crescita del 13%,  per un valore di oltre 3 miliardi di euro nei primi tre mesi, pari a circa un terzo del totale nazionale di 10 miliardi (+6%).

Medicinali e apparecchi al top degli scambi

In Regione, i primi prodotti per valore di scambio in tutto in mondo  sono i medicinali, con oltre 1 miliardo di euro (+49,5%). Seguono gli strumenti e apparecchi di misurazione per quasi mezzo miliardo, poi apparecchi per le telecomunicazioni, prodotti farmaceutici di base e computer per oltre 300 milioni. Le destinazioni per questa tipologia di export sono soprattutto Stati Uniti (409 milioni, +68%). L’export verso Germania e Svizzera si attesta a quasi 300 milioni. Decisamente in crescita anche le esportazioni verso il Regno Unito (171 milioni, +49%) e il Giappone (132 milioni, + 45%).

Il ruolo dell’innovazione

La Camera di commercio con l’azienda speciale Innovhub SSI, nata nel 2011 dall’unione di Innovhub con le ex-Stazioni Sperimentali per l’Industria dei settori cartario, tessile, dei combustibili e degli oli e dei grassi con l’obiettivo di far progredire la ricerca in una direzione sempre più sostenibile, svolge attività di ricerca applicata, consulenza tecnico-scientifica e testing industriale avvalendosi di numerosi laboratori scientifici ed esperti di ricerca e innovazione. Fornisce anche servizi nell’ambito della progettazione europea e dei finanziamenti all’innovazione, con una attenzione particolare alle PMI. Anche l’internazionalizzazione è sempre più tecnologica.

Gli strumenti a disposizione delle aziende per conquistare i mercati esteri

Crescono anche gli strumenti sul web utili a potenziare la presenza delle imprese lombarde sui principali mercati esteri. In questa direzione, Promos, Azienda Speciale per le Attività Internazionali della Camera di commercio, propone servizi che danno la possibilità alle azienda lombarde di sviluppare diversi strumenti online per presentare i propri prodotti ai principali buyer esteri, mettendo a disposizione un’assistenza personalizzata per favorire lo sviluppo internazionale del business aziendale.

Hi-tech in Lombardia, 9,5 miliardi in tre mesi

Milano è prima sia per import sia per export con oltre 6 miliardi complessivi di interscambio. Seguita nell’export da Monza e Brianza che cresce del 70%, da Varese e da Lodi, mentre nell’import da Lodi, Monza e Brianza e Pavia. E se Milano è specializzata soprattutto nell’export di prodotti farmaceutici, Monza e Brianza è prima in componenti elettronici. Per quanto concerne le apparecchiature per le telecomunicazioni Lodi segue Milano mentre Varese si specializza nel settore aeromobili.

Lombardia, il settore delle costruzioni si rialza: scambi per 388 milioni in tre mesi

La Lombardia si conferma la Regione “campionessa” delle costruzioni. Sono infatti ben 134 mila le imprese attive sul territorio regionale su un totale italiano di 775 mila. Gli addetti sono 278 mila, che raggiungono quota un milione e 431 mila in Italia. Con 93 mila imprese nei lavori specializzati, la Lombardia arriva a pesare un quinto di tutta Italia: ecco alcuni dei dati frutto di un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese 2016 e 2017. Milano concentra 40 mila imprese, Bergamo 18 mila e Brescia quasi 17 mila. Ma i numeri sono di tutto rispetto anche nelle città più piccole: circa 12 mila le imprese sia a Monza che a Varese e intorno alle 8 mila a Como e a Pavia.

Un business che cresce del 6,2%

La Lombardia vale in tre mesi nel settore delle costruzioni 388 milioni di scambi verso il mondo (138 milioni l’import e 250 milioni l’export) nei primi tre mesi del 2017: in crescita del 6,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un business che pesa il 35% degli scambi italiani, valutabili nei primi tre mesi a oltre un miliardo. In crescita del 12% gli scambi milanesi che raggiungono i 157 milioni. Seguono Brescia con 62 milioni (+3%) e Bergamo con 40 milioni. Milano, Monza e Lidi insieme totalizzano 55 mila imprese del settore costruzioni, circa 200 milioni di import-export in tre mesi con il mondo.

Ance, meno burocrazia, più alleanze per le imprese di Milano, Lodi, Monza Brianza

In contemporanea con la diffusione di questi dati, si è svolta anche l’assemblea generale di Assimpredil Ance, l’associazione che raggruppa le imprese di costruzione delle province di Milano, Lodi, Monza, Brianza. Le linee guida per lo sviluppo sono state tracciate: meno burocrazia, incentivi fiscali stabilizzati, una revisione delle strategie del sistema bancario per migliorare l’accesso al credito, attenzione alle norme sulla sicurezza in cantiere. Sono questi i punti cardine per  una “alleanza” tra imprese e istituzioni per un “nuovo modello di sviluppo” che parte proprio da Milano. “C’è ottimismo a Milano e l’obiettivo è di farne un laboratorio dove gli attori sono lavoratori, imprese e istituzioni” ha dichiarato il presidente della associazione, Marco Dettori.

Possibili 15 milioni di metri quadrati da rigenerare

In base ai dati di Scenari Immobiliari, nei prossimi 10 anni a Milano e Provincia potrebbero esserci più di 15 milioni di metri quadrati da rigenerare, con un valore di investimento di circa 20 miliardi. “Auspichiamo una rapida revisione delle strategie del nostro sistema bancario che dovrebbe sostenere tanto le grandi trasformazioni, quanto l’insieme dei piccoli e medi investimenti di ricucitura urbana a chi guarda il nostro tessuto produttivo” ha spiegato Dettori. Che ha anche posto l’attenzione sugli appalti per le grandi opere “che negli ultimi anni sono rimaste appannaggio di pochi grandi appaltatori”, a discapito delle piccole medie imprese del milanese.

Vacanze, 6,3 miliardi la spesa dei lombardi all’estero

Dove vanno in vacanza i lombardi, quali mete estere scelgono e perché, quanto spendono e soprattutto quali sono le città della Lombardia che “generano” il maggior numero di viaggiatori? A questa e ad altre curiose domande risponde un’elaborazione della Camera di commercio di Milano che ha analizzato i dati della Banca d’Italia relativi agli ultimi quattro anni. Nel 2016 sono stati circa 24 milioni i lombardi che si sono recati oltre confine: un numero che rappresenta il +1,4% in un anno. La spesa complessiva per i viaggi all’estero nel 2016 si è attestata a 6,3 miliardi di euro, in crescita del 2,9% sull’anno precedente. E solo i primi mesi del 2017 hanno messo a segno una spesa di quasi un miliardo di euro. Insomma, i residenti in Lombardia hanno la valigia sempre pronta.

Milano la prima provincia italiana per viaggi all’estero

Milano con oltre 2,3 miliardi di euro di spesa nel 2016, +4,5% sull’anno precedente, è la prima provincia italiana per viaggi all’estero, tra vacanza e motivi di lavoro: pesa infatti per il 10,4% sul totale nazionale. La classifica delle città italiane maggiormente globe trotter vede a seguire dopo il capoluogo lombardo Roma (2,2 miliardi, 9,9%) e Torino (1,1 miliardi, 4,8%). Nella hit delle prime 15 province per spesa dei viaggiatori all’estero, ne compaiono altre 5 lombarde: Varese al quarto posto con 985 milioni, Como settima (601 milioni), Brescia ottava (533), Bergamo decima (504), Monza e Brianza tredicesima (413).

Imprese turistiche in Lombardia, la carica delle 2.400

Sono un numero di tutto rispetto le imprese di servizi turistici in Lombardia. Sono quasi 2.400 le imprese lombarde che si occupano di organizzare viaggi e di assistenza turistica: da sole rappresentano il 15,5% del totale italiano dell’intero settore. Anche in questa inedita classifica, Milano è prima con 1.106 imprese, il 46,4% del totale regionale. Seguono a distanza e nell’ordine Brescia con 281 imprese (11,8%), Bergamo con 206 (8,6%), Varese e Monza e Brianza con 170 ciascuna. I dati sono il frutto dell’elaborazione della Camera di commercio sulle cifre del registro imprese al primo trimestre 2017 e 2016.

Aziende turistiche in Italia, Roma la prima

A livello nazionale, le imprese di servizi turistici attive e distribuite su tutto il territorio sono 15.435. Non sorprende che Roma sia prima con 1.977 attività turistiche (+1,8% in un anno), seguita da Milano con 1.106 imprese e Napoli con 1.028. Chiudono la classifica Torino, Firenze e Bari.

L’importanza della lead generation

C’era una volta quella che gli anglosassoni chiamavano word of mouth communication, il cosiddetto passaparola. Se si era provato un nuovo prodotto o fatto una determinata esperienza da consumatore, l’individuo commentava, giudicava e dava informazioni ad altri soggetti. Un fenomeno tutt’altro che banale, tanto da diventare oggetto di studio dei sociologi e dei massmediologi per comprendere come gestire questa trasmissione di informazioni tra soggetti, in uno scenario definito rete sociale. Oggi la rete alla quale si fa riferimento è quella virtuale, e nel web marketing il passaparola è in un certo senso sostituito dalla lead generation, ovvero la capacità di generare potenziali clienti interessati a un brand e, più specificatamente, raccogliere informazioni dell’utente utili a fargli compiere un acquisto o a farlo aderire a un’offerta.

È attraverso i motori di ricerca, le mailing list, i forum, i blog e i social network che potenzialmente si può fare lead generation, ovvero raccogliere i dati dell’utente e profilarli. Le visite sui vari canali partono già come altamente targhettizzate, e vengono convogliate in landing page appositamente create dall’azienda per raccogliere i dati. Oggi tutte le attività di web marketing sono in qualche modo orientate a creare lead generation, cioè a raccogliere dati salienti, che in futuro possano garantire una conversione del contatto. Il concetto di conversione fa riferimento non tanto all’acquisto finale, quanto al consenso, all’ essere ricontattati per fini di marketing (l’obiettivo finale di tutto il processo resta comunque la vendita).

A tal fine, non tutti i canali di web marketing e non tutti i dati raccolti sono utili alla lead generation. Nel caso di Facebook, i like non sono da considerare lead generation, così come su Twitter non è lead generation un click. Come riferimento, per entrare in relazione con l’utente in un secondo momento e avere quindi una vera lead generation, serve almeno l’indirizzo e-mail. Su questi social network ciò è ottenibile se gli utenti in questione sono follower. In generale, assume importanza la consapevole cessione di dati dell’utente, la volontà e disponibilità ad essere ricontattati. In questo senso non è da sottovalutare l’action message, ovvero la richiesta di aiuto da parte dell’utente. L’utente che si trova a chiedere un chiarimento su un prodotto-servizio o che necessita di assistenza, è disponibile a dialogare con l’azienda attraverso comodi canali web, ed è favorevole a rilasciare i suoi dati per giungere alla risoluzione di un problema. Una politica interessante di action message è portata avanti da alcuni operatori telefonici, che dando un ruolo sempre meno centrale canale telefonico, convogliano l’assistenza al cliente sui social network, attraverso pagine dedicate.

Disegnare un logo ricordando la lezione di Bob Noorda

Chissà quanti lavoratori milanesi trascorrono il tempo di una corsa in metropolitana ripensando alla giornata lavorativa appena conclusasi, ai progetti e alle sfide da intraprendere nei giorni a venire. Tra loro non mancano pubblicitari, grafici e designer che approfittano del tragitto sotterraneo per intensificare il processo creativo, perché l’idea vincente la si trova nel metodo, ma anche nell’illuminazione improvvisa. La metropolitana di Milano può essere una straordinaria palestra per i sensi delle menti creative, perché l’allestimento visivo porta la firma di Bob Noorda, designer olandese che ha profondamente rinnovato la storia della grafica italiana.

Noorda introdusse la striscia continua di diversi colori (rosso, verde, giallo) per distinguere le differenti linee della metropolitana milanese, che nel logo riprende l’iniziale della parola “Milano” e, specularmente (anche dal punto di vista visivo, per evocare la città sotterranea), l’iniziale di “Metropolitana”. Basterebbe questo logo a schiudere un universo di semplicità, coerenza e aderenza all’immagine del committente che tutti i grafici e i designer che oggi si cimentano con la creazione di un logo dovrebbero seguire.

Oggi, invece, si assiste a creazioni che non sempre incontrano i favori de pubblico, come dimostrano due recenti casi. Il primo lo ha scoperchiato il Corriere del Mezzogiorno, riportando i commenti sul nuovo logo di Bari, disegnato da una commissione ad hoc e costato 57 mila euro. Il logo si presenta barocco, quadripartito, con un eccesso di segni grafici. Il web è insorto e ha finito con lo storpiare il pay off “Never Ends” in “la politica non smette mai di stupirci”. Il secondo caso si è verificato lontano dal Sud Italia, aldilà delle Alpi. Riguarda il logo del comune di Lugano (Svizzera) e dimostra come non siano solo i grafici italiani a deludere.

Quali consigli dare, allora, a chi oggi si accinge a disegnare un logo? Dal punto di vista grafico, emergente invece è l’idea di un design digital first, che parta cioè dalla leggibilità sui nuovi device digitali. È sbagliato, però, rincorrere forsennatamente le mode, le tendenze e gli stilemi del momento, pena la rapida obsolescenza del logo. L’esempio di Bob Noorda, che in carriera ha disegnato ex-novo o proposto il restyling di marchi assai noti, come Algida, Eni, Enel, Coop, Feltrinelli, Mondadori e Pirelli (solo per ricordarne alcuni), sembra condurre verso grafiche minimali, riflessive, armoniose, che con pochi tratti colgono l’essenza di un’azienda e la portano fuori dal tempo. Taciturno, schivo, poco folgorante nell’arte oratoria, Noorda aveva nell’ascolto una delle sue doti migliori, una tecnica ancora oggi preziosa nel design di un logo: bisogna saper ascoltare la storia dell’azienda committente, l’anima dei sui prodotti e l’ispirazione dei concorrenti, per trovare una propria, distintiva voce.