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Lavoro: cercasi da 3,1 a 3,6 milioni di occupati entro il 2028

Nello scenario più positivo, in Lombardia, con un fabbisogno atteso pari a 669mila unità, si concentrerà oltre il 18% dell’intera domanda nazionale di lavoratori tra il 2024 e il 2028, nel Lazio il 9,8% (356mila unità), in Campania l’8,8% (320mila), in Emilia-Romagna l’8,4% (306mila) e in Veneto l’8,3% (302mila). 
Di fatto, tra il 2024 e il 2028 il mercato del lavoro italiano potrebbe esprimere un fabbisogno compreso tra 3,1 e 3,6 milioni di occupati.

Sulle previsioni inciderà l’effettivo impatto delle risorse stanziate con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Emerge dal report sulle Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine, elaborato nell’ambito del Sistema informativo Excelsior e realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro. 

Gran parte del fabbisogno determinato dai lavoratori in uscita

Le necessità di sostituzione dei lavoratori in uscita dal mercato del lavoro determineranno la gran parte del fabbisogno (2,9 milioni di unità nel quinquennio), pari a una quota dell’80% nello scenario positivo e del 92% in quello negativo.

Nel 2024-2028, per l’insieme dei settori privati e pubblici, circa il 41% del fabbisogno complessivo interesserà dirigenti, specialisti e tecnici (tra 1,3-1,5 milioni), mentre le professioni commerciali e dei servizi assorbiranno il 19% del fabbisogno totale, gli impiegati il 15%, gli operai specializzati l’11% e i conduttori di impianti il 6%.
Rispetto all’attuale struttura professionale saranno perciò destinate a crescere le professioni specialistiche e tecniche, ma anche quelle impiegatizie, mentre continueranno a diminuire operai specializzati e conduttori di impianti.

Le professioni richieste nel terziario

Circa il 38% del fabbisogno occupazionale del quinquennio riguarderà professioni con una formazione terziaria (laurea, diploma ITS Academy o AFAM), il 4% profili con diploma liceale e il 46% personale in possesso di formazione secondaria di secondo grado tecnico-professionale.
In particolare, nell’istruzione terziaria sarà elevato il fabbisogno di personale con titolo in ambito STEM, che determinerà un significativo mismatch rispetto alla presenza di giovani in possesso di questo tipo di formazione.

Per l’insieme dei percorsi STEM potrebbero mancare, infatti, ogni anno tra 8mila e 17mila giovani.
Per quanto riguarda gli altri indirizzi, è attesa una carenza di offerta per insegnamento e formazione (mancheranno tra 9mila-12mila giovani), economico-statistico (5-11mila) e medico-sanitario (circa 7mila).

Green e digitale: più competenze richieste e nuove figure professionali

Anche per la formazione secondaria di tipo tecnico-professionale è prevista una carenza di offerta, che riguarderà sia i percorsi quinquennali (mancheranno tra 13mila-42mila giovani all’anno) sia quelli di Istruzione e Formazione Professionale. 

I macro trend delle transizioni green e digitale incideranno sulla domanda di personale, portando sia all’innalzamento delle competenze verdi e digitali richieste sia alla nascita di nuove figure professionali.
Si stima che tra il 2024 e il 2028 il possesso di competenze green verrà richiesto con importanza almeno intermedia a oltre 2,3 milioni di lavoratori (quasi i due terzi del fabbisogno del quinquennio) e le competenze digitali a 2,1 milioni, oltre il 58% del fabbisogno totale.

Quali sono i professionisti introvabili? Esperti in cybersecurity, colf e anestesisti

La classifica delle cosiddette posizioni ‘hard to fill’, ovvero quelle che rimangono scoperte per 2 mesi o più, comprende esperti in sicurezza IT, ma anche colf conviventi e anestesisti, hair stylist e radiologi. 

Sono queste le posizioni di più difficile reperimento secondo Indeed, la piattaforma per chi cerca e offre lavoro, che ha esaminato gli annunci di lavoro postati sul proprio portale dal 1° gennaio alla fine di novembre 2023
Per quanto riguarda il mondo Itc più del 75% degli annunci di ricerca per posizioni di Security engineer è rimasto aperto per oltre 60 giorni. E la situazione è simile anche per le ricerche di Cybersecurity engineer (72%).

Mancano all’appello anche digital sales account, firmware engineer, sviluppatori java

Le altre posizioni legate al mondo Ict che figurano in classifica vanno dal ‘digital sales account’, in quarta posizione, al ‘firmware engineer’, settimo classificato. E poi ancora, ‘sviluppatore java’ (11°), ‘ingegnere elettronico’ (12°) e ‘sviluppatore front end’ (13°), con, rispettivamente il 59%, 58% e 55% di annunci che rimangono aperti per oltre 60 giorni.

L’evoluzione tecnologica ha portato a un aumento esponenziale dei dati digitali e delle informazioni sensibili condivise online. Questo ha reso le organizzazioni più vulnerabili a cyber attacchi, hacking e furti di dati. Per proteggersi, le aziende hanno bisogno di professionisti altamente qualificati in grado di garantire la sicurezza delle loro reti e sistemi.

Dall’Ict alla sanità la domanda spesso supera l’offerta

Con quasi il 68% degli annunci di lavoro che rimane scoperto per oltre 60 giorni, al quinto posto della classifica si posizionano colf conviventi, difficili da trovare quasi quanto gli hair stylist, che occupano il sesto posto (67%).
La carenza di medici su tutto il territorio nazionale poi non è una sorpresa, situazione che si riflette anche nell’analisi di Indeed. Tanto che anestesista (8°), radiologo (9°) e neurologo (10°) presentano una percentuale significativa di offerte di lavoro ancora aperte dopo 60 giorni, rispettivamente, 62%, 60%, 59%.

“Dall’Ict alla sanità, le competenze richieste sono sempre più specializzate e la domanda di professionisti qualificati supera spesso l’offerta – aggiunge Colarossi -. Questo sottolinea l’importanza da parte di aziende e istituzioni di investire nella formazione continua e nello sviluppo delle competenze per favorire l’incontro tra domanda e offerta”.

La carenza di candidati qualificati non è in grado di colmare il divario

I dati di Indeed indicano chiaramente una forte domanda di professionisti IT nel mercato del lavoro italiano, riferisce Adnkronos, ma che la carenza di candidati qualificati non è in grado di colmare questo divario, rendendo queste posizioni difficili da coprire, 

“In un mondo sempre più digitalizzato, i ruoli legati alla sicurezza IT sono tra i più richiesti sul mercato – afferma Roberto Colarossi, senior sales director per Indeed in Italia -. Un settore che offre numerose opportunità per i professionisti attuali e futuri di costruire carriere gratificanti e durature”.

Esternalizzazione: per le aziende il fattore chiave del 2024

Esternalizzare i processi nel 2024 diventerà un fattore sempre più rilevante per le aziende. Secondo We Are Fiber, azienda specializzata in outsourcing, il motivo principale per l’adozione di questo tipo di approccio è la riduzione dei costi. 
Ma esternalizzare offre anche la possibilità di ottimizzare i processi interni, migliorare la qualità di prodotti e servizi e rafforzare la posizione sul mercato.

Inoltre, comporta un impatto importante sulle risorse umane e la loro gestione. Se alcune attività vengono delegate a fornitori esterni le imprese hanno più tempo e risorse per lo sviluppo e il perfezionamento delle competenze. 
L’outsourcing dei processi costituisce quindi una componente vitale della strategia aziendale, ma deve basarsi su partnership solide, sulla gestione efficace del cambiamento e sull’apertura alle nuove opportunità del mercato globale. 

La sostenibilità dell’outsourcing

Lo sviluppo sostenibile è diventato uno dei punti chiave anche dell’outsourcing contemporaneo. Le aziende devono però adattarsi con grande rapidità alle fluttuazioni del mercato. E adottando i criteri della flessibilità e scalabilità, possono diminuire o aumentare le risorse a seconda delle esigenze.

Ma come regolarsi con la sicurezza dei dati?
Le norme stringenti sulla privacy obbligano le aziende a verificare che i partner esterni aderiscano a standard elevati in merito a etica del lavoro e responsabilità sociale. Sono aspetti da non trascurare, perché corrispondono anche a una buona conservazione e protezione dei dati, nel rispetto delle normative in vigore.

Il ruolo delle nuove tecnologie

Nel 2024 l’integrazione tecnologica e l’automazione svolgono un ruolo principale nell’esternalizzazione.
Da parte delle aziende la tendenza è quella di affidarsi a partner esterni per implementare soluzioni tecnologiche avanzate, fra le quali, il machine learning e l’automazione dei processi robotici.

Sono tecnologie essenziali, perché possono aumentare l’efficienza e ridurre i costi, e influiscono in maniera determinante anche nel migliorare la velocità dei processi aziendali.

Il futuro dell’esternalizzazione

Se si guarda al futuro, le prospettive appaiono sempre più ampie, in quanto l’esternalizzazione continuerà a evolversi e a espandersi anche in altri campi. Specialmente con l’avanzamento delle tecnologie, e con le nuove opportunità di mercato, da parte delle aziende emerge la necessità di rimanere flessibili e aperte a forme di collaborazione esterna.

L’adozione di pratiche sostenibili e responsabili, l’impegno per l’innovazione e la qualità del servizio, sono tutti elementi fondamentali per il successo a lungo termine nell’ambito dell’esternalizzazione. 

Famiglie, risparmio e inflazione: serve più istruzione finanziaria

Dall’Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani, condotta da BVA Doxa per Intesa Sanpaolo e il Centro Einaudi nel corso del 2023, emerge come negli ultimi due anni risparmiatori e investitori si siano mossi sul mercato finanziario senza panico, ma con tanta prudenza da sembrare paralizzati.

A fronte del ritorno dell’inflazione, le famiglie italiane hanno avuto il buon senso di non vendere tutto e continuare a risparmiare. Ma per poter affrontare con consapevolezza il nuovo contesto emerge tuttavia l’esigenza di maggiore competenza e alfabetizzazione finanziaria, sia per i giovani sia per gli adulti.
Da sempre favorevoli al ‘mattone’, propense a non rischiare e rispettose della Borsa, le famiglie sanno di dover risparmiare di più, ma sottovalutano la differenza tra investimenti prudenti e investimenti efficienti.

Cresce la percentuale media di reddito risparmiata

Di fatto, il 95% delle famiglie dichiara di essere finanziariamente indipendente, in aumento rispetto al 93% del 2022, a conferma che, malgrado le difficoltà dello scenario, l’autonomia reddituale resiste.
La quota delle famiglie che riescono a risparmiare si porta sui valori massimi del pre-pandemia (54,7% vs 53,5% 2022). Sale anche la percentuale media di reddito risparmiata (12,6%, dall’11,5% del 2022).

Tra le motivazioni del risparmio, spiccano la casa (30%) e i figli (16%). Solo il 5% degli intervistati dichiara di aver accantonato risorse per far fronte all’aumento dei prezzi. Per un terzo del campione, il risparmio è genericamente precauzionale, cioè senza un’intenzione precisa.

Investimenti: salgono le obbligazioni

Tra gli investimenti finanziari salgono le obbligazioni, che raggiungono il 28% dei portafogli di chi le detiene e assorbono in parte la flessione del risparmio gestito.

La Borsa resta un ‘terreno da dissodare’: vi ha operato negli ultimi 12 mesi solo il 4,2% del campione. Nell’ambito degli investimenti alternativi, dominano l’oro (interessa il 23% degli intervistati) e i fondi etici ESG (13%).
Malgrado una crescente sensibilità ai rischi, l’86% degli intervistati dichiara di non aver sottoscritto un’assicurazione per coprire le spese mediche, e il 68% non ha un’assicurazione vita.

Solo il 38% sa definire correttamente l’inflazione

Nel futuro dei risparmiatori c’è un ritorno a un mondo sparito da oltre un decennio, ma del tutto normale, nel quale stentano oggi a prendere le decisioni: non scongelano l’iceberg di liquidità, tornano verso l’investimento obbligazionario, ma più per toccare il meno possibile i portafogli che per intraprendere un nuovo viaggio.

Solo il 38% è in grado di dare una definizione corretta dell’inflazione. Oltre un quarto la confonde con il livello dei prezzi, qualcuno con il deprezzamento della valuta, altri con lo scostamento dal target della Banca Centrale Europea.
A conferma di questa difficoltà di orientamento, oltre un terzo circa degli intervistati indica la detenzione di liquidità e obbligazioni a tasso fisso tra i comportamenti più idonei da tenere nel caso di inflazione. Il 30% cita invece il ‘mattone’, poco più del 10% l’oro e i ‘beni rifugio’.

Fuga di cervelli: leve fiscali per attrarre gli expat

Il fenomeno della ‘fuga di cervelli’ e del trasferimento degli italiani all’estero non è nuovo e continua ad accendere il dibattito sulla perdita di talenti di alto valore, che rischia di ridurre la competitività dell’Italia all’estero.
Maggiori vincoli burocratici, difficoltà a trovare alloggio, bassi livelli di retribuzione, scarse opportunità di carriera, qualità di vita che non soddisfa le aspettative, sono tra le preoccupazioni più sentite dagli expat italiani. 

Secondo l’ultimo Expat City Ranking 2023 di InterNations l’Italia è tra i posti peggiori in Europa dove lavorare.
Al contrario, guadagnano il podio le destinazioni europee che offrono un costo generale della vita più basso, un work-life balance più equilibrato, e un’assistenza sanitaria più accessibile.

La variabile fiscale

C’è poi un aspetto che InterNations non considera, ma che invece è dirimente nella scelta effettuata da i tanti che negli ultimi anni si sono trasferiti in Italia: la variabile fiscale.

“Le agevolazioni fiscali, concepite inizialmente come misure volte a favorire il ‘rientro dei cervelli’, sono state successivamente applicate a una platea molto ampia di lavoratori – sottolinea Linda Favi, Senior Associate Studio Legale Ughi e Nunziante -. Le misure hanno avuto un grande successo, ma si sono prestate anche a varie forme di abuso, quale il trasferimento all’estero per brevi periodi per poter beneficiare per 10 anni di una drastica riduzione delle imposte”.

Nel 2024 irrigidimento delle agevolazioni 

Per questo, dal primo gennaio 2024 il governo ha previsto di ridurre la portata dei benefici, abbassando la percentuale di esenzione del reddito e la durata del beneficio.

“Per l’anno fiscale 2024 si prevede un ‘irrigidimento’ della normativa di vantaggio, poiché è stata ridotta la riduzione della base imponibile dal 70% al 50% con un tetto massimo di 600mila euro, senza specificare se annuo o per i 5 anni. Inoltre, i soggetti che richiedono l’applicazione non devono essere stati residenti in Italia nei precedenti tre anni e devono impegnarsi a risiedere fiscalmente nel nostro paese per almeno 5 anni -. aggiunge Paolo Borghi, Partner di Moore Professionisti e Associati -. Inoltre, l’attività deve essere prestata per la maggior parte del tempo nel territorio italiano”.

Come attrarre persone ad alto reddito dall’estero?

Sono richiesti però anche requisiti di elevata qualificazione o specializzazione, attestata dal paese di provenienza e riconosciuta in Italia, come riferisce Adnkronos.

“Tuttavia, queste norme potrebbero non avere l’effetto sperato, ovvero, attrarre talenti o persone ad alto reddito, se non sono accompagnate da un sistema ‘paese’ che favorisca l’accoglimento di queste persone, che generalmente hanno alte aspettative lavorative e di ‘qualità della vita’ – continua Borghi -. La variabile fiscale è solo una delle leve per attrarre i talenti o le persone ad altro reddito, ma non l’unica e deve essere accompagnato da una serie di altre attività, per offrire concrete opportunità di crescita professionale ed elevare la qualità di vita per avere un concreto effetto positivo per l’Italia”.

Scuola: la conoscenza civica degli studenti italiani supera la media internazionale

È quanto emerge dall’indagine internazionale IEA ICCS (International Civic and Citizenship Education Study), condotta sull’educazione civica e la cittadinanza degli alunni di 13-14 anni, e presentata da Invalsi il 28 novembre: le studentesse e gli studenti italiani hanno un grado di conoscenza civica superiore alla media internazionale.

L’indagine, relativa al 2022, tiene conto di cinque aree di interesse (sostenibilità, tecnologie digitali, diversità, opinioni su sistema politico, cittadinanza globale) e tre “dimensioni”: conoscenza civica, atteggiamento e impegno, importanza dei contesti.
Gli alunni italiani si dimostrano quindi molto interessati, e attenti, a questioni come parità tra i sessi, diritti degli immigrati e sostenibilità ambientale. Ma le differenze geografiche tra le regioni, così come lo status socioeconomico della famiglia di provenienza, fanno la differenza.

Italia al settimo posto, la cinese Taipei al primo 

L’Italia ha conseguito un punteggio medio di conoscenza civica significativamente superiore alla media, pari a 523, classificandosi al settimo posto. Il punteggio più alto è stato ottenuto da Taipei cinese (583) e Svezia (565), il più basso da Bulgaria (456) e Colombia (452).

L’Italia presenta punteggi alti nei primi due livelli di rendimento (A e B) e bassi negli ultimi due (C e D).
Sud e Isole registrano il punteggio medio più basso dalla media nazionale, il Nord il più alto, mentre al Centro Italia molti studenti non raggiungono neanche il livello D, il minimo considerato dall’indagine.

Le studentesse hanno una marcia in più

In diciotto Paesi le studentesse hanno maggiore conoscenza civica dei loro compagni maschi. E in Italia le ragazze fanno registrare 27 punti in più dei ragazzi in tutte le macroaree geografiche. A eccezione del Sud, dove i risultati sono simili ma non presentano rilevanza statistica.

Dai dati emerge, inoltre, che lo status socioeconomico più alto degli studenti permette loro di avere maggiore conoscenza civica.
Un indice determinante che pesa molto, poi, è costituito dalla quantità di libri presenti in casa (più o meno di 26). Chi ha uno status socioeconomico alto, a livello internazionale, si discosta in questo indice di ben 65 punti.

Il futuro dei giovani è partecipato e democratico

Gli studenti italiani nel futuro sentono di poter partecipare civicamente, hanno aspettative più alte della media internazionale e si dichiarano propensi in misura maggiore degli studenti a livello medio internazionale a intraprendere una serie di attività a protezione dell’ambiente. 

Per quanto riguarda la partecipazione elettorale, la propensione degli studenti italiani al voto in età adulta è maggiore di quella rilevata a livello medio internazionale.
Dai dati emerge, inoltre, che per l’83% degli studenti italiani la democrazia resta la migliore forma di governo. Tuttavia, sono meno soddisfatti del sistema politico e più critici nei suoi confronti rispetto alla media internazionale. E sembrano avere meno fiducia nei tribunali e nel Parlamento rispetto alla media internazionale, ma più fiducia nei media tradizionali.

Inflazione e vino: quali sono i nuovi trend di consumo?

Il mercato del vino attraversa un periodo sfidante, caratterizzato da cambiamenti significativi in concomitanza con l’inflazione e una congiuntura economica negativa. Questi fattori hanno portato a una diminuzione dei consumi di vino a livello globale, Italia compresa, con un impatto notevole sui comportamenti d’acquisto, tra rinunce e privazioni.

L’aumento dei prezzi nel settore alimentare e delle bevande, con un incremento del 3,1% nel costo del vino nell’ultimo anno, ha comportato una perdita di 6.700 € pro-capite dal 2021 al primo semestre del 2023. Tre italiani su quattro hanno dovuto adottare strategie per far fronte a questa situazione, ad esempio la riduzione degli sprechi alimentari o l’aumento degli acquisti in promozione, .

Nei primi nove mesi del 2023 le vendite sono calate

Nel corso dei primi nove mesi del 2023, le vendite di vino nella Grande Distribuzione Organizzata (GDO) italiana sono diminuite di oltre il 3% in volume, mentre il canale HORECA mostra segnali di rallentamento dovuti a flussi turistici inferiori e alla riduzione della frequenza degli italiani nei ristoranti.

Per comprendere i nuovi modelli di consumo e di acquisto, l’osservatorio Wine Monitor di Nomisma ha condotto una survey sui consumatori italiani nel periodo gennaio-settembre 2023. Nel retail, il valore delle vendite di vino ha raggiunto i 65 miliardi di euro, in aumento rispetto al 2022 a causa dell’inflazione, ma ancora in calo in volume, sebbene si intraveda una mitigazione della flessione.

I vini bianchi registrano performance migliori 

Analizzando le tipologie di vino, i dati di Nomisma indicano che in GDO, a valore, gli IGP/DOP e i bianchi hanno registrato performance migliori, con una contrazione rispettivamente del -3,5% e -3,1%. Nei discount, i bianchi e i vini da tavola mostrano trend positivi (-2,9% e -2,3%), mentre i rosati crescono del +1,8% in volume e del +7,8% a valore.

La congiuntura economica negativa influisce su tutti i canali di consumo. La survey di Nomisma di ottobre 23 rivela che il 76% degli italiani ha consumato vino a casa propria o da parenti e amici, mentre solo il 24% lo ha fatto in locali e ristoranti. Il 21% ha ridotto i consumi fuori casa, mentre il 4% ha smesso del tutto.

Prospettive stabili per il futuro 

Per quanto riguarda le prospettive future, il 75% prevede che le abitudini di consumo di vino rimarranno stabili nei prossimi sei mesi, con solo il 5% che prevede un aumento. Il 24% degli intervistati dichiara l’intenzione di iniziare o aumentare gli acquisti diretti dai produttori, mentre il 9% si orienterà maggiormente verso gli acquisti online.

Tuttavia, le tendenze variano tra le generazioni. Gli under 25 si avvicinano al mondo del vino in modo diverso, consumando meno e preferendo luoghi fuori casa nel 38% dei casi. Sono anche più attenti alla sostenibilità e alla salute, mostrando un forte interesse per i vini a basso contenuto alcolico. 

Flessibilità, leadership gentile, benessere: ecco cosa vogliono i giovani lavoratori 

Lo attestano i risultati del Report di Rome Business School, dal titolo ‘Il lavoro e le persone: leadership, engagement, competenze e benessere’: per il 64% dei giovani dipendenti tra 23 e 30 anni, e dei manager con età compresa tra 31 e 60 anni, è la flessibilità di orario e luoghi di lavoro la priorità a cui le organizzazioni devono prestare maggiore attenzione.

E la Leadership gentile è il trend più importante riguardo all’evoluzione dei modelli di leadership (44,1%), mentre per il 33,3% lo stemperamento delle gerarchie, e per il 22,5% l’attenzione alla sostenibilità.
Nonostante in generale la retribuzione resti la principale motivazione al cambio di  lavoro, oggi i lavoratori desiderano lavorare per aziende socialmente responsabili, che offrano al contempo flessibilità lavorativa e percorsi di carriera.

Well-Being: priorità a benefit e welfare aziendale

Inoltre, il 23,2% pensa che le priorità per il Well-Being in azienda siano i benefit e il welfare aziendale, e solo per il 12,5% i servizi interni agli ambienti di lavoro.
Per poco più della metà (51,4%) il criterio maggiormente considerato dai giovani nella scelta di una posizione lavorativa è la possibilità di crescita, mentre il 45,9% del campione crede che questo criterio sia la flessibilità, e la restante percentuale, il posizionamento ESG dell’azienda.
E se per il 55,4% degli intervistati l’Engagement dei dipendenti è la sfida più importante del People Management, per il 29,5% è la Retention, mentre il 15,2% ritiene sia l’Attraction.

Un capo inclusivo e comprensivo

Oggi le esigenze dei dipendenti sono sempre più al centro, e in questo il leader ha un ruolo fondamentale.
Sta infatti al leader il compito di percepire le necessità dei dipendenti con cui collabora: deve fornire supporto psicologico, possedere qualità quali comprensione e umanità, deve mostrare inclusività, autorevolezza decisionale e capacità analitica di fronte ai problemi, ponendosi sempre come un esempio per i collaboratori.

I cambiamenti repentini che stiamo vivendo obbligano infatti una maggiore attenzione e cura da parte dei manager verso i propri collaboratori. La gestione del personale d’azienda non si basa prettamente sulle necessità aziendali, ma trae origine dalle esigenze dei dipendenti stessi.

Le 5 top skills del futuro

“Per essere competitivi, alla formazione di base e a quella tecnica bisognerà affiancare una cultura più interdisciplinare – afferma Francesco Baldi, docente dell’International Online Master in Finance di Rome Business School -. In particolare, saranno le Digital Skills a fare la differenza, perché particolarmente trasversali”, soprattutto quelle nell’ambito della sicurezza informatica, nell’automazione, cloud e Intelligenza artificiale.

Per il 64,9% del campione le competenze critiche da dover sviluppare in ambito AI sono la creatività e la relazionalità.
Ma per essere competitivi in ogni settore, le 5 top skills per il futuro saranno creatività, pensiero critico e analitico, problem solving, e abilità legate allo sviluppo e all’utilizzo della tecnologia. Come capacità di sapere leggere e interpretare i dati o competenze di programmazione.

Sicurezza informatica, crescono gli attacchi ai sistemi ICS

Nel primo semestre del 2023, in Italia è stato rilevato e bloccato software dannoso su circa il 23,7% dei computer appartenenti ai sistemi di controllo industriale (ICS). Questo dato, basato sul report ICS CERT di Kaspersky,  sottolinea la crescente minaccia alla sicurezza informatica nelle infrastrutture industriali del paese. Tra le minacce più comuni ci sono stati script dannosi e pagine di phishing (9,7%), risorse Internet non autorizzate (7,7%) e documenti malevoli (4,5%).

Anche i Paesi considerati sicuri sono sono attacco 

Un aspetto interessante è che anche paesi generalmente considerati sicuri, come Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Canada, Europa occidentale e settentrionale, hanno sperimentato un aumento degli attacchi informatici ai computer ICS nel corso del primo semestre. Sebbene questi paesi mantengano livelli di minacce relativamente bassi rispetto ad altre regioni, l’aumento delle minacce è stato principalmente attribuito al blocco di risorse Internet non autorizzate e di script dannosi, spesso veicolati attraverso Internet e e-mail. Inoltre, è stato osservato un significativo aumento del rilevamento di spyware in queste aree.A livello globale, la percentuale di minacce varia notevolmente da regione a regione. In Africa, ad esempio, si è registrata la percentuale più alta, pari al 40,3%, mentre nel Nord Europa la percentuale più bassa, al 14,7%. In particolare, l’Etiopia ha riportato la percentuale più alta di minacce per paese, con il 53,3%, mentre il Lussemburgo ha segnalato la percentuale più bassa, al 7,4%.

In Europa il settore manifatturiero è il più colpito

Nell’Europa occidentale, il settore manifatturiero sembra essere il più colpito dalle minacce informatiche, con il 17,4% di computer ICS colpiti, seguito dai settori dell’energia (16,2%) e dell’oil & gas (12,2%). Evgeny Goncharov, responsabile di Kaspersky ICS CERT, ha sottolineato l’importanza della sicurezza informatica per le organizzazioni industriali, definendola come una questione di protezione degli investimenti e di resilienza degli asset critici. Ha anche enfatizzato che la comprensione delle minacce informatiche può aiutare le aziende a prendere decisioni informate, distribuire le risorse in modo efficace e rafforzare le difese, contribuendo così a un ambiente digitale più sicuro per tutti.

Controlli e aggiornamenti per prevenire gli incidenti

Per proteggere i sistemi di controllo industriale da varie minacce, gli esperti di Kaspersky consigliano di effettuare regolari valutazioni della sicurezza, monitorare le vulnerabilità, eseguire aggiornamenti programmati, utilizzare soluzioni di rilevamento delle minacce sofisticate e migliorare la formazione del personale per la prevenzione e la risposta agli incidenti di sicurezza informatica. 

Voto in condotta: gli italiani sono favorevoli alla riforma

Al 76% degli intervistati piace l’idea di dare maggior peso al voto in condotta, ovvero, che venga considerato nei crediti necessari per sostenere l’esame di maturità e che in caso di voto pari a 6 scatti il debito scolastico in educazione civica. È quanto emerge dal sondaggio condotto da Quorum/YouTrend per Sky TG24. Insomma, gli italiani promuovono la riforma del voto in condotta annunciata dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. E se la proposta incontra il favore di tre italiani su quattro, il gradimento cambia leggermente in funzione delle fasce di età.

Chi è d’accordo ha tra 35 e 54 anni

Tra gli italiani con età compresa tra 18 e 34 anni è favorevole solo il 65% degli intervistati contro il 18% che si dichiara non a favore, mentre nella fascia anagrafica tra 35 e 54 anni la percentuale di è d’accordo sale all’82% (i contrari sono il 12%), e nella fascia da 55 anni in su il 77% dice sì contro il 13% che dice no. Ma a incontrare il favore di due su tre italiani è anche la figura del ‘docente tutor’, introdotta da quest’anno e che ha il compito di aiutare gli studenti nel processo di orientamento.Il 66% degli intervistati si dice infatti favorevole, mentre i contrari sono il 21%.  Anche in questo caso, le percentuali cambiano leggermente in base alle fasce d’età. Tra chi ha tra 18 e 34 anni l’idea piace al 63% (contrari il 24%), tra i 35-54 anni il 67% è favorevole ed è contrario il 21%, e tra chi ha oltre 55 anni l’idea piace al 66% mentre il 20% è contrario.

Una novità apprezzata in maniera traversale dall’elettorato di maggioranza e opposizione

In ogni caso, la novità sulla scuola sembra convincere in maniera traversale l’elettorato di entrambi gli schieramenti. La proposta del voto in condotta piace infatti all’84% dell’elettorato di FdI e all’87% dell’elettorato di altri partiti di centrodestra, oltre, rispettivamente, al 75% e 72% dei votanti del M5s e del Pd.
L’idea del docente tutor è invece apprezzata dal 67% degli elettori di FdI, dall’80% dei votanti di altri partiti di centrodestra, e rispettivamente dal 77% e dal 68% dell’elettorato del M5s e del Pd, riporta Italpress.

Una riforma pensata come un elemento della stretta contro il bullismo

La riforma del voto in condotta, pensata come un elemento della stretta contro il bullismo, prevede che la valutazione sul comportamento sia espressa in decimi e che il 5, contemplato per comportamenti gravi come commettere reati, violenze e ripetute violazioni del regolamento, contempli la bocciatura automatica. Inoltre, il voto in condotta torna anche alle medie, ma è soprattutto alle superiori che ha carattere più stringente.