Fashion week 2019, a Milano 13mila imprese e oltre 20 miliardi di giro d’affari

Dal 19 al 25 febbraio si tiene la consueta Milan Fashion Week, la settimana della moda. Un momento importante per le 13.196 imprese del settore del territorio milanese, rimaste stabili per numero rispetto allo scorso anno, e che danno lavoro a 91mila addetti sui 192mila presenti in Lombardia, e gli 846mila a livello nazionale. Il tutto per un giro d’affari che supera i 20 miliardi di euro.

La città delle sfilate, inoltre, pesa per il 6% del settore italiano in termini di imprese, e l’11% per addetti, ma per oltre il 20% dei ricavi. Cresce inoltre l’export di tessili del capoluogo, che nei primi nove mesi del 2018 supera i 5 miliardi, segnando un +6% in un anno.

Il design traina la moda. Milano domina con 2000 imprese

Da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del Registro delle Imprese, Aida – Bureau van Dijk, e Istat, emerge che nella moda italiana traina il design, con 18mila imprese (+2,3% in un anno), di cui oltre 4000 (+ 1%) in Lombardia. E Milano, con 2000 imprese (+4%), è prima a livello nazionale.

Complessivamente le imprese della moda in Italia sono 221mila, di cui 34mila in Lombardia, seguita da Campania (32mila) e Toscana (28mila). Per numero di imprese lombarde a Milano segue Brescia (quasi 4000), e Bergamo e Varese, con oltre 3000 aziende, mentre superano le 2000 Como, e Monza e Brianza. E sono 362 a Lodi.

Tra le province invece prima è Napoli con 21mila (+0,5% in un anno), seguita da Roma (15mila) e Milano (13mila). Vengono poi Firenze, Prato, Bari e Torino.

L’Export lombardo sfiora i 10 miliardi nei primi nove mesi del 2018

L’Export lombardo di moda nel mondo sfiora i 10 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2018, +3,6% rispetto all’anno precedente, una crescita superiore a quella italiana (+2,3%). L’Export lombardo rappresenta inoltre un quarto del totale italiano, pari a 39 miliardi, e Milano è leader sia in Lombardia sia in Italia, con un valore di 5,2 miliardi nei primi nove mesi (+6,4% rispetto allo scorso anno).

In Lombardia a Milano seguono Como, con 1,1 miliardi, Bergamo, con quasi 756 milioni, Varese, con 704 milioni (+3%), e Mantova, con 665 milioni. In forte crescita Lodi, che passa da 40 a 59 milioni (+47,1%), e Pavia, che da 147 milioni passa a 178 milioni (+21,1%). Ma è in crescita anche Cremona (+5,1%).

Gli Usa partner numero uno per l’export lombardo

Gli Stati Uniti diventano nel 2018 il maggior partner per l’export lombardo, con 979 milioni, +11,2% rispetto all’anno precedente. Seguono la Francia, con 911 milioni, Hong Kong, con 818, la Cina, con 713 (+13,6%), e la Germania, con 652. Crescita a due cifre anche per Austria (+21,9%), Croazia (+21,4%), Canada (+17,3%), Emirati Arabi Uniti (+16,7%) e Giappone (+14,1%).

Anno nuovo carriera nuova, con l’aiuto della master coach

I buoni propositi sono un ottimo viatico per raggiungere i propri obiettivi. E se anno nuovo è sinonimo di buoni propositi per qualcuno l’obiettivo potrebbe essere quello di conquistare una buona posizione in ambito lavorativo. Ma routine, sovraccarico e stress a volte ne ostacolano il conseguimento. Ecco quindi venire in aiuto i consigli della master coach. Perché, come scriveva Seneca nella lettera a Lucilio, “è necessario perseverare e aumentare la forza d’animo con assiduo impegno, fino al momento in cui il buon pensiero diventi buona volontà”.

Esempi di buona volontà: da Jonathan Swift alla scienza

Trasformare i buoni propositi in buona volontà è un consiglio che dall’antichità è stato tramandato fino a oggi, influenzando anche alcuni dei più autorevoli personaggi della contemporaneità: da Jonathan Swift, autore dei Viaggi di Gulliver, che nel 1699 compilò un elenco di buoni propositi, al visionario imprenditore Richard Branson, che nel 1972 stilò una lista di 8 consigli che lo portarono al successo. La volontà di rinnovamento è avvalorata anche dalla scienza, come dimostra il professore di Psicologia dell’Università del Texas, Cedric Wood, che suggerisce di essere determinati e precisi perché una spinta proveniente da una scarsa convinzione tende a esaurirsi in breve tempo.

Lasciarsi guidare da un’emozione pura e genuina

La regola fondamentale per perseguire i propri obiettivi, riporta Adnkronos, consiste nel non lasciarsi guidare da un impulso razionale, ma da un’emozione pura e genuina. “Ogni proposito è importante per agire a livello mentale e motivazionale, a patto che sia gratificante e non legato al senso del dovere”, spiega Marina Osnaghi, prima Master Certified Coach in Italia, che ha affiancato imprenditori e professionisti nel raggiungimento dei propri obiettivi.

Un po’ come quando ai tempi della scuola si affrontava lo studio in maniera passiva mentre, carichi di energia, si andava a giocare con i propri compagni. “La stessa situazione si presenta in ambito lavorativo – prosegue Osnaghi – quando si tende più volte a rimandare un incarico ritenuto troppo pesante e all’apparenza impossibile”.

“Le relazioni personali sono determinanti per la riuscita dei propri obiettivi”

“Le relazioni personali – aggiunge Osnaghi – rappresentano un fattore determinante per la riuscita dei propri obiettivi, ma tutto dipende dalla dinamica che si è instaurata. Molto spesso nei rapporti con i colleghi, amici e familiari, si tendono ad assumere atteggiamenti negativi, che finiscono per diventare un copione comportamentale. Bisogna saper parlare, ascoltare e domandare, cercando di far incontrare i punti di vista reciproci”.

Per questo motivo, tra i buoni propositi che i professionisti e imprenditori solitamente si pongono, rientrano quelli di “comunicare meglio e gestire riunioni efficaci, motivare e far crescere il gruppo”, sottolinea la master coach. Magari allentando la morsa della preoccupazione e risolvendo le sensazioni interiori negative generate dalla vita quotidiana.

Dalla Finlandia arriva il kalsarikänni, l’arte di sbracarsi sul divano

In un mondo che non dorme mai il kalsarikänni è la via finlandese per lo zen, una pratica e una filosofia per rilassare il corpo e rigenerare lo spirito. Nelle classifiche della felicità, la Finlandia è sempre ai primissimi posti. Molte caratteristiche dello stile di vita finlandese contribuiscono al raggiungimento di questo traguardo, basato sulla capacità di mantenersi calmi e in salute anche nell’occhio del ciclone.

Secondo Miska Rantanen, autore di Kalsarikänni, l’arte di stravaccarsi, questa capacità deriva dall’esercizio del kalsarikänni, ovvero stravaccarsi su un divano, possibilmente da soli, smettere di pensare, e farsi una bevuta.

In Svezia e Norvegia si pratica il lagom…

Questa forma di abbandono fisico e mentale, molto vecchio stile e per niente new age, è un percorso di rilassamento personale, recupero energetico e potenziamento dello spirito che prepara ad affrontare gli impegni. Come farlo? Basta spogliarsi degli abiti da lavoro fino a restare in mutande, tenere a portata di mano qualche dolcetto, preparare un letto o un comodo divano, una bevanda e lasciarsi andare.

In Svezia e Norvegia questa filosofia di vita è racchiusa nella parola lagom, che significa “la giusta quantità”, “niente di eccessivo”, “abbastanza. Il lagom è uno stile di vita improntato alla moderazione, alla consapevolezza sociale e alla sostenibilità, è democratico ed ecologico e, per molti versi, rappresenta la quintessenza del pensiero nordico.

…e in Danimarca l’hygge

Accanto al lagom c’è la celebre arte danese dell’hygge. Uno stile di vita hygge si ottiene creando un’atmosfera accogliente e intima, immergendosi in un tempo rallentato e assaporando i piaceri della vita momento per momento, circondati dall’affetto delle persone care. Hygge è una tazza di cioccolata calda sorseggiata sul divano, alla luce soffusa delle candele mentre fuori imperversa una bufera di neve. Se il lagom è una condizione mentale e una condotta di vita, all’hygge possiamo accedere creando o plasmando lo spazio fisico circostante. In pratica l’hygge è riassunto nell’immagine patinata che spopola sui blog di lifestyle e sulle riviste d’arredamento.

La meta finale: sollievo, relax e pace interiore

Nella gamma dei kit di sopravvivenza dei paesi nordici il finlandese medio preferisce affidarsi alla pratica primordiale, mondana e versatile del kalsarikänni. Una pratica attuabile in qualunque angolo del mondo, in qualunque situazione, contesto e soprattutto stato mentale. Un kalsarikänni ben fatto richiede però apertura mentale e disponibilità a vivere il presente, e in tal senso è affine alla meditazione consapevole, o mindfullness. Tuttavia, mentre la pratica della meditazione consapevole si sviluppa grazie all’aiuto di vari esercizi, ad esempio di respirazione, l’arte finlandese dello sbracarsi si aiuta con l’alcol, fornendo così una sorta di scorciatoia verso la meta finale: sollievo, relax e pace interiore.

Pagare con l’impronta del dito

Pagare sarà sempre più comodo, e soprattutto sicuro in ogni angolo del mondo, grazie a tecnologie che fino a poco tempo fa sembravano essere appannaggio esclusivamente dei film di fantascienza. Invece è realtà: arriva in Italia la prima carta di pagamento contactless che autorizza l’acquisto attraverso il riconoscimento dell’impronta digitale, eliminando così la necessità di apporre pin e firma. Per pagare è sufficiente avvicinarla al terminale Pos tenendo il pollice sul sensore della carta. A presentarla sono Intesa Sanpaolo e Mastercard, che hanno promosso in Italia una nuova carta di credito biometrica.

Il progetto pilota nelle grandi città

La fase di test, 16 settimane, messa a punto da Intesa Sanpaolo e Mastercard a Torino, Milano e  Roma  consente di sperimentare per la prima volta in Europa l’utilizzo di una carta biometrica contemporaneamente dotata anche di tecnologia contactless. La nuova card consente di combinare i vantaggi della tecnologia con chip a quelli della biometria, sistema informatico di identificazione tramite una caratteristica biologica. In questo caso la tecnologia biometrica si basa sul riconoscimento delle impronte digitali, come già avviene per alcuni sistemi di pagamento con il cellulare.

Velocità e facile utilizzo i must

“In Mastercard, in qualità di abilitatori di nuove tecnologie, lavoriamo costantemente con i nostri partner, per abilitare tecnologie all’avanguardia perché possano migliorare la vita quotidiana dei consumatori, garantendo semplicità e sicurezza ad ogni transazione”, ha detto Antonio Di Meo, Vice President Account Leader di Mastercard. I dati biometrici del titolare vengono rilevati in filiale tramite un’apposita apparecchiatura in grado di memorizzare e conservare in sicurezza l’impronta digitale sulla carta, che può essere utilizzata in tutto il mondo con le stesse modalità.

Quando la tecnologia è funzionale alla quotidianità

Dal canto suo, Intesa Sanpaolo si dice fiera di aver compiuto il primo passo per introdurre in Italia una carta “la cui tecnologia offre all’utilizzatore evidenti vantaggi concreti, in linea con la nostra scelta di anticipare e agevolare la diffusione di innovazioni davvero funzionali all’everyday banking delle persone”, ha spiegato la responsabile Retail della banca, Cinzia Bruzzone. Il progetto pilota, realizzato con il supporto di Mercury Payment System, si avvale anche del contributo di Gemalto, operatore mondiale che ha fornito la tecnologia per la realizzazione delle nuove carte biometriche e gli strumenti necessari per la memorizzazione dell’impronta digitale sul chip. Insomma, per pagare – e metterci al riparo da potenziali frodi – ci servirà soltanto.. un dito.

Carburanti, arrivano le nuove sigle

Carburanti, si cambia. Addio alle vecchie abitudini: quando faremo rifornimento dal benzinaio dovremo fare amicizia con nuovi segnali, che saranno gli stessi in ben 28 paesi del Vecchio Continente. Per identificare gasolio, verde, gpl e metano in tutta Europa verranno infatti utilizzate nuove etichette e sigle contrassegnate da una forma geometrica contenente lettere e numeri conformi allo standard definito nella norma EN 16942. La direttiva è già valida e applicata, anche in Italia.

Cosa prevede la direttiva Europea in merito

L’Unione Europea ha incaricato il Comitato Europeo di Normazione (CEN) di sviluppare etichettature da ora in vigore in tutti i 28 Stati membri dell’Unione, nei Paesi dello Spazio Economico Europeo (Islanda, Lichtenstein, Norvegia), e ancora in Serbia, Macedonia, Svizzera e Turchia. Anche sui nuovi veicoli prodotti in UE e destinati al mercato britannico continueranno ad essere presenti le etichette, indipendentemente dalle decisioni di questo Paese sull’applicazione delle regole UE dopo la Brexit.

Come sono le nuove etichette

La benzina viene indicata con una sagoma circolare, per il gasolio l’etichetta è quadrata mentre per i carburanti gassosi è a forma di rombo. All’interno di tali forme compariranno lettere e numeri: la ‘B’ per il gasolio (più un eventuale numero che indica la percentuale di biocarburante) oppure ‘XTL’ per il gasolio sintetico; ‘H2’ per l’idrogeno; ‘CNG’ per il gas naturale compresso; ‘LPG’ per il Gpl; ‘LNG’ per il gas naturale liquefatto. Per quanto riguarda la benzina, è utilizzata la sigla ‘E’ affiancata da un numero che indicherà la percentuale di etanolo contenuta. Una serie di etichette simili è prevista anche per i veicoli elettrici o ibridi plug-in e relative stazioni di ricarica.

Dove trovare le sigle

La direttiva Ue richiede che le etichette vengano applicate su tutte le stazioni di rifornimento dell’UE (sia sul distributore di carburante sia sulla pistola della pompa per l’erogazione). Non solo: le sigle dovranno essere ben visibili anche sui veicoli immessi sul mercato per la prima volta o immatricolati da oggi. Le tipologie di veicoli interessati dalla norma sono praticamente tutti: ciclomotori, motocicli, tricicli e quadricicli; autovetture; veicoli commerciali leggeri e pesanti; autobus. Sui veicoli le etichette si troveranno in prossimità del tappo o dello sportello del serbatoio e sul manuale d’uso e manutenzione fornito insieme alla vettura. Sui modelli più recenti si possono trovare nel manuale elettronico incluso nel sistema di infotainment del veicolo. Insomma, ci toccherà studiare per imparare a familiarizzare con i nuovi codici esposti dal benzinaio.

Milano regina delle startup innovative nel turismo

Milano attrae sempre più visitatori internazionali ed è in netta crescita sul fronte servizi turistici. Sono 15 a settembre 2018 le startup innovative attive secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Tanto che il capoluogo lombardo ha il primato in Italia per numero di imprese seguito da Roma, Rimini, Napoli. Progetti innovativi: la app per dare nuova luce alla cultura con il tablet sharing, l’impresa che offre servizi e soluzioni informatiche specializzata nel turismo, il sito con le proposte educative per viaggi d’istruzione e quello che propone di viaggiare con operatori locali, tour operator, agenzie. Ci sono inoltre 194 imprese specializzate nel noleggio di autoveicoli e biciclette e 146 in servizi di biglietteria, di prenotazione e guide turistiche.

Imprenditoria femminile e giovane i target più dinamici

Il settore si conferma in crescita in un anno dell’1% e dell’8,4% in cinque. Secondo un’elaborazione della Camera di Commercio sui dati Aida-Bureau Van Dijk e Istat i ricavi delle vendite delle imprese impegnate nel settore turismo in Lombardia, supera i 43 miliardi di euro il giro d’affari turistico annuale nella sola Milano sui 49 totali realizzati dalle imprese dei comuni turistici lombardi. Le imprese del settore sono oltre 26 mila, di cui quasi 12 mila attive nel commercio al dettaglio, 11 mila nella ristorazione, oltre mille nelle attività sportive, nell’intrattenimento e nella ricettività. Quasi una su quattro le donne imprenditrici, 22 in Italia (23%). Quasi un terzo, il 30%, sono giovani imprenditori, 28 in Italia. Si tratta di imprese nate nel 2017 (29%), nel 2016 (19,6%), nel 2018 (17,4%), nel 2015 (17,4%), nel 2014 (6,5%), nel 2013 (9,8%).

Puntare sulla qualità e sulla varietà

“Bisogna continuare a puntare sulla qualità e sulla varietà dell’offerta diretta a un pubblico internazionale ma anche investire maggiori risorse per richiamare i turisti in modo mirato. Occorre fare rete tra le imprese e superare i particolarismi, nel quadro di uno sviluppo dell’ecosistema digitale turistico, come previsto in questo bando, che punta a dare alle imprese strumenti tecnologici e visibilità internazionale” dice Valeria Gerli, membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Per adeguarsi alle nuove richieste del mercato e innalzare gli standard qualitativi della propria offerta, gli operatori della filiera possono beneficiare di 300 mila euro in contributi a fondo perduto, finalizzati a dotarsi di strumenti tecnologici e comunicativi necessari per rendere più appetibile sul web la propria offerta, in particolare a un pubblico internazionale.

Hackathon, ecco perché professionisti e manager dovrebbero parteciparvi 

Da evento di nicchia e vero e proprio must per le aziende: gli hackathon stanno guadagnando sempre più popolarità tra le imprese di tutti i settori e non solo in quelle It. In base a quanto dichiarato dai consulenti Hays It Services – divisione del gruppo Hays dedicata allo sviluppo dell’It contracting – “per i professionisti in ambito digital, gli studenti o coloro che sono in cerca di un impiego nel settore, partecipare a un hackathon può rivelarsi fondamentale per migliorare le proprie abilità e incrementare la propria spendibilità professionale”.

Hackathon, cosa è?

In estrema sintesi, gli hackathon sono l’incontro fra professionisti It e digital che insieme devono trovare soluzioni innovative o creare una novità per rispondere a un’esigenza. Questo si applica sia a prodotti hi-tech, come app o tecnologie robotiche, ma anche ai modelli di business più smart. E questi eventi attraggono tanti “cervelli”, dai professionisti esperti ai giovani desiderosi di costruirsi una carriera.

I benefici per le aziende

“Un tempo dominio della cosiddetta cultura startup, gli hackathon stanno ormai diventando uno strumento mainstream, utilizzato dalle aziende per trovare idee innovative, creare nuovi accattivanti prodotti e reclutare talenti in ambito It”, spiegano gli esperti di Hays It Services. “Gli hackathon apportano numerosi benefici alle aziende, grandi e piccole, in tutti i settori. La varietà di professionisti che vi partecipano porta diversità di pensiero e, di conseguenza, vengono generati prototipi e idee innovative. Senza gli hackathon il tasto ‘like’ e la chat di Facebook non esisterebbero, così come alcune note app di messaggistica istantanea”. Ancora, gli hackathon si rivelano uno strumento utili anche per i professionisti e non solo per le aziende.

Perché partecipare

Gli esperti hanno anche indicato i principali motivi per cui aziende e professionisti dovrebbero prendere parte a un hackathon, come riporta AdnKronos. Eccoli: si impara in un ambiente ‘a basso rischio’. Durante un hackathon, infatti, non si mette a rischio la propria carriera e, nella maggior parte dei casi, vi è la possibilità di vincere premi allettanti in caso di successo. Si acquisiscono nuove abilità tecniche e si migliorano le proprie soft skills grazie alla presenza di esperti e guru del settore con i quali confrontarsi. Si acquisisce esperienza trasformando i concetti in azioni. Si costruisce il proprio network perché in questi eventi si entra in contatto con molti professionisti del settore It e si viene a conoscenza delle opportunità di lavoro nelle aziende partner dell’evento. Si acquisisce esperienza in differenti settori. Si migliora la propria capacità di problem solving. Si può ottenere riconoscimento dall’esterno.

Adolescenti, rischio deficit di attenzione con troppi digital media

E’ un dato di fatto: i ragazzi passano moltissimo tempo con il loro smartphone, impegnati a chattare con gli amici o a controllare i social. E questo fin dalla più giovane età, già dalla preadolescenza. Per rendersene conto, basta davvero un’occhiata ai giovani che si incontrano sui mezzi pubblici, nei bar e, ovviamente, in casa. I familiari sanno che farli separare dal loro telefonino è un’impresa ardua.

I pericoli per i teen

Eppure questa attività che sembra così naturale per la generazione digitale potrebbe avere degli effetti davvero negativi.  Infatti gli adolescenti che usano molto smartphone e altri apparecchi multimediali hanno un rischio doppio rispetto a coetanei che adoperano poco tali mezzi di sviluppare disturbi comportamentali, in particolare il cosiddetto disturbo da iperattività e deficit di attenzione (ADHD), problema che influisce sul rendimento scolastico impedendo a chi ne soffre di portare a termine compiti assegnati, di prestare attenzione e concentrarsi. Lo scrive l’Ansa, riprendendo un’indagine pubblicata sul Journal of the American Medical Association. Lo studio si è concentrato “sull’uso di social media, chat, messaggini, video in streaming, musica online o da scaricare, piuttosto che su intrattenimenti più tradizionali quali TV e video game” afferma l’autore Adam Leventhal dell’Università della Southern California.

Eccesso di stimoli

Secondo il ricercatore, “La tecnologia mobile oggi disponibile può fornire stimoli di elevato impatto in maniera rapida e in ogni momento della giornata, con effetti probabilmente ancora più profondi dei media classici” L’analisi è stata fatta su un gruppo rappresentativo di ragazzi. Inizialmente gli scienziati hanno selezionato un campione di 4.100 giovani di scuola superiore (15-16 anni): da questo gruppo hanno poi individuato i 2.587 giovani senza ADHD. Escludendo chi già soffriva del disturbo, i ricercatori avevano l’obiettivo di osservare l’emergenza di nuove problematiche comportamentali nel corso dei due anni di studio. I 2.587 adolescenti sono stati suddivisi in tre gruppi a seconda della frequenza di uso di 14 piattaforme digitali (come ad esempio Facebook). Dopo due anni è stata valutata la comparsa di nuovi sintomi di ADHD in questi giovani inizialmente sani.

Il risultato della ricerca

“Possiamo affermare con sicurezza che i teenager esposti a elevati livelli di media digitali hanno un rischio significativamente più elevato di sviluppare sintomi di ADHD in futuro”, ha commentato Leventhal, dopo aver esaminato tutti i dati raccolti. Già, perché il test di due anni ha rilevato che la comparsa di sintomi di ADHD era di circa il doppio negli adolescenti che utilizzavano frequentemente le piattaforme digitali rispetto ai giovani che le usavano raramente.

Quanto vale il business dei matrimoni in Italia?

In Italia pronunciare il fatidico “si” vale 15 miliardi di euro. Con circa 83 mila imprese dei settori legati alla celebrazione delle nozze, di cui quasi 11 mila in Lombardia, è boom di wedding planner e organizzatori di cerimonie. Che crescono del 9,6%, e dei servizi di catering (+9,1%). Napoli, Roma, Milano, Prato, Torino sono prime per attività, con 203 mila matrimoni celebrati nel 2016, di cui 19 mila quelli misti. Dove ci si sposa di più? In Calabria, Campania e Sicilia. Meno in Lombardia.

Il settore del wedding cresce del 2% circa in un anno.

Aumentano i matrimoni in Italia (+4,6% tra 2015 e 2016), e di conseguenza crescono anche le attività e business legate alle nozze. Secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, tra organizzazione di feste e cerimonie (wedding planner), confezionamento e vendita di abiti da sposa e da cerimonia, bomboniere, fiori, riprese fotografiche, catering per gli eventi e agenzie di incontri, si contano circa 83 mila imprese attive in Italia e quasi 11 mila in Lombardia, con un giro d’affari che ammonta a circa 15 miliardi di euro a livello nazionale e 6 miliardi in regione. E il settore del wedding cresce del 2% circa in un anno.

L’indotto del matrimonio

Crescono di più l’organizzazione di feste e cerimonie, tra cui i wedding planner, (+9,6% in un anno, 1.655 imprese attive), e i catering per eventi (+9,1%, 1.255 attività). Ruotano attorno alla celebrazione della cerimonia anche più di 22 mila imprese di confezione di “altro abbigliamento esterno”, tra cui abiti da sposa e cerimonia, (+2,1%), 30.564 attività di commercio al dettaglio di confezioni per adulti (+4,3%), oltre 14 mila negozi al dettaglio di fiori e piante e 1.318 di bomboniere, 11 mila attività di riprese fotografiche e 235 agenzie matrimoniali e d’incontro.

Dove ci sposa di più?

Nel 2016 in Italia sono stati celebrati oltre 203 mila matrimoni. Prima la Calabria (4,4 il quoziente di nuzialità ogni mille residenti), seguita da Campania (4,3) e Sicilia (4,2), mentre la Lombardia è fanalino di coda (2,8). Ci si sposa di meno a Milano, Rovigo e Belluno. Crescono anche i matrimoni misti tra italiani e stranieri, +6,7% in un anno (circa 19 mila nel 2016, 1 su 10 tra tutti i matrimoni celebrati in Italia). Se per numero assoluto di matrimoni misti prime sono Roma (1.530), Torino (741) e Milano (684), le province dove i matrimoni misti pesano di più sul totale sono Terni (circa 1 matrimonio su 5), Rimini, Ravenna e Reggio Emilia.

Le criptovalute consumano lo 0,5% dell’elettricità mondiale

Anche la moneta virtuale consuma energia elettrica. Quanta? A oggi 2,55 gigawatt a livello mondiale, ma alla fine del 2018 potrebbe consumarne 7,67 gigawatt, ovvero circa lo 0,5% del consumo elettrico globale. Quasi quanto quello di uno Stato come l’Austria, e in alcune giornate di picchi produttivi, la percentuale potrebbe salire al 5%. Questo è quanto risulta da un’analisi di Alex de Vries, economista ed esperto di blockchain, il processo di creazione di criptovaluta.

La creazione di bitcoin richiede calcoli complessi, e per completarli non bastano più dispositivi casalinghi, ma vere e proprie fabbriche che aggregano capacità di elaborazione. Ma queste richiedono grandi quantità di elettricità, sia per consentire alle macchine di funzionare sia per alimentare i potenti impianti di raffreddamento necessari a tenere bassa la temperatura degli ambienti e dei dispositivi.

Estrarre bitcoin potrebbe diventare sempre meno conveniente

Il problema non è solo ambientale. La prospettiva di de Vries è soprattutto economica: se il consumo energetico si moltiplicherà in così poco tempo cresceranno con altrettanta velocità anche le spese di chi estrae bitcoin, assottigliando così i margini dell’attività. In altre parole, estrarre criptomoneta potrebbe diventare sempre meno conveniente.

L’analisi dell’economista però non è una condanna, perché la profittabilità dipenderà dal prezzo futuro di un bitcoin, Se questo aumenterà a un ritmo superiore alle spese, il mining continuerà a produrre guadagni.

In Italia produrre un bitcoin costa 10.310 dollari

Ci sono poi differenze da Stato a Stato, poiché ogni Paese ha un costo dell’energia (e quindi dei processi) differente. Diverse analisi hanno provato a capire quali siano gli Stati più convenienti. In Italia, estrarre un bitcoin costerebbe 10.310 dollari, già molto più del valore attuale della criptovaluta (8300 dollari). In Germania, il costo è ancora superiore (oltre i 14.000 dollari), in Francia è poco sotto gli 8.000 dollari, e la produzione rende di più. Ma gli affari migliori si farebbero in Cina, Serbia, Bulgaria, Bielorussia, Georgia, Trinidad e Tobago, Zambia. Anche se il Paese più conveniente risulta il Venezuela, dove il costo di produzione di un bitcoin sarebbe di appena 531 dollari.

Il rischio cryptojacking

De Vries sottolinea come nei prossimi mesi il sistema bitcoin potrebbe adottare soluzioni capaci di risparmiare energia, come Lightning Network, il protocollo che punta a semplificare le transazioni, riporta Agi. Ma se la spesa energetica dovesse superare i ricavi potrebbero moltiplicarsi i furti, ovvero gli attacchi informatici che succhiano elettricità e capacità di calcolo dai dispositivi di utenti e grandi organizzazioni per aggregarla e produrre criptomonete.

Si tratta di un’ipotesi avvalorata da una recente analisi di F-Secure. Secondo i produttori di antivirus, i cybercriminali hanno preferito virare verso il cryptojacking, software malevoli che violano pc e smartphone al fine di sfruttarli nell’attività di mining. In pratica i cybercriminali ci guadagnano, tanto non sono loro a pagare le bollette.