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Sicurezza informatica, crescono gli attacchi ai sistemi ICS

Nel primo semestre del 2023, in Italia è stato rilevato e bloccato software dannoso su circa il 23,7% dei computer appartenenti ai sistemi di controllo industriale (ICS). Questo dato, basato sul report ICS CERT di Kaspersky,  sottolinea la crescente minaccia alla sicurezza informatica nelle infrastrutture industriali del paese. Tra le minacce più comuni ci sono stati script dannosi e pagine di phishing (9,7%), risorse Internet non autorizzate (7,7%) e documenti malevoli (4,5%).

Anche i Paesi considerati sicuri sono sono attacco 

Un aspetto interessante è che anche paesi generalmente considerati sicuri, come Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Canada, Europa occidentale e settentrionale, hanno sperimentato un aumento degli attacchi informatici ai computer ICS nel corso del primo semestre. Sebbene questi paesi mantengano livelli di minacce relativamente bassi rispetto ad altre regioni, l’aumento delle minacce è stato principalmente attribuito al blocco di risorse Internet non autorizzate e di script dannosi, spesso veicolati attraverso Internet e e-mail. Inoltre, è stato osservato un significativo aumento del rilevamento di spyware in queste aree.A livello globale, la percentuale di minacce varia notevolmente da regione a regione. In Africa, ad esempio, si è registrata la percentuale più alta, pari al 40,3%, mentre nel Nord Europa la percentuale più bassa, al 14,7%. In particolare, l’Etiopia ha riportato la percentuale più alta di minacce per paese, con il 53,3%, mentre il Lussemburgo ha segnalato la percentuale più bassa, al 7,4%.

In Europa il settore manifatturiero è il più colpito

Nell’Europa occidentale, il settore manifatturiero sembra essere il più colpito dalle minacce informatiche, con il 17,4% di computer ICS colpiti, seguito dai settori dell’energia (16,2%) e dell’oil & gas (12,2%). Evgeny Goncharov, responsabile di Kaspersky ICS CERT, ha sottolineato l’importanza della sicurezza informatica per le organizzazioni industriali, definendola come una questione di protezione degli investimenti e di resilienza degli asset critici. Ha anche enfatizzato che la comprensione delle minacce informatiche può aiutare le aziende a prendere decisioni informate, distribuire le risorse in modo efficace e rafforzare le difese, contribuendo così a un ambiente digitale più sicuro per tutti.

Controlli e aggiornamenti per prevenire gli incidenti

Per proteggere i sistemi di controllo industriale da varie minacce, gli esperti di Kaspersky consigliano di effettuare regolari valutazioni della sicurezza, monitorare le vulnerabilità, eseguire aggiornamenti programmati, utilizzare soluzioni di rilevamento delle minacce sofisticate e migliorare la formazione del personale per la prevenzione e la risposta agli incidenti di sicurezza informatica. 

Voto in condotta: gli italiani sono favorevoli alla riforma

Al 76% degli intervistati piace l’idea di dare maggior peso al voto in condotta, ovvero, che venga considerato nei crediti necessari per sostenere l’esame di maturità e che in caso di voto pari a 6 scatti il debito scolastico in educazione civica. È quanto emerge dal sondaggio condotto da Quorum/YouTrend per Sky TG24. Insomma, gli italiani promuovono la riforma del voto in condotta annunciata dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. E se la proposta incontra il favore di tre italiani su quattro, il gradimento cambia leggermente in funzione delle fasce di età.

Chi è d’accordo ha tra 35 e 54 anni

Tra gli italiani con età compresa tra 18 e 34 anni è favorevole solo il 65% degli intervistati contro il 18% che si dichiara non a favore, mentre nella fascia anagrafica tra 35 e 54 anni la percentuale di è d’accordo sale all’82% (i contrari sono il 12%), e nella fascia da 55 anni in su il 77% dice sì contro il 13% che dice no. Ma a incontrare il favore di due su tre italiani è anche la figura del ‘docente tutor’, introdotta da quest’anno e che ha il compito di aiutare gli studenti nel processo di orientamento.Il 66% degli intervistati si dice infatti favorevole, mentre i contrari sono il 21%.  Anche in questo caso, le percentuali cambiano leggermente in base alle fasce d’età. Tra chi ha tra 18 e 34 anni l’idea piace al 63% (contrari il 24%), tra i 35-54 anni il 67% è favorevole ed è contrario il 21%, e tra chi ha oltre 55 anni l’idea piace al 66% mentre il 20% è contrario.

Una novità apprezzata in maniera traversale dall’elettorato di maggioranza e opposizione

In ogni caso, la novità sulla scuola sembra convincere in maniera traversale l’elettorato di entrambi gli schieramenti. La proposta del voto in condotta piace infatti all’84% dell’elettorato di FdI e all’87% dell’elettorato di altri partiti di centrodestra, oltre, rispettivamente, al 75% e 72% dei votanti del M5s e del Pd.
L’idea del docente tutor è invece apprezzata dal 67% degli elettori di FdI, dall’80% dei votanti di altri partiti di centrodestra, e rispettivamente dal 77% e dal 68% dell’elettorato del M5s e del Pd, riporta Italpress.

Una riforma pensata come un elemento della stretta contro il bullismo

La riforma del voto in condotta, pensata come un elemento della stretta contro il bullismo, prevede che la valutazione sul comportamento sia espressa in decimi e che il 5, contemplato per comportamenti gravi come commettere reati, violenze e ripetute violazioni del regolamento, contempli la bocciatura automatica. Inoltre, il voto in condotta torna anche alle medie, ma è soprattutto alle superiori che ha carattere più stringente.

Mega, grandi, medie… quali sono le migliori università italiane?

Il Censis ha pubblicato la nuova classifica annuale delle università italiane, suddivise in atenei statali e non statali, basata su strutture disponibili, servizi erogati, borse di studio, livello di internazionalizzazione, comunicazione e occupabilità. Sono disponibili anche le classifiche specifiche per lauree triennali, corsi a ciclo unico e lauree magistrali, in base alla progressione di carriera degli studenti e ai rapporti internazionali. Complessivamente, sono state valutate 70 graduatorie, considerando 948 variabili.

Più studenti, ma anche più abbandoni 

Il primo dato che salta all’occhio è l’aumento delle immatricolazioni, con un incremento del 2,2%. Dopo la diminuzione registrata l’anno scorso (-1,4%), che ha interrotto un trend positivo di sette anni, i dati provvisori per l’anno accademico 2022-2023 mostrano un aumento delle immatricolazioni di 7.152 nuovi iscritti. Tuttavia, non tutti gli atenei hanno beneficiato in egual misura di questo aumento. Gli atenei del Centro Italia registrano un aumento del 9,3%, seguiti dalle regioni del Nord-Ovest (+1,6%). Il Nord-Est ha un segno negativo (-2,0%), mentre il Sud è stabile (-0,2%). Ad eccezione dei corsi nell’area artistica, letteraria ed educativa, che hanno visto un leggero calo del 0,1%, tutte le altre aree hanno registrato un aumento delle immatricolazioni: +4,5% nell’area economica, giuridica e sociale, +2,2% nell’area sanitaria e agro-veterinaria, +1,1% nelle discipline STEM. Tuttavia, sono anche aumentati gli abbandoni dello studio. Nel 2021-2022, il 7,3% degli immatricolati ha abbandonato gli studi entro il primo anno, rispetto al 7,1% dell’anno precedente e al 6,1% dell’anno accademico 2019-2020. Questa decisione ha coinvolto sia maschi (7,4%) che femmine (7,2%) in modo pressoché equivalente.

Bologna al top fra i mega atenei, Pavia fra i grandi

Nei mega atenei statali (con oltre 40.000 iscritti), le prime tre posizioni sono occupate rispettivamente dall’Università di Bologna (89,7 punti), dall’Università di Padova (87,5) e dalla Sapienza di Roma (85,7). Seguono l’Università di Pisa (84,0) e l’Università Statale di Milano (83,7). Nei grandi atenei statali (da 20.000 a 40.000 iscritti), l’Università di Pavia si posiziona al primo posto (91,2 punti), seguita dall’Università di Perugia (90,5). La terza e la quarta posizione sono occupate rispettivamente dall’Università della Calabria (90,2) e dall’Università di Venezia Ca’ Foscari (89,0). L’Università di Parma guadagna due posizioni e si colloca al quinto posto (87,2), seguita dall’Università di Salerno (87,0) che recupera cinque posizioni. 

Tra i medi “brilla” Trento e tra i piccoli Camerino

Nei medi atenei statali (da 10.000 a 20.000 iscritti), l’Università di Trento si posiziona al primo posto (96,2 punti), seguita dall’Università di Udine (93,7) e dall’Università di Sassari (92,3). L’Università Politecnica delle Marche (91,8) sale di una posizione, mentre l’Università di Trieste (91,3) scende di due posizioni. Nei piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti), l’Università di Camerino (101,7 punti) si posiziona al primo posto, seguita dall’Università della Tuscia (86,0) e dall’Università di Macerata (85,7). La classifica prosegue con l’Università di Cassino (84,3) al quarto posto e l’Università del Sannio (84,0) al quinto posto, che guadagna tre posizioni. 

Milano prima con il Politecnico e con la Bocconi 

Nei politecnici, il Politecnico di Milano si posiziona al primo posto (96,2 punti), seguito dal Politecnico di Torino (91,5). Il Politecnico di Bari e lo Iuav di Venezia si collocano a pari merito al terzo posto (86,5). Tra gli atenei non statali, l’Università Bocconi si posiziona al primo posto tra i grandi atenei (oltre 10.000 iscritti) con un punteggio di 90,4. Segue l’Università Cattolica di Milano (76,6). Nella categoria dei medi atenei non statali (da 5.000 a 10.000 iscritti), la Luiss si colloca al primo posto (91,4), seguita dallo Iulm (81,2) sempre di Milano.

Sistema Sanitario Nazionale, come sta l’Italia?

Negli ultimi 15 anni, il Fondo Sanitario Nazionale ha subito continui tagli finanziari nell’ambito delle revisioni della spesa pubblica, come sottolineato dalla ricerca “Il Termometro della Salute” promossa dall’Osservatorio Salute, Legalità e Previdenza Eurispes-Enpam. Questa situazione ha portato a una progressiva riduzione delle capacità del sistema sanitario e ha posizionato l’Italia in una posizione inferiore rispetto ad altri Paesi nel rapporto tra investimenti nella sanità pubblica e PIL. Nel 2019, prima dell’arrivo della pandemia, la percentuale del PIL destinata alla sanità era scesa al 6,2%, a cui i cittadini aggiungevano una spesa diretta del 2,2%. La media dell’Unione Europea a 27 era rispettivamente del 6,4% e 2,2%, mentre in Paesi come Germania (9,9% e 1,7%), Francia (9,4% e 1,8%) e Svezia (9,3% e 1,6%) gli investimenti pubblici in sanità superavano di oltre un terzo quelli italiani. Con l’ultima Legge di stabilità, dopo il triennio “straordinario” in cui sono state destinate risorse per affrontare la pandemia e la campagna di vaccinazione (anche se solo in parte erogate fino ad oggi), la percentuale del PIL destinata al SSN è tornata a diminuire, avvicinandosi al minimo storico intorno al 6%.

Sottratti 37 miliardi di euro in 10 anni

Nel corso di un decennio, sono stati sottratti oltre 37 miliardi di euro alla sanità pubblica italiana, di cui circa 25 miliardi nel periodo 2010-2015 a causa di tagli previsti da diverse manovre finanziarie, e oltre 12 miliardi nel periodo 2015-2019 a causa del “definanziamento” che ha ridotto le risorse del SSN rispetto ai livelli programmati (dati Fondazione Gimbe).

Il problema del mancato turnover di medici e infermieri

Il mancato turnover e il blocco delle assunzioni hanno generato problemi di precariato per medici, infermieri e altre figure professionali di supporto al SSN, che sono diventati inconciliabili con la continuità dell’assistenza. Inoltre, ciò ha portato a un invecchiamento significativo del personale sanitario, con un alto numero di pensionamenti. Questo fenomeno, che ha già ridotto il numero di professionisti. Tra l’altro si prevede che il fenomeno esploderà nei prossimi anni e coinvolgerà anche il settore sanitario privato. Nel 2019, in Italia c’erano 4,05 medici ogni 1.000 abitanti, un dato leggermente inferiore a Spagna (4,4) e Germania (4,39), ma superiore alla Francia (3,17). La percentuale di infermieri (circa 6,16 ogni 1.000 abitanti, con 1,4 infermieri per ogni medico) colloca l’Italia agli ultimi posti nella classifica dei paesi OCSE. 

Medici anziani e pochi dottori giovani

L’anagrafe della classe medica evidenzia la presenza di molti professionisti anziani e pochi giovani. Più della metà della classe medica italiana (56%) è composta principalmente da medici tra i 55 anni e oltre i 75 anni, che entro cinque anni non saranno più in servizio. I medici giovani, ovvero quelli sotto i 35 anni, rappresentano solo l’8,8% in Italia, mentre in Paesi come Gran Bretagna, Olanda e Irlanda superano il 30%, e in Germania, Spagna e Ungheria superano il 20%. La Francia, pur avendo una percentuale inferiore rispetto all’Italia per quanto riguarda i medici sotto i 35 anni, ha comunque un 15,7% di giovani medici, quasi il doppio rispetto all’Italia.

Immobiliare di lusso: Parigi è in testa, Milano chiude la Top 10

Parigi, che si sta preparando per le Olimpiadi del 2024, sembra trovare unanimità tra gli investitori internazionali, attratti dal suo patrimonio, la sua cultura e la sua forza economica. La capitale francese è infatti al 1° posto tra le 50 città più attraenti per l’immobiliare di lusso. Ma tra le prime dieci ci sono anche altre quattro europee, Londra (7°), Ginevra (8°), Madrid (9°) e Milano (10°), segnale di un ritorno in grazia delle città storiche agli occhi di clienti facoltosi. Il primato emerge dal Barnes Index City 2023 più ricercate dagli UHNWI (Ultra High-Net-Worth Individuals), che dopo Parigi eleggono sul podio due mete americane, Miami (2°) e New York (3°).

Il balzo in avanti di Roma 

Il 2022 è stato in generale un anno incredibile per le compravendite residenziali in Italia, con circa 787.000 compravendite (+4.8%) sul territorio nazionale. E i primi mesi del 2023 hanno espresso un’effervescenza in Italia anche del mercato immobiliare di lusso, riscontrando un aumento della domanda soprattutto da parte di clienti stranieri. Nel Barnes Index City 2023 appaiono infatti anche due italiane, Milano (10°), e Roma, che dal 22° posto dell’anno precedente passa all’11°. Roma fa quindi un balzo in avanti nella classifica delle città più desiderate dagli ultra-ricchi del mondo, confermando il trend di crescita della domanda di immobili degli ultimi anni.

Nella Top 5 quattro americane e un’araba

Il livello più alto è composto da cinque città, riuscite più di altre a rassicurare gli investitori in questo periodo di incertezza. Oltre a Parigi, in cima alla lista, grazie alla loro vitalità economica hanno conquistato il 2°, 3° e 4° posto tre grandi città degli Stati Uniti, Miami, New York e Austin (Texas).
In quinta posizione Dubai, che entra a far parte dell’esclusivo club degli investimenti ‘safe global’ per il suo appeal esercitato su imprenditori ed expat family. È infatti una sorta di El Dorado per gli investitori nei settori del lusso, tech e salute, e in due decenni è passata da destinazione in cui investire a destinazione in cui vivere.

Scommesse sicure per gli investitori

Tra le tradizionali ‘scommesse sicure’, Londra, Ginevra, Madrid, Milano e Roma, a conferma di un polarismo all’interno dell’indice tra Nord America e Europa, interrotto da Tokyo, che appare come unica città asiatica al 6° posto della Top 10. Ma alle soglie della Top 10 c’è una nuova arrivata, Istanbul, che ogni anno attira sempre più investitori grazie alla sua posizione strategica nel punto di incontro tra Europa e Asia. Quanto alle ‘escluse’, la chiusura della Cina agli stranieri ha fatto sì che diverse città cinesi scendano o siano fuori dall’Index. Allo stesso modo, riporta Ansa, la guerra in Ucraina ha alienato Mosca e San Pietroburgo dalle simpatie degli investitori per un periodo di tempo imprecisato.

Cos’è Qbot, il malware che prende di mira le e-mail aziendali?

Qbot è un trojan bancario che funziona come parte di una rete botnet. È in grado di rubare dati come password e corrispondenza di lavoro, e consente agli attori delle minacce di installare ransomware o altri trojan su vari dispositivi in rete. All’inizio di aprile Kaspersky ha scoperto un aumento di attacchi del malware Qbot indirizzato a utenti aziendali e diffuso attraverso una campagna di e-mail dannose. Gli attaccanti utilizzano tecniche avanzate di social engineering: intercettano la corrispondenza di lavoro e inoltrano allegati PDF dannosi agli stessi thread di posta elettronica, metodo insolito per questo malware. Dal 4 aprile, più di 5.000 e-mail contenenti allegati PDF sono state ricevute in vari Paesi e la campagna non sembra arrestarsi.

Un file PDF diffonde il malware in inglese, tedesco, italiano e francese

L’ondata è iniziata la sera del 4 aprile e da allora gli esperti di Kaspersky hanno scoperto oltre 5.000 e-mail di spam con file PDF che diffondono il malware Qbot in inglese, tedesco, italiano e francese. Il banker viene distribuito attraverso la corrispondenza di lavoro di una potenziale vittima, rubata dai criminali informatici che inoltrano un’e-mail a tutti i destinatari del thread esistente e chiedono di aprire l’allegato PDF dannoso in circostanze plausibili. Ad esempio, gli attaccanti potrebbero chiedere di condividere tutta la corrispondenza relativa all’allegato, o di calcolare l’importo del contratto in base ai costi stimati nell’allegato.

Un’immagine che simula una notifica di Microsoft Office 365 o Microsoft Azure

Più in particolare, il contenuto del file PDF è un’immagine che simula una notifica di Microsoft Office 365 o Microsoft Azure. Se l’utente fa clic su ‘Open’, l’archivio dannoso viene scaricato sul suo computer da un server remoto (sito Web compromesso). Gli esperti di Kaspersky hanno condotto un’analisi tecnica dettagliata di questo schema, disponibile su Securelist.

I cybercriminali aggiungono nuovi elementi convincenti di ingegneria sociale

“Raccomandiamo alle aziende di prestare sempre attenzione perché il malware Qbot è molto dannoso, anche se la sua funzionalità di base non è cambiata negli ultimi due anni – ha dichiarato Darya Ivanova, Malware Analyst di Kaspersky -. Gli autori migliorano costantemente le loro tecniche, aggiungendo nuovi elementi convincenti di ingegneria sociale. Questo aumenta la probabilità che un dipendente sia vittima dello stratagemma. Per essere sempre al sicuro, è importante controllare attentamente i vari segnali di allarme, come l’ortografia dell’indirizzo e-mail del mittente, allegati strani, errori grammaticali e altro ancora. Inoltre, le soluzioni di cybersecurity specializzate possono aiutare a garantire la sicurezza delle e-mail aziendali”.

Quando le cryptoscam sfruttano i servizi di Google: cosa succede?

Kaspersky, nota azienda di sicurezza informatica, ha recentemente evidenziato un preoccupante aumento degli attacchi di phishing che sfruttano i servizi di Google. In particolare, gli esperti di Kaspersky hanno registrato a gennaio 2023 un aumento del 189% dei tentativi di accesso a siti di phishing che imitano i servizi di Google, rispetto al mese precedente. Questi siti di phishing sono stati progettati per attirare gli utenti che non si aspettano di essere contattati e costringerli a fornire le proprie credenziali di accesso, permettendo agli attaccanti di accedere a più utenti e account all’interno dell’ecosistema di un’azienda.

YouTube di Google può essere un obiettivo per i truffatori

In particolare, la piattaforma di hosting video YouTube di Google risulta essere un obiettivo importante per i truffatori, che possono utilizzarla per raggiungere rapidamente i loro obiettivi. Kaspersky ha infatti osservato uno schema fraudolento in cui gli attaccanti ottengono l’accesso all’account di un celebre vlogger, cambiano lo sfondo e l’avatar del profilo, quindi iniziano a trasmettere i propri video. In uno di questi video, dedicato alle criptovalute e che sfrutta un canale già esistente con Elon Musk, gli utenti sono stati convinti a selezionare un codice QR mostrato sullo schermo. Tuttavia, uno dei link portava a una pagina fraudolenta che avrebbe ospitato una lotteria di criptovalute, mettendo a rischio il denaro e i dati personali degli utenti.

Attacchi sempre più evoluti

Secondo Roman Dedenok, Security Expert di Kaspersky, gli attacchi di phishing continuano a evolversi e a diventare sempre più sofisticati. I criminali informatici sfruttano servizi online popolari come Google per ingannare gli utenti e indurli a fornire le loro informazioni personali. L’aumento dello sfruttamento malevolo dei contenuti video, come si è visto in questa recente cryptoscam su YouTube, aggiunge un ulteriore livello alle truffe, rendendo ancora più difficile per gli utenti distinguere tra la realtà e l’illegalità.

Le mosse per proteggersi

Per proteggersi da questo tipo di minacce, gli esperti di Kaspersky consigliano di utilizzare password sicure e uniche per ogni account, evitando di usare la stessa password per più account. È importante utilizzare una combinazione di lettere maiuscole e minuscole, numeri e simboli per creare una password difficile da individuare. Inoltre, è consigliabile impostare l’autenticazione a due fattori per aggiungere un ulteriore livello di sicurezza ai propri account, richiedendo una seconda forma di identificazione, come un codice inviato al proprio telefono o un’applicazione di autenticazione, oltre alla password.
È inoltre importante fare attenzione alle e-mail e ai messaggi sospetti, evitando di cliccare su link o di scaricare allegati da mittenti sconosciuti e diffidando dai messaggi che chiedono le credenziali di accesso o informazioni personali. Infine, gli utenti dovrebbero installare una soluzione software di sicurezza.

Prestiti personali, con gli aumenti dei tassi meglio verificare le opportunità online

In un anno i tassi di interesse sono saliti e questa crescita ha avuto un deciso impatto anche sui prestiti personali. Con l’aumento del costo del denaro, infatti,  il Taeg medio disponibile online è aumentato del 25% in un anno, passando dal 7,50% di gennaio 2022 al 9,40% di gennaio 2023. Lo evidenzia una recente analisi di Facile.it, condotta sui dati di gennaio 2023. In linea generale, in Italia la prima ragione per cui si chiede un prestito personale è l’ottenimento di liquidità, richiesta spesso legata alla necessità di fare fronte ad imprevisti o a spese ingenti e che a gennaio 2023 ha rappresentato quasi un terzo della domanda totale (31,1%). 

Quando si spende per poter spendere?

I numeri sono eloquenti. Chi a gennaio 2023 ha ottenuto un prestito personale per liquidità da 10.000 euro della durata di 5 anni, al termine del piano di ammortamento, tra interessi ed altri costi accessori avrà speso in media 2.300 euro. Una cifra molto maggiore rispetto a chi ha chiesto lo stesso tipo di prestito a gennaio 2022, quando queste voci ammontavano a circa 1.760 euro.
Per far fronte ai costi più elevati, le famiglie scelgono di orientarsi su importi più contenuti; ad esempio, guardando alle richieste di prestiti personali per liquidità raccolte online a gennaio 2023, emerge che chi ha presentato domanda ha puntato ad ottenere, in media, 9.207 euro, valore in calo del 5% rispetto allo scorso anno. La riduzione si è tradotta anche in un accorciamento della durata dei piani di ammortamento, passati da 60 a 55 mesi. Stabile, invece, l’età media di chi ha presentato domanda, ferma a 42 anni.

Verificare anche le proposte on line

“In un periodo caratterizzato da un aumento generalizzato dei tassi di interesse, risulta quantomai importante confrontare le proposte di diverse società di credito”, spiega Aligi Scotti, BU Director prestiti di Facile.it. “Solo così è possibile identificare l’offerta più adatta alle proprie esigenze e risparmiare, tenendo conto che la differenza tra una finanziaria e l’altra può essere davvero notevole. L’intervento di un consulente esperto può essere fondamentale anche per individuare la società di credito adeguata al profilo di rischio del richiedente, aumentando la probabilità di approvazione del prestito”.
Una risposta può arrivare dal canale on line, ad esempio. Secondo l’ultima rilevazione della Banca d’Italia il tasso medio del totale prestiti personali (TEGM) è pari a 11,61%, ma l’online può offrire diverse opportunità di risparmio, visto che gli indici medi oggi viaggiano intorno al 9,40% (Taeg).

L’inflazione spinge le aste online 

Le aste online sono un’ancora di salvezza economica in tempi di inflazione? Sembra di sì. L’inflazione ha portato a un aumento di chi è alla ricerca di nuove fonti di guadagno e oggetti in grado di mantenere valore nel tempo, e di conseguenza, sta spingendo il mercato delle aste online. Sono infatti oltre 3,7 milioni gli oggetti messi all’asta nel 2022 su catawiki. Secondo l’analisi di catawiki, il marketplace online di oggetti speciali, nel 2022 ha registrato una crescita di nuovi utenti: il 45% degli offerenti e il 60% dei venditori hanno utilizzato la piattaforma per la prima volta. E a novembre sono state oltre 100.000 le proposte da parte di venditori italiani, il numero più alto di sempre.

Italia al top per oggetti acquistati e venduti sul web

L’Italia si conferma il primo mercato di catawiki, con una crescita della spesa del 10% rispetto al 2021. Sono stati oltre 550.000 gli oggetti acquistati dagli italiani, per una spesa media annuale di 1.100 euro, e circa 230.000 gli utenti che hanno fatto almeno un’offerta. Cresce anche il numero dei venditori (quasi 55.000) che hanno messo all’asta oltre 750.000 oggetti, di cui circa un terzo acquistati da italiani, il 13% da francesi e l’11% da olandesi.  Nel 2022 sono apparsi sulla piattaforma alcuni degli oggetti più costosi, come un diamante da 6,07 carati del valore di quasi 200.000 euro, una rara opera d’arte di Kippenberger venduta per oltre 120.000 euro, e un fossile di pterosauro, un rettile volante dell’era mesozoica, aggiudicato per 30.000 euro. A dicembre, inoltre, catawiki ha venduto anche il suo 15 milionesimo oggetto, una collezione di francobolli olandesi.

Il lusso traina le vendite

Se i beni di fascia alta rappresentano circa la metà delle vendite, con la moda in testa, registrano un incremento a due cifre anche altri oggetti di lusso da collezione, come orologi, whisky e liquori pregiati. La parola ‘Rolex’ è la ricerca più impostata dagli utenti a livello globale, mentre ‘Swatch’ è stato il marchio che ha registrato la crescita più rapida. Ma gli italiani rimangono veri amanti delle auto. Alcuni dei lotti più apprezzati e comprati dagli utenti italiani sono state automobili: una Mercedes-benz 190 sl del 1957, una Maserati Bora 4.9 v8 del 1973 e una Merak 3.0 del 1975, una Renault Alpine a110 1300 del 1970 e una Volkswagen t1 Deluxe 9 posti del 1974.

Boom della cultura pop

Sport, musica, film e animazione, oltre a pokémon e Lego, si sono classificati tra i temi in più rapida crescita per gli acquirenti nel 2022, con un incremento di oltre tre cifre anno su anno. I fan della musica sono impazziti per i cimeli firmati e il merchandising ufficiale, con una crescita del 180% rispetto al 2021. Anche le carte sportive sono cresciute di oltre il 70%, e i cimeli sportivi, come maglie autografate e foto, sono aumentati di un quarto. Il merchandising cinematografico e televisivo, come poster autografati, personaggi e oggetti di scena, ha invece registrato un aumento della domanda del 30%.

Come sfruttare la detrazione fiscale per grate e inferriate

Sapevi che puoi risparmiare sfruttando la detrazione fiscale a seguito dell’installazione delle inferriate?

Inferriate e grate di sicurezza sono soluzioni valide utilizzate per aumentare il livello di sicurezza in un appartamento, ufficio o negozio.

Questi elementi, installati alle finestre o alle porte, impediscono fisicamente l’accesso non autorizzato all’interno dei locali e proteggono da furti e spaventi il proprietario e/o il nucleo familiare, nonché la merce ed eventuale attrezzatura presente in negozio o ufficio.

Un altro aspetto non meno importante che caratterizza grate di sicurezza e inferriate è quello che riguarda il loro impatto estetico: alcune persone infatti temono che questi elementi possano influire negativamente sull’estetica dell’edificio in cui vengono installate.

Tuttavia, le soluzioni oggi presenti sul mercato sono state progettate per avere un impatto minimo sul design di ogni edificio, garantendo una protezione efficace senza compromettere l’aspetto estetico.

Inoltre, è possibile accedere a interessanti detrazioni fiscali che possono aiutare a ripagare l’investimento, rendendo l’installazione di inferriate e grate di sicurezza una soluzione conveniente sia dal punto di vista della sicurezza che dal punto di vista finanziario, come segue.

La detrazione fiscale per le inferriate

Come probabilmente sai già, la detrazione fiscale è un incentivo che consente di recuperare nel tempo un investimento tramite una riduzione dell’imposta dovuta.

In questo caso specifico, la detrazione fiscale per grate ed inferriate ti permette di ottenere una riduzione dell’imposta dovuta sul loro acquisto ed installazione relativamente alla tua abitazione, negozio o ufficio.

Come funziona la detrazione fiscale per grate e inferriate

La detrazione fiscale per grate ed inferriate funziona attraverso un meccanismo di detrazione in cinque rate annuali.

Ciò significa che potrai detrarre dalle tue tasse una quota pari al 50% del costo sostenuto per l’acquisto e l’installazione delle inferriate, ma dovrai farlo in cinque rate annuali di pari importo.

Quali sono i requisiti per la detrazione fiscale?

Per poter beneficiare della detrazione fiscale per grate di sicurezza e inferriate, ci sono alcuni requisiti che devi soddisfare.

In primo luogo, devi essere in possesso di un immobile che utilizzi come abitazione principale. In secondo luogo, le inferriate devono essere state installate su finestre o portefinestre che danno su strade pubbliche o su spazi comuni condominiali.

In terzo luogo, devi essere in possesso di una fattura che attesti l’acquisto e l’installazione delle inferriate.

Come ottenere la detrazione fiscale relativa alle inferriate

Per richiedere la detrazione fiscale per le inferriate, devi compilare il modello 730 o il modello Unico.

In entrambi i casi, dovrai inserire la spesa sostenuta per l’acquisto e l’installazione delle inferriate nella sezione relativa alle detrazioni fiscali per interventi di ristrutturazione edilizia.

Inoltre, dovrai allegare alla dichiarazione la fattura che attesta l’acquisto e l’installazione delle inferriate.

Altre soluzioni per la sicurezza di casa

Oltre alle inferriate, esistono diverse soluzioni per garantire la sicurezza di casa. Ad esempio, puoi installare porte blindate, sistemi di allarme o videosorveglianza.

Come probabilmente sai già, anche per queste soluzioni esistono incentivi fiscali che possono aiutarti a risparmiare e recuperare sulle tue tasse.

Tuttavia, è importante verificare i requisiti e le modalità per accedere a tali incentivi, poiché possono variare a seconda del tipo di intervento che andrai ad effettuare.

Per quel che riguarda l’estetica, le grate di sicurezza e le inferriate consentono una ampia scelta e diversi modelli differenti, che possono adattarsi perfettamente a qualsiasi tipo di contesto estetico.

Ci sono soluzioni che si integrano perfettamente con il design esistente, al punto tale da riuscire addirittura a “nascondersi”, o quelle che possono essere personalizzate per abbinarsi al colore o allo stile che si preferisce.

Inoltre, esistono anche opzioni “a scomparsa” che possono essere ritratte e nascoste quando non in uso, mantenendo l’estetica dell’edificio intatta.