Prospettive economiche per il 2021 e livello di felicità

Il 2021 sarà migliore del 2020? E il livello di felicità sarà più alto o più basso dell’anno passato? A queste domande ha risposto il consueto sondaggio di fine anno condotto fin dal 1979 dagli istituti di ricerca appartenenti al network Gallup International, di cui BVA Doxa è parte ed è responsabile della raccolta dati nel nostro Paese. Realizzato in più di 40 paesi del mondo e basato su oltre 38.000 interviste, il sondaggio rivela che nonostante la popolazione mondiale condivida un generale ottimismo per l’anno appena cominciato, questo ottimismo non riguarda la situazione economica. Più della metà della popolazione mondiale però, a sorpresa, si considera felice.

Il 43% della popolazione è ottimista

Più in particolare, dalla ricerca emerge che solo il 24% della popolazione mondiale ritiene che il prossimo anno sarà peggiore di quello passato, mentre gli ottimisti, coloro che credono che il prossimo anno sarà migliore di quello passato, sono il 43% della popolazione. Per il 26% del campione invece il 2021 sarà uguale al 2020.

Il 46% si aspetta un anno economicamente difficile

Diversi sono i dati che riguardano le prospettive economiche: la dura crisi mondiale causata dal coronavirus ha fatto sì che coloro che si aspettano un anno economicamente difficile rappresentino il 46% della popolazione. Rimane comunque un quarto della popolazione (25%) che crede in una imminente prosperità economica, e un altro 24% pensa che a livello economico il 2021 sarà uguale all’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle.

Le aspettative in Europa e in Italia

Se si guarda all’Europa, i dati sono in linea con quelli condivisi a livello mondiale, e il 57% non si dice ottimista riguardo alla situazione economica futura. E l’Italia? Anche se la maggior parte degli italiani in generale (51%) non è ottimista riguardo al prossimo anno, il 28% si limita ad affermare che il 2021 sarà simile all’anno passato, e il 21% pensa lo stesso per quanto riguarda la situazione economica. Nonostante questo, il 17% della popolazione in Europa ritiene che il 2021 sarà caratterizzato da una prosperità economica.

La felicità non ne risente

Nonostante il pessimismo economico, da riferire ovviamente alla crisi globale causata nel 2020 dalla pandemia da coronavirus, un altro dato, quello sulla felicità, sembra bilanciare le opinioni. Più della metà della popolazione mondiale infatti si considera felice (54%), e solo il 14% si ritiene infelice. Anche la popolazione europea condivide la stessa posizione, con il 49% che afferma di ritenersi felice e solo il 13% infelice. In Italia, la quota degli “infelici” scende ancora di più rispetto alla popolazione mondiale ed europea, arrivando al 7%, con il 40% di coloro che si considerano felici.

Facebook lancia GetDigital. Come utilizzare gli strumenti online in modo responsabile

Conoscere e padroneggiare correttamente e in sicurezza gli strumenti digitali: è l’obiettivo di  GetDigital, il progetto lanciato da Facebook che offrirà approfondimenti, suggerimenti e risorse complete per aiutare genitori, insegnanti e giovani italiani a sviluppare le competenze necessarie per diventare cittadini digitali consapevoli. I programmi di GetDigital si articolano su cinque temi chiave, Le Basi del digitale, Il Benessere, le Interazioni, l’Emancipazione e le Opportunità del Digitale, sviluppati in modo specifico per genitori, insegnanti e giovani. Sono questi infatti gli argomenti fondamentali per aiutare a costruire competenze e abilità di cui oggi i giovani hanno bisogno per navigare nel mondo digitale in modo sicuro.

Fra i partner internazionali le Università di Harvard e Yale

Queste risorse sono state sviluppate da Facebook insieme a esperti internazionali del mondo digitale, che hanno collaborato per fornire strumenti validi, affidabili e supportati dalle più moderne ricerche applicabili a tutte le piattaforme online, non solo quindi a quelle di Facebook. Tra i partner internazionali del progetto vi sono anche colossi dell’istruzione mondiale come le Università di Harvard e Yale, e organizzazioni come l’Unesco. Per il lancio italiano, Facebook ha deciso di collaborare con la Fondazione Carolina, nata per raccogliere la sfida di Paolo Picchio, il padre di Carolina, vittima di cyberbullismo che a 14 anni si è tolta la vita.

Realizzare un futuro in cui la Rete sia un luogo sicuro

La missione della Onlus dedicata a Carolina è realizzare un futuro in cui la Rete sia un luogo sicuro per i bambini e gli adolescenti, riscoprendo il valore delle relazioni autentiche anche sui social. Attraverso attività di prevenzione, ricerca e supporto, la Fondazione aiuta i ragazzi che sempre più in tenera età si fanno del male tra loro usando internet in maniera distorta e inconsapevole. Grazie alla collaborazione con Fondazione Carolina, GetDigital offrirà anche occasioni di incontro con esperti che nel corso di un ciclo di 6 webinar gratuiti condivideranno consigli concreti e risponderanno a tutte le domande degli interessati, riporta Italpress.

Dal revenge porn alle challenge estreme

I webinar sono partiti il 12 novembre e si terranno per sei settimane ogni giovedì dalle 18 alle 19.30 in diretta sulle Pagine Facebook di Fondazione Carolina e di Binario F di Facebook. Chiunque non fosse in grado di seguirli Live potrà rivedere gli interventi registrati sulle due Pagine Facebook. Questi incontri saranno un’occasione importante per approfondire alcuni dei temi più delicati che genitori ed educatori si trovano ad affrontare quotidianamente nei riguardi dei più giovani, dal revenge porn alle challenge estreme.

La cessione del credito e il Superbonus 110%

Il Superbonus, lo strumento previsto dal Decreto Rilancio, eleva al 110% l’aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021 per interventi specifici di efficientamento energetico e sicurezza antisismica realizzati sulle abitazioni. Con l’attivazione della piattaforma online dell’Agenzia delle entrate per la cessione del credito d’imposta ora è possibile avvalersi di questa misura, optando, tra l’altro, per il trasferimento alla banca per ottenere liquidità immediata. Ma come funziona la cessione del credito? Lo spiega l’Abi, che illustra le principali novità introdotte dalla nuova agevolazione fiscale.

A chi può essere ceduto il credito d’imposta? 

Uno degli aspetti principali del Superbonus è infatti rappresentato dalla possibilità di optare per la cessione del credito di imposta o per lo sconto in fattura, anziché portare in detrazione in cinque anni le spese sostenute per gli interventi sugli immobili. Secondo quanto previsto dal Decreto Rilancio le banche possono favorire la realizzazione degli interventi agevolati dal bonus fiscale anticipandone l’importo, e finanziando i lavori, anche a chi al momento non ha la disponibilità necessaria. Ma a chi può essere ceduto il credito d’imposta? Il credito d’imposta, spettante a fronte dell’esecuzione dei lavori agevolati con il Superbonus, può essere ceduto all’impresa fornitrice degli interventi o ad altri soggetti privati, tra cui banche e intermediari finanziari.

Il beneficiario del Superbonus può optare per il trasferimento del credito d’imposta alla banca

Le banche possono favorire la realizzazione degli interventi agevolati dal bonus in tre modi: scontando il bonus fiscale del cittadino (o condominio) che ha riqualificato l’immobile, effettuando l’operazione di sconto in favore dell’impresa che ha realizzato i lavori e si è fatta cedere dal committente il bonus fiscale a fronte di una riduzione del prezzo in fattura, o concedendo, su richiesta dei clienti, finanziamenti ponte che poi possono essere estinti in tutto o in parte con la cessione del credito d’imposta alla banca. Il beneficiario del Superbonus può optare quindi per il trasferimento del credito d’imposta alla banca per ottenere liquidità immediata, senza la necessità di dover recuperare il beneficio fiscale nella dichiarazione dei redditi.

Cosa significa cedere il credito d’imposta alle banche?

Per poter cedere il credito d’imposta alle banche è necessario che siano state già pagate le fatture relative al saldo o agli stati di avanzamento dei lavori (SAL), che non possono essere più di due per ciascun intervento complessivo e ciascuno dei quali deve riferirsi ad almeno il 30% del medesimo intervento. Al termine dei lavori, la cessione del credito di imposta del 110% dei lavori effettuati consente il rimborso del prestito della banca. Il finanziamento, infatti, potrà essere estinto in tutto o in parte, attraverso la cessione del bonus fiscale una volta che questo entrerà nel cassetto fiscale del cliente alla conclusione dell’intervento di riqualificazione o degli stati di avanzamento dei lavori intermedi.

Una cucina “TOP”

La scelta del TOP per la cucina è di fondamentale importanza al momento della progettazione dell’arredamento di questo ambiente della casa, poiché circa il 70% delle azioni svolte in cucina saranno fatte sul piano da lavoro. Lasciamoci guidare da Pedrazzini Arreda, storica azienda di cucine Milano, che ci fornisce alcuni consigli per questa scelta così importante.

Il cliente che intende acquistare una nuova cucina spesso si trova confuso di fronte a nomi futuristici, spiegazioni sul procedimento di realizzazione che ci lasciano ancora più spiazzati e prezzi di ogni livello. Per questo è necessario fare un po’ di luce sui vari materiali attualmente in commercio. Ne prenderemo in considerazione tre che sono i più richiesti attualmente dal mercato e che accontentano un po’ tutti i palati e i portafogli.

  • Di grande effetto e molto gettonato ultimamente è il top in Dekton®, una miscela composta da oltre 20 minerali naturali. Nel suo processo produttivo sono inseriti vetro, materiali ceramici e quarzo di altissima qualità. Tra le sue caratteristiche principali vanta l’estrema resistenza a graffi, abrasioni, macchie e calore. Non solo, è igienico, impermeabile ai liquidi ed è immune da impronte ed aloni. Grazie all’assenza di porosità, i piani ultracompatti in Dekton® sono molto resistenti e igienici e quindi particolarmente adatti per il top cucina dove sono spesso accompagnati da alzatina e schienale nello stesso materiale per completare l’area operativa in modo funzionale e con lo stesso stile. Avendo questa qualità e robustezza risulta essere una scelta ottimale se si è disposti a scendere a patti con il prezzo che è altrettanto importante.
  • Altro materiale molto performante e versatile è il Fenix, che, come suggerisce il nome, si rigenera da eventuali micrograffi superficiali grazie alla termoriparabilità. E’ composto da cellulosa e resine di nuova generazione, sottoposte contemporaneamente a calore e pressione in fase di realizzazione. In questo modo si può creare un prodotto omogeneo e non poroso ad alta densità con caratteristiche uniche. La caratteristica singolare del piano da cucina in Fenix è che si presenta soffice al tatto. Ha una buona resistenza ai graffi, agli urti, all’abrasione, allo strofinamento e al calore secco. Un’alta attività di abbattimento della carica batterica rende la sua superficie igienica, idrorepellente, antimuffa e facile da pulire. Unica “pecca” sta nella poca versatilità in termini di colori ed effetti che si ripercuote però positivamente sul prezzo che in questo caso è più accessibile rispetto al Dekton.
  • Ed eccoci giunti al nostro ultimo candidato: il top in Stratificato HPL. Questo tipo di piano lavoro è costituito da strati di HPL – high pressure laminate – uniti tra loro grazie alla combinazione di calore e alta pressione. Lo Stratificato HPL è un materiale di eccellente qualità per le sue potenzialità funzionali ed estetiche come la resistenza all’usura, agli agenti chimici e alle alte temperature (fino a 180°C). Essendo facile da pulire, atossico ed antibatterico, risulta molto apprezzato soprattutto per la sua resistenza alle sollecitazioni. Anche questo prodotto risulta essere molto performante e permette la realizzazione del top in diversi colori ed effetti (legno, pietra, marmo, marmo e cemento). Da non sottovalutare in fase decisionale è sicuramente il prezzo che risulta più abbordabile.

Come già anticipato ci sono molti altri materiali utilizzabili per il top cucina come il Quarzo, il Corian, il laminato, il marmo e altri ancora ma in ogni caso è importante farsi consigliare da esperti di settore che sapranno sicuramente indirizzarvi verso la soluzione più adatta ai vostri gusti, alle vostre esigenze e anche alle vostre tasche, per avere il top cucina adatto alla vostra cucina TOP.

Più 24% i consumi di pasta durante il lockdown

Nel 2020, complice il lockdown i consumi sono aumentati in media del 24% a livello globale. Durante il lockdown Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno aumentato i loro consumi di pasta di oltre il 20%, e in Italia addirittura oltre il 28%.

“I Paesi che più sono stati colpiti dalla pandemia e che più hanno sofferto per il lockdown si sono riversati sugli scaffali della grande distribuzione e hanno acquistato la pasta”, commenta Riccardo Felicetti, presidente dei pastai italiani di Unione Italiana Food. In occasione della giornata mondiale della pasta del 25 ottobre Unione Italiana Food e ICE hanno commissionato a Doxa una ricerca che ha confermato le immagini dei carrelli della spesa durante i mesi più difficili della pandemia.

Gli italiani ne consumano oltre 23 chili pro capite

Italia, Germania, Francia, UK e USA rappresentano più di un terzo del consumo mondiale di pasta. La media di consumo pro capite è di 9 chili all’anno negli Usa, 8 in Francia e Germania, 3,5 nel Regno Unito. In Italia, invece, se ne consumano oltre 23 chili pro capite, e 6 persone su 10 la portano in tavola tutti i giorni. L’Italia inoltre è il primo produttore mondiale, con 3,5 milioni di tonnellate nel 2019 (+4% su 2018), e il maggiore esportatore. Il 60% della produzione nazionale finisce all’estero, il che significa tre piatti di pasta su quattro mangiati in Europa sono italiani, uno ogni quattro a livello globale.

Semplice da cucinare, si abbina a qualsiasi tipo di condimento

Ma quali sono le ragioni che durante il lockdown hanno spinto i consumi di pasta? “La prima ragione – spiega Felicetti – è che la pasta è semplice da cucinare, da stockare, si abbina a qualsiasi tipo di condimento ed è verticalmente piacevole sia al nonno che al bambino, che devono essere alimentati allo stesso modo”. Quello che consente di fare la pasta è di poter giocare con formati e abbinamenti per proporre piatti ogni volta diversi. Piatti che durante il lockdown hanno registrato un’evoluzione nelle preferenze dei consumatori. “All’inizio c’è stata un’attenzione particolare a formati facili, ma poi – continua il presidente di Unione italiana food – ci si è spostati a utilizzare anche altri formati”, anche biologici e integrali.

Nel retail punte del 28%-30% di crescita Le esportazioni quest’anno sono destinate a chiudere l’anno con un incremento del 20%, e in Italia, nonostante il crollo dei consumi fuori casa, il saldo a fine anno potrebbe essere intorno al 15%. Il consumo italiano nel retail è arrivato invece a punte del 28-30% di crescita, e per fine anno potrebbe aggirarsi intorno al 20-25%. “Tutti gli approvvigionamenti saranno rimodulati su numeri che non sono quelli delle campagne precedenti – aggiunge Felicetti – riteniamo che una parte della crescita di quest’anno rimanga strutturale per l’affetto che si è creato intorno alla pasta”.

Estate 2020, 34 milioni gli italiani in vacanza, ma -16 milioni i turisti stranieri

Il bilancio dell’estate 2020 segna un calo del 13% di turisti rispetto allo scorso anno. Sono infatti 34 milioni gli italiani che quest’anno hanno deciso di andare in vacanza, ma per effetto dell’emergenza Covid 19 sono 16 milioni i turisti stranieri che non hanno visitato il nostro Paese. L’Italia è stata la destinazione preferita dal turismo nostrano, ed è stata scelta come meta dal 93% dei viaggiatori italiani rispetto all’86%% dello scorso anno. E 1 italiano su 4 (25%) ha scelto una destinazione vicino casa, all’interno della propria regione di residenza. È quanto emerge da un’analisi Coldiretti/Ixè, che segnala anche un leggero accorciamento della durata delle vacanze, scese in media sotto i 10 giorni.

Crescono la montagna e il turismo di prossimità. Bene le case in affitto, male gli alberghi

Se la spiaggia resta la meta preferita crescono la montagna e il turismo di prossimità, con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane in alternativa alle destinazioni turistiche più battute, dal mare alle città d’arte. La stragrande maggioranza degli italiani in viaggio ha scelto poi di alloggiare in case di proprietà, di parenti e amici o in affitto, mentre gli alberghi sono stati quasi “disertati”. Segnali incoraggianti, secondo Coldiretti, si notano invece per i 24 mila agriturismi prenotati soprattutto a settembre, riporta Askanews, con la crescita del turismo ambientale e naturalistico.

Turismo straniero azzerato dai vincoli e le preoccupazioni resi necessari dall’emergenza Covid

Durante i mesi di luglio, agosto e settembre a pesare è stata soprattutto l’assenza dei 16 milioni dei cittadini stranieri in visita nel nostro Paese per motivi di vacanza, quest’anno praticamente azzerati dalle preoccupazioni e dai vincoli resi necessari per affrontate l’emergenza Covid. Una mancata presenza che, secondo l’analisi della Coldiretti, è costata 12 miliardi al sistema turistico nazionale per l’assenza di spese negli alloggi, nell’alimentazione, nei trasporti, ma anche nei divertimenti, lo shopping e i souvenir.

Spese per le vacanze, -25% rispetto al 2019

Estate 2020, 34 milioni gli italiani in vacanza, ma -16 milioni i turisti stranieriPeraltro anche gli italiani in vacanza hanno “tirato la corda”, con una spesa media destinata alle vacanze estive crollata a 588 euro per persona, un calo del 25% rispetto allo scorso anno. Questo, per effetto sia di ferie più brevi, della durata media di meno di 10 giorni, sia perché meno lontane e dedicate soprattutto al relax familiare. Per la metà dei viaggiatori, precisa la Coldiretti, la spesa per persona è stata al di sotto dei 500 euro, per il 34% dei viaggiatori tra i 500 e i 1000 euro, per il 12 % tra i 1000 e i 2000 euro, mentre percentuali assai più ridotte hanno superato questo limite.

Cibo e bugie: la propensione a mentire dipende anche da quanto si mangia?

Più si mangia più si mente? È la domanda posta da uno studio che getta le basi per comprendere l’influenza del metabolismo sulla propensione a mentire. La ricerca, a cui ha partecipato l’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc) è stata condotta dal Joint Research Center della Commissione Europea e il Gate-Lab del Cnr francese su 150 soggetti, e dimostra che la propensione a dire il falso dipende in parte dai livelli di glucosio nel sangue. E che quindi potrebbe esserci un legame tra menzogna e obesità.

I cambiamenti dello status energetico possono influenzare diversi processi cognitivi

“A oggi sappiamo che i cambiamenti dello status energetico a breve termine, come quelli indotti dal digiuno o dalla sazietà, e quelli a lungo termine, come quelli associati all’obesità, possono influenzare una vasta gamma di processi cognitivi”, tra cui l’autocontrollo, spiega Eugenia Polizzi, ricercatrice Cnr-Istc e autrice dello studio. Ed è proprio l’autocontrollo un elemento centrale per la capacità di compiere scelte etiche e morali.

Solo i soggetti con indice di massa corporea sotto ai 25 hanno dimostrato di essere più onesti

In pratica i partecipanti all’esperimento hanno ricevuto un bicchiere coperto con dentro un dado a 3 facce colorate. A seconda del colore riportato, i soggetti avrebbero ricevuto una ricompensa differente. Metà dei soggetti ha tirato il dado prima di ricevere una colazione standard in laboratorio, mentre l’altra metà subito dopo averla fatta. Il risultato del dado era visibile solamente al partecipante, che poteva quindi barare. Ma poiché ogni colore ha 1/3 di probabilità di uscire, scostamenti da questa percentuale suggeriscono disonestà a livello di gruppo.

“Se brevi cambiamenti nello status energetico incidessero sulla propensione a mentire ci aspetteremmo che i soggetti a digiuno mentano più di quelli sazi, indipendentemente dalla situazione energetica globale – prosegue la ricercatrice -. Tuttavia, i risultati forniscono solo un supporto parziale a questa previsione. Infatti, solamente i soggetti con indice di massa corporea sotto ai 25, e in particolare donne, hanno dimostrato di essere più onesti dopo aver fatto colazione”.

L’obesità deriva da un’interazione tra aspetti comportamentali, neuronali e metabolici

Al contrario, si stima che quando la bugia serviva a evitare di riportare il colore associato a zero ricompense più dell’80% dei soggetti obesi abbia mentito, riporta Askanews.

“Questo dato ci dice che la condizione di obesità potrebbe essere associata a una difficoltà a gestire potenziali perdite” sottolinea Eugenia Polizzi. Ma se risulta difficile “spiegare l’influenza del metabolismo sul rispetto delle norme morali soltanto attraverso una prospettiva energetica”, aggiunge la ricercatrice, evidenze crescenti suggeriscono come l’obesità derivi da una complessa interazione tra aspetti comportamentali, neuronali e metabolici associati.

Donne e lavoro, come attrarre i talenti femminili col pallino per la scienza

Nonostante la disuguaglianza di genere, i talenti al femminile per le materie tecnico-scientifiche sono al centro dell’interesse delle aziende. Quando i team di manager sono composti da uomini e donne le imprese hanno il 21% di possibilità in più di essere più redditizie (fonte il report McKinsey e Accenture 2019), e le company con una cultura di parità raggiungono livelli di innovazione tre volte superiori alle concorrenti gestite solo da uomini. Come attrarre quindi donne manager col pallino per la scienza? La ricetta per diventare imprese a misura di cervelli femminili (e guadagnarci) la fornisce il report di Universum Global, dedicato alle giovani laureate nelle materie tecnico scientifiche a caccia di nuovo impiego.

L’uomo guarda prima di tutto ai guadagni futuri

Lo studio, che invita le imprese in ritardo a recuperare personale al femminile per battere la concorrenza, lascia la parola ai talenti femminili, che svelano ambizioni e obiettivi di carriera, riporta Ansa. Il campione è composto da scienziate, ingegneri e matematiche neolaureate, e l’obiettivo è capire le diversità fra uomini e donne. Il sondaggio attesta che mentre gli uomini nei futuri datori di lavoro cercano prima di tutto altri guadagni futuri (49%), poi puntano all’innovazione (48%) e all’opportunità di formazione e sviluppo personale (42%), le donne la pensano diversamente.

Per “lei” l’opportunità di formazione e sviluppo professionale è al primo posto

Per le donne l’opportunità di formazione e sviluppo professionale è al primo posto (45%), i guadagni futuri sono al secondo, a pari merito col desiderio di un’occupazione fissa (43%). “Le donne ricercano un lavoro sicuro più degli uomini – spiegano gli autori del report -. L’interpretazione più semplice è che le donne vogliano ridurre al minimo le possibilità di licenziamento, ma realisticamente significa invece che riducono al minimo il rischio di lasciare l’impresa che quindi può investire di più su di loro”.

La lista dei desideri femminili prosegue, e al terzo posto compare un ambiente lavorativo amichevole (42%), mentre gli uomini preferiscono che sia creativo e dinamico (41%). Le donne poi cercano di instaurare buoni rapporti nel team, gli uomini se ne occupano meno.

I settori più attraenti per le donne con la passione per le materie scientifiche

I primi dieci settori più attraenti per le donne con la passione per le materie scientifiche sono software, informatica, sviluppo multimediale e intrattenimento digitale (22%), ingegneria industriale e manifatturiera (14%), aerospaziale e difesa (14%), edilizia e ingegneria civile (13%), industria chimica (12%), farmaceutico e biotecnologico (12%), energia (12%). Seguono, all’11%, ambiti istituzionali educativi e scientifici, tecnologia hardware, arte, intrattenimento e ricreazione.

“Il problema diventa significativo per le donne che vogliono tempo libero per la famiglia – si legge nell’indagine -. Un’azienda può offrire diverse opzioni di congedo mantenendo alto il rendimento femminile, ma anche quando le company dichiarano di sostenerle, le donne affermano che l’esperienza vissuta è purtroppo diversa”.

Second Hand Economy, in Italia un business che vale 24 miliardi di euro (grazie all’ecommerce)

L’usato si sta rivelando un’autentica miniera d’oro: questo specifico settore, la cosiddetta second hand economy, nel 2019 ha prodotto nel nostro paese un valore di ben 24 miliardi di euro. Una cifra ragguardevole – pari a circa l’1,3% del Pil nazionale – movimentata soprattutto dagli scambi online. Ma ci sono altri elementi che evidenziano quanto questa tendenza sia in ascesa: negli ultimi 5 anni è stata registrata una crescita del 33%, trainata soprattutto dall’ecommerce, che l’anno scorso ha generato valore per 10,5 miliardi (circa il 45% del totale).

Perché piace l’usato

Sono diverse le motivazioni che spingono gli italiani a fare shopping di oggetti di seconda mano, spiega una ricerca condotta da BVA Doxa per Subito.it: in particolare, piacciono velocità, accessibilità, semplicità e convenienza nella compravendita online, insieme a una più generale attenzione alla sostenibilità, al riuso e al risparmio. Se le giovani famiglie (75%) e la Gen Z (69%) si rivolgono sempre più spesso al mercato dell’economia dell’usato, i Baby Boomers non sono da meno, con oltre 6 italiani su 10 nella fascia di età 55-64 anni che comprano e vendono oggetti di seconda mano. La richiesta di oggetti di seconda mano, poi, ha avuto un ulteriore rilancio dopo il periodo di emergenza sanitaria degli ultimi mesi: molti nostri connazionali hanno deciso di optare per comportamenti virtuosi, per un’economia circolare sempre più rilevante e capace di generare valore reale in modo sostenibile.

Cosa e perché si compra di seconda mano?

Rispetto a cosa gli italiani hanno comprato di più online nel 2019, la classifica è guidata dal settore Casa&Persona (73%), seguito da Sports&Hobby (63%), Elettronica (57%) Motori (42%), Arredamento e casalinghi (36%), Libri e riviste e Informatica (pari merito al 30%) e Abbigliamento e accessori (26%). Comprare e vendere usato si conferma al quarto posto tra i comportamenti sostenibili più diffusi tra gli italiani (49%), subito dopo la raccolta differenziata (95%), l’acquisto di lampadine a LED (77%) e di prodotti a chilometro zero (56%). In linea con quanto rilevato nel 2018, continua a crescere l’importanza che viene data all’aspetto valoriale nella decisione di puntare sull’economia dell’usato, perché porta vantaggi non solo a livello personale, ma anche all’ambiente e alla società. La second hand economy è quindi sempre più una scelta sostenibile (44%), intelligente e attuale (40%), ma anche un modo per dare valore alle cose (37%). E il fatto che sempre di più gli acquisti di seconda mano siano una scelta, e non una necessità, è confermato da un dato importante: nel 2019 cala la quota di chi acquista second hand per risparmiare (59%). Ancora, oltre 7 intervistati su 10 (71%) ritengono che la second hand economy sia destinata a crescere ancora nei prossimi cinque anni, diventando sempre più una scelta consapevole e green (48%), un ottimo strumento per risparmiare (47%) e per rendere i consumi accessibili a più persone (30%).

Abitare prima e dopo il Covid-19, le soluzioni dei designer

L’emergenza Covid-19 sta cambiando le regole dell’abitare, la progettazione di quartieri, edifici, condomini e abitazioni in nome del rispetto per ambiente e salute. Di fatto, c’è un prima e un dopo Covid-19: sono bastati due mesi per condizionare ogni aspetto della nostra esistenza, a partire dalle abitazioni. Nei mesi di lockdown le nostre case si sono rivelate insufficienti a soddisfare i nuovi bisogni di famiglia, lavoro, socialità e igiene. Magari tutto sarà come prima, ma per ora la pandemia ha stimolato la riflessione di architetti, designer e progettisti, intenti a tracciare nuovi modi per abitare riconfermando il ruolo sociale dell’architettura.

Architettura ed economia circolare

Design Force, composto da studi di architettura, design italiani e internazionali, imprese e professionisti, ha tracciato il futuro dell’abitare nel progetto di DesignTech sviluppato nell’ambito di Mind (Milano Innovation District), l’hub di innovazione tecnologica dedicato al design. Secondo Design Force i nuovi edifici avranno una sorta di data di scadenza, e una volta invecchiati potranno essere smontati invece che demoliti, perché costruiti in blocchi di moduli interamente riciclabili. Gli edifici saranno progettati in modo biodinamico, con sistemi di areazione e regolazione della temperatura comandati da camini solari e torri del vento, saranno illuminati con luce naturale e dotati di soluzioni isolanti e schermatura solare, oltre che composti da materiali nobili per l’ambiente, riporta Ansa.

Gli spazi interni diventeranno ibridi

Architetti e designer stanno progettando nuovi sistemi di ventilazione naturale e ricambi d’aria automatici aperti, e non chiusi come accade per l’aria condizionata. Porte e superfici di casa verranno comandate con sensori anche indossabili o controlli vocali, e tutto sarà touchless. In casa non ci sarà più spazio per materiali sintetici, ma solo naturali e germorepellenti, come bronzo, rame e ottone. Gli interni saranno ibridi, con pareti flottanti e quinte a scomparsa. I mobili saranno su rotaie o su ruote per adattarsi gli ambienti a seconda delle necessità. E di sicuro finirà l’era dei loft minimalisti. Secondo gli esperti gli spazi diventeranno ibridi, trasformandosi da luoghi di lavoro a spazi di svago e co-living anche grazie alla domotica.

Dalla smart city alla safe city Anche gli spazi all’aperto cambieranno. In questi mesi abbiamo assistito e vissuto un nuovo uso degli spazi interstiziali alle nostre abitazioni, come pianerottoli, balconi, ballatoi, terrazzi e cortili condominiali, piani scala e parcheggi. Queste aree sono divenute estensioni del nostro vivere quotidiano, e saranno attrezzate con strutture modulari ibride montabili, smontabili e aggregabili. Gli autori sostengono che passeremo dalle smart cities digitalizzate alle safe cities, dove la tecnologia dialogherà con la sicurezza e il distanziamento. Anche con la progettazione di quartieri in cui negozi e luoghi di socialità non saranno più concentrati in pochi isolati, ma diffusi nello spazio. In modo da creare multi centri per decomprimere le aree troppo affollate